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Venere con due amorini

Piccinelli Andrea detto Andrea del Brescianino

(n. 1486 ca. - attivo Firenze e Siena prima metà sec. XVI)

Ritenuta a lungo opera di Andrea del Sarto, la tavola era collocata, alla metà del Seicento, nella Stanza delle Veneri, di fronte alla Venere del Cranach. La Venere con due amorini, di chiara ispirazione classica, è oggi concordemente assegnata al Brescianino, che l'avrebbe eseguita nel terzo decennio del Cinquecento.


Scheda tecnica

Inventario
324
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 149,5 x 66
Provenienza

Collezione di Scipione Borghese (?) citata nel 1650 da Manilli; inv. 1693 (p. 68); Inventario fidecommissario Borghese 1833, p. 24. Acquisto dello Stato, 1902

Mostre
  • 1940 Firenze, Palazzo Strozzi
  • 1984 Roma, Palazzo Venezia
  • 2002-2003 Firenze, Galleria dell'Accademia
  • 2003-2004 Atene, National Gallery - Alexandros Soutzos Museum
  • 2009-2010 Kyoto, National Museum of Modern Art
Conservazione e Diagnostica
  • 1903-1905 Luigi Bartolucci
  • 1965 Alvaro Esposti
  • 1979 Gianluigi Colalucci
  • 2002 Paola Mastropasqua (dipinto); Andrea Parri (supporto)
  • 2009 Lidia Del Duca
  • 2018 Paola Mastropasqua (dipinto); Andrea Parri (supporto)

Scheda

La tavola di Andrea del Brescianino dimostra in particolar modo il collezionismo erudito e ricercato di Scipione Borghese. A lungo ritenuta opera di Andrea del Sarto, la tavoletta era collocata, alla metà del Seicento, nella Stanza delle Veneri, di fronte a quella del tedesco Lucas Cranach il Vecchio. Questa sorta di ‘dialogo’ vedeva confrontarsi «due Veneri in piedi, quadri lunghi e stretti»: secondo l’allestimento scelto dal cardinal nepote erano accostate due opere di simile soggetto e formato, seppure di stile assolutamente diverso. La nostra Venere, solo nel Novecento attribuita ad Andrea del Brescianino, è infatti caratterizzata da quella tipica ‘morbidezza’ italiana, scultorea e di chiara ispirazione classica. Il carattere statuario viene amplificato dalla finta nicchia architettonica che la incornicia e dalla quale, leggiadramente, la Venere sembra scendere, oltre che dall’infinita gamma di grigi, sapientemente utilizzati dal pittore, che mutano in intonazioni perlate e rosa nell’incarnato. Il riferimento mitologico alla nascita della dea dalla spuma del mare permane nel guscio di conchiglia che ella tiene nella mano destra e nella quale sembra specchiarsi.

Secondo Della Pergola, la tavola del Brescianino potrebbe essere entrata in collezione Borghese attraverso l’eredità del cardinale Antonio Maria Salviati morto nel 1602 (1959, pp. 19-20). L’opera è documentata nel 1650 in Villa Borghese fuori Porta Pinciana di Iacomo Manilli con attribuzione ad Andrea del Sarto, che venne ripetuta negli inventari successivi; Platner (1842, p. 292) assegnava la tavola a Domenico Beccafumi, Venturi (1893, pp. 160-161) avvicinava la Venere alla mano di Franciabigio mentre Voss proponeva il nome del Puligo (1920, I, p. 160). Il primo a stimarla di Andrea del Brescianino fu Frizzoni (1911-12, p. 267); la tesi venne poi comunemente accolta, a partire da Berenson (1936, p. 98), Longhi (1928, p. 348), De Rinaldis (1948, p. 52). La Coliva vi riconosce quel sincretismo in grado di coniugare alle influenze dei grandi maestri del Rinascimento l’altrettanto complessa maniera di Sodoma e Beccafumi (Coliva 1994, p. 83).

Gabriele De Melis




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650.
  • E. Platner, Beschreibung der Stadt Rom, III, Stuttgart 1842, p. 292.
  • G. Frizzoni, Three Little-noticed Paintings in Rome, in “The Burlington Magazine for connoisseurs”, XX, 1911-1912, pp. 263-267.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 160.
  • H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, 1920, I, p. 160.
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie italiane, I: La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 348.
  • B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento: catalogo dei principali artisti e delle loro opere con un indice dei luoghi, Roma 1936, p. 98.
  • Mostra del Cinquecento Toscano in Palazzo Strozzi, a cura di G. Poggi, Firenze 1940, p. 114.
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 52.
  • P. Della Pergola, I dipinti. Roma, Galleria Borghese, II, Roma 1959, pp. 19-20.
  • A. Coliva, Galleria Borghese, Roma 1994, p. 83.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Roma 2001, p. 238.
  • K. Herrmann Fiore, Roma scopre un tesoro: dalla pinacoteca ai depositi, un museo che non ha più segreti, Roma 2006, p. 107.
  • B. Hinz, Lucas Cranach, Andrea del Brescianino: Venere tedesca vs. Venere italiana in Cranach, l’altro Rinascimento, a cura di Anna Coliva e Bernard Aikema, Milano 2010, pp. 87-97.