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Ritratto di cardinale (Antonio Maria Salviati ?)

Ignoto, secolo XVI


Questo dipinto, forse proveniente dalla raccolta Salviati, è documentato in collezione Borghese solo a partire dal 1833. Raffigura con buona probabilità il cardinale Antonio Maria Salviati (1537-1602), figlio di Lorenzo e Costanza Conti, qui ritratto a mezzo busto mentre stringe un foglio con la mano destra. Si tratta senz'alcun dubbio di una traduzione su rame di un dipinto oggi perduto, eseguita verso la metà degli anni Ottanta del XVI secolo, probabilmente poco dopo la nomina a cardinale del raffinato nobiluomo avvenuta nel 1583.


Scheda tecnica

Inventario
518
Posizione
Datazione
metà anni Ottanta del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su rame
Misure
cm 17 x 12
Cornice

Cornice sette-ottocentesca (cm 82 x 26 x 4)

Provenienza

(?) già collezione Salviati, 1794; (?) Roma, collezione Borghese, 1794 (qui proposto); Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 31); Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1952 Augusto Vermehren

Scheda

La provenienza di questo ritratto è ignota. Tuttavia, la notevole somiglianza del personaggio raffigurato con il cardinale Antonio Maria Salviati (1537-1602) e le sue dimensioni - analoghe al rametto sempre di collezione Borghese raffigurante Bernardo Salviati (inv. 526) - sembrano suggerire una pista in direzione della famiglia del colto prelato, la cui quadreria confluì in quella borghesiana nel 1794 (Costamagna 2001). Se così fosse, ben si spiegherebbe l'assenza di questo dipinto in tutti gli inventari di casa Borghese, dove è possibile individuarlo solo a partire dal 1833 (Inv. Fid. 1833), anno in cui è descritto nel relativo Fidecommisso come 'Maniera di Scipione Pulzone'.

Analogamente al suddetto Ritratto di Bernardo Salviati, con cui come già detto questo rametto sembra formare pendant per soggetto, tecnica e dimensione, anche il presente dipinto fu assegnato da Roberto Longhi a Scipione Pulzone (Longhi 1928), nome debitamente scartato sia da Federico Zeri (comunicazione orale in Della Pergola 1955, inv. 526), sia da Paola della Pergola che cautamente lo pubblica come 'Ignoto XVI secolo' (Eid. 1955). Si tratta in effetti di una composizione derivata molto probabilmente da un quadro più antico, realizzata verso la metà degli anni Ottanta del XVI secolo da un anonimo copista che verosimilmente lo eseguì in concomitanza con l'altro ritrattino di casa Salviati. Se così fosse, i due quadretti non possono essere precedenti al 1583, anno della nomina di Antonio Maria Salviati a cardinale di Santa Maria in Aquiro (Hurtubise 2017, ad vocem).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 358;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 221;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 224;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 145, n. 263;
  • P. Costamagna, La collection de peintures d'une famille florentine établie à Rome: l'inventaire après décès du duc Anton Maria Salviati dressé en 1704, in "Nuovi studi", V, 2000, pp. 177-233;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 167;
  • P. Hurtubise, Salviati, Antonio Maria Salviati, in Dizionario Biografico degli Italiani, XC, 2017, ad vocem.