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Bagno di Venere

Scarsella Ippolito detto Scarsellino

(Ferrara 1550 ca. - 1620)

La tela, citata nell’inventario di Scipione Borghese databile al 1620-1630, è ritenuta pendant di Salmaci ed Ermafrodito (inv. 214), anche se realizzato su un diverso supporto. Lo stile è infatti perfettamente coerente con l'intonazione felicemente narrativa espressa dallo Scarsellino nelle sue favole mitologiche. Nella scena, dal cielo percorso da striature, Venere sta per uscire dall’acqua assistita da putti che le porgono panni asciugati al calore del fuoco.


Scheda tecnica

Inventario
219
Posizione
Datazione
1610-1615 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 45 x 57
Provenienza

Collezione di Scipione Borghese, Inv. 1620-1630, n. 62; Manilli 1650, st. II, p. 112; Inv. 1693, st. IV, n. 311 ; Inv. fidecommissario Borghese 1833, p. 25. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2008, Milano, Palazzo Reale
  • 2021, Mantova, Palazzo Te
Conservazione e Diagnostica
  • 1947, Carlo Matteucci
  • 1958, Alvaro Esposti
  • 2020, Measure 3D di Danilo Salzano (laser scanner 3D)
  • 2020, Erredicci (indagini diagnostiche)
  • 2021, IFAC-CNR (indagini diagnostiche)
  • 2021, Ars Mensurae di Stefano Ridolfi (indagini diagnostiche)

Scheda

La prima citazione inventariale dell’opera risale al documento pubblicato da Sandro Corradini dove si trova scritto «Un quadro in tela Venere nel bagno con molti Amori che la servono cornice dorata con draghi e aquile intorno alto 1, largo 1, Scarsellino». L’opera, probabilmente ampliata visto il formato quadrato citato dall’inventario, potrebbe essere un dono diplomatico giunto al cardinale Scipione attraverso una sua conoscenza ferrarese oppure, molto più probabilmente, che abbia commissionato direttamente il dipinto all’artista entro il primo decennio del Seicento (Herrmann Fiore 2002).

Ippolito decide di raffigurare Venere seduta sul bordo di uno specchio d’acqua in prossimità di un fiume. Gli elementi naturalistici descritti sono esigui: i pochi alberi si stagliano su di un cielo con i colori dell’alba e la scena è incorniciata a destra da un piccolo edificio fatiscente, dal tetto rotto e poggiante su due colonne, e a sinistra da una fontana coronata da un delfino e un puer mingens, ovvero un bambino in atto di urinare. Quest’ultimo elemento rimanda al tema della fertilità e della fecondità ed è molto presente nelle sculture decorative acquatiche a partire dalla pubblicazione dell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (1433-1527), stampata per i tipi di Aldo Manuzio nel 1499 (Miarelli Mariani 1996). Intorno alla dea si trovano tutta una serie di cupidi alati che la aiutano ad uscire dal bagno: alcuni, nel piccolo atrio antistante la capanna, tengono dei panni a scaldare davanti al fuoco, altri glieli stanno porgendo per asciugarsi mentre uno di loro la sta aiutando a portare i piedi fuori dall’acqua; nell’angolo a destra, in disparte, altri due si stanno riposando con frecce e faretra depositate ai bordi della piscina naturale.

Pendant della tavola raffigurante Salmaci ed Ermafrodito (inv. 214), ha anch’essa, come le altre opere del pittore ferrarese, una datazione molto controversa. Maria Angela Novelli (1955; 1964; 2008) ha proposto una datazione anteriore al 1592-1593, momento in cui Scarsellino viene a contatto con i Carracci nel cantiere pittorico di Palazzo dei Diamanti e aderisce fortemente al linguaggio formale della pittura veneziana. In accordo con questa tesi sono Coliva (1994), che propende per una datazione al 1585, e Stefani (2000). La forte tendenza all’ideale classico della pittura carraccesca, corroborata dall’essenzialità del paesaggio armonizzato con le figure, ha indotto invece Morandotti (1997) e Herrmann Fiore (2002) a datare l’opera in una fase matura della produzione dell’artista.

Lara Scanu




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 112
  • X. Barbier De Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Roma 1870, p. 351, n. 25
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 129
  • G. Gruyer, L’art Ferrarais a l’époque des Princes d’Este, Parigi 1897, p. 413
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi storico critici. La Galleria Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 119
  • G. Lafenestre, E. Richtenberger, Rome, les musées, les collections particulières, les palais, Parigi 1905, p. 52
  • E. G. Gardner, De painters of the School of Ferrara, London 1911, p. 252
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 197
  • B. Berenson, The Italian painters of the Renaissance, Londra 1932, p. 518
  • R. Longhi, Officina ferrarese, Roma 1934, p. 153
  • A. Venturi, Storia dell’arte italiana, IX, 7, Milano 1934, pp. 804, 812
  • R. Buscaroli, La pittura di paesaggio in Italia, Bologna 1935, p. 220
  • B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 445
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 44
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 67, n. 118
  • M.A. Novelli, Lo Scarsellino, Bologna 1955, pp. 16, 67, fig. 7
  • F. Arcangeli in Maestri della pittura del Seicento emiliano: catalogo critico, catalogo della mostra (Bologna, Palazzo dell’Archiginnasio, 26 aprile – 5 luglio 1959) a cura di F. Arcangeli e M. Calvesi, Bologna 1959, p. 243, n. 125
  • G. Mariacher, in La pittura del ‘600 a Venezia, catalogo della mostra (Venezia, Museo d’Arte Moderna Ca’ Pesaro, 27 giugno – 25 ottobre 1959), Venezia 1959, pp. 6-7, n. 4
  • M.A. Novelli, Lo Scarsellino, Ferrara 1964, pp. 10, 39, n. 151
  • B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Central Italian and North Italian Schools, I, London 1968, p. 391
  • J. Bentini, Il fascino della pittura veneta: il caso dello Scarsellino, in La Pittura in Emilia e in Romagna. Il Seicento, vol. II, Milano 1993, p. 258
  • A. Coliva, Galleria Borghese, Roma 1994, p. 140, fig. 75
  • I. Miarelli Mariani, in Immagini degli Dei. Mitologia e collezionismo tra ‘500 e ‘600, catalogo della mostra (Lecce, Fondazione Memmo, 7 dicembre 1996 - 31 marzo 1997) a cura di C. Cieri Via, Milano 1996, pp. 194-195, scheda 37
  • S. Corradini, Un antico inventario della quadreria del Cardinale Scipione Borghese, in Bernini Scultore. La nascita del Barocco in casa Borghese, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 15 maggio – 20 settembre 1998) a cura di A. Coliva e S. Schütze, Roma 1998, p. 451
  • C. Stefani, in Galleria Borghese, a cura di P. Moreno e C. Stefani, Milano 2000, p. 265
  • K. Herrmann Fiore, in Il museo senza confini. Dipinti ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane, a cura di J. Bentini e S. Guarino, Milano 2002, pp. 218-219, scheda 49
  • M.A. Novelli, Scarsellino, Milano 2008, p. 311, cat. 131
  • M. Simone, in Venere. Natura, ombra, bellezza, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre-12 dicembre 2021) a cura di C. Cieri Via, Milano 2021, p. 157, n. 27