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Ecce Homo

Baglione Giovanni

(Roma 1566 - 1644)

Il dipinto corrisponde probabilmente all’ Ecce homo del Cavalier Giovanni Baglioni descritto da Marino nel 1620 (La Galeria), ma non è certo se a quella data fosse già in collezione Borghese, dove è attestato con sicurezza solo dal 1693.

La recente scoperta dell’iscrizione “IOHANNES BALIONI/E.R.F. 1606” posta sul basamento grigio al di sotto delle mani di Cristo ha fornito un riferimento cronologico certo sull’esecuzione del dipinto, già datato da Longhi al 1610 circa. Parallelamente è stata avanzata una nuova lettura iconografica del soggetto, comunemente interpretato come Ecce Homo, che vede l’opera come una rarissima rappresentazione di Cristo in meditazione sulla Passione. L’affinità della figura del Cristo con quella di San Giovanni Battista nel quadro di Caravaggio in questa stessa raccolta, datato 1610, ha fatto ipotizzare l’utilizzo di uno stesso modello, forse scultoreo, da parte dei due artisti.


Scheda tecnica

Inventario
321
Posizione
Datazione
1606
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 159 x 115
Cornice

Salvator Rosa cm. 184,5 x 141, 5 x 9

Provenienza

Collezione Scipione Borghese, 1620 (?); Inv. 1693, St. I, n. 50; Inv. 1790, St. I, n. 37; Inventario Fidecommissario 1833, p. 17, n. 16. Acquisto dello Stato, 1902.

 

Mostre
  • 2001 Roma, Palazzo Venezia; Londra, Royal Academy of Arts
  • 2001 Tokyo, Museo Teien; Okazaki, City Museum
  • 2002-2003 Canberra, National Gallery of Australia; Melbourne, Melbourne Museum; Torino, Palazzina di caccia di Stupinigi
  • 2005-2006 Milano, Palazzo Reale; Vienna, Liechtenstein Museum
  • 2009-2010 Kyoto, National Museum of Modern Art; Tokyo, Metropolitan Art Museum
  • 2011 La Havana, Museo Nacional de las Bellas Artes
  • 2011-2012 Roma, Palazzo Venezia
  • 2012 Belo Horizonte, Casa Fiat de Cultura; San Paolo del Brasile, Pinacoteca de San Paolo; Buenos Aires, Museo Nazionale delle Belle Arti
  • 2018 Richmond, Museum of Fine Arts
  • 2021 Tivoli, Villa d’Este
Conservazione e Diagnostica
  • 1945 Carlo Matteucci (pulitura)
  • 1979 Gianluigi Colalucci
  • 2009 Cecilia Bernardini

Scheda

Il riferimento più antico al dipinto è probabilmente quello contenuto nella raccolta poetica La Galeria di Giovan Battista Marino del 1620 (p. 59), in cui è descritto un Ecce homo del Cavalier Giovanni Baglioni. Questa citazione potrebbe suggerire che l’opera facesse parte della raccolta Borghese già in tale anno (Della Pergola 1959, pp. 66-67), tuttavia è solo dal 1693 che può dirsi certa la sua presenza in collezione, quando compare nel relativo inventario descritta come “un quadro di tela d’imperatore di un Ecce Homo tutto intiero con una canna in mano con uno che gli alza il panno dalla testa con una cornice dorata con Aquile e draghi alle Cantonate […] del cavalier Baglione”.

Successivamente, il quadro è ricordato nella guida redatta da Domenico Montelatici (1700, p. 223) con l’attribuzione ad un “figliuolo di Tintoretto” e negli inventari rispettivamente di fine Settecento e del 1833, in entrambi riferito a Valentin de Boulogne. Quest’ultimo nome permane nelle catalogazioni di Piancastelli e Venturi, e viene corretto solo da Longhi (1914, p. 10, nota 4; Id. 1928, p. 207), il quale restituisce il dipinto a Giovanni Baglione e lo data al 1610 circa, tra la Giuditta anch’essa in collezione Borghese (1608, inv. 15) e gli affreschi nella cappella paolina in Santa Maria Maggiore (1611-1612).

Nel corso degli anni si sono succeduti diversi tentativi di circoscrivere cronologicamente l’esecuzione del quadro tramite confronti con altre opere dell’artista (Macioce 2002, pp. XXIII; Ead. 2010, pp. 302-303; Nicolaci 2011, p. 211), questione che può dirsi definitivamente chiarita alla luce della recente scoperta dell’iscrizione “IOHANNES BALIONI/E.R.F. 1606” posta sul basamento grigio al di sotto delle mani di Cristo [Nicolaci 2011(2012), pp. 496-497]. La sigla E.R.F. può essere sciolta in “EQUES ROMANUS FECIT”, con riferimento all’appartenenza dell’artista all’Ordine dei Cavalieri di Cristo. Baglione ricevette l’investitura nel settembre del 1606, elemento che consente di circoscrivere l’esecuzione del quadro agli ultimi mesi di tale anno.

Secondo l’interpretazione di Michele Nicolaci [2011(2012), pp. 506-507], a cui si deve la scoperta della firma, il soggetto del quadro è comunemente frainteso come Ecce Homo ma corrisponde in realtà al rarissimo tema di Cristo in meditazione sulla Passione. Questa tipologia rappresentativa del Salvatore contempla un’ambientazione spoglia e la presenza degli strumenti tipici utilizzati durante i già passati momenti della flagellazione e della derisione. La presenza di elementi che rimandano al supplizio finale, quali i chiodi, le tenaglie e lo stesso crocifisso, e del sarcofago aperto alludono simbolicamente alla resurrezione e alla salvezza dell’umanità tramite l’espiazione dei peccati. Una rappresentazione che si pone dunque al di là di un tempo preciso e che, secondo una lettura metaforica più ampia, allude alla rivelazione al mondo del Cristo-Re, “svelato” dal manigoldo che alza il manto sulla sua testa.

La committenza del dipinto non è nota, tuttavia la scelta di inserire la qualifica di Eques nella firma potrebbe costituire un omaggio dell’artista al cardinal Sfondrati, suo protettore e officiante della cerimonia di investitura a cavaliere, che avrebbe poi venduto il dipinto ai Borghese, oppure allo stesso papa Paolo V, colui che effettivamente aveva il potere di conferire la nomina [Nicolaci 2011(2012), p. 508].

La scoperta di una cronologia precoce rispetto a quanto ipotizzato precedentemente ha costretto a rivedere le riflessioni intorno alla vicinanza del dipinto con il San Giovanni Battista di Caravaggio databile al 1610, in collezione Borghese dall’anno successivo (inv. 267). Il Cristo rappresentato da Baglione presenta la stessa torsione del santo caravaggesco (si noti come la pelle si piega all’altezza dell’ombelico) e la medesima posizione delle braccia, incrociate all’altezza dei polsi (Nicolaci 2011, cit.). Venuta meno l’ipotesi di una ripresa del modello caravaggesco da parte di Baglione, e risultando difficile pensare che quest’ultimo sia stato d’ispirazione al Merisi, data la storica rivalità tra i due, è possibile che entrambi abbiano guardato alla stessa fonte, forse statuaria, per la realizzazione delle loro opere (Vodret 2011, p. 27; Nicolaci 2012, p. 144).

Il debito verso Caravaggio è in ogni caso evidente nel fondo scuro e nella resa anatomica del manigoldo, nonché nella matericità degli strumenti di tortura, ma viene abilmente modulato dalla capacità di Baglione di coniugare ecletticamente più modelli stilistici, come quelli emiliani di ambito reniano visibili nella figura del Cristo. Quest’ultimo è rappresentato seduto, con una disposizione leggermente diagonale frequentemente utilizzata da Baglione, e il suo corpo è esaltato dalle vesti luminose che spiccano sullo sfondo, amplificando simbolicamente il suo ruolo salvifico attraverso il contrasto tonale e chiaroscurale (Macioce 2002, cit.; Ead. 2010, cit.; Nicolaci 2011, cit.).

 

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • G. B. Marino, La Galeria, Venezia 1620, p. 59.
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, p. 223.
  • A. Manazzale, Itinerario di Roma e suoi contorni o sia Descrizione de’ monumenti antichi, e moderni, 2a ed., Roma 1798, p. 215.
  • Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 262.
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 511.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p, 160.
  • L. Venturi, Note sulla Galleria Borghese, in “L’Arte”, XII, 1909, p. 45.
  • R. Longhi, Orazio Borgianni, in “L’Arte”, XVII, 1914, p. 10, nota 4.
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 207.
  • A. De Rinaldis, Documenti inediti per la Storia della R. Galleria Borghese in Roma. III. Un Catalogo della Quadreria Borghese nel Palazzo a Campo Marzio, redatto nel 1760, in “Archivi” Ser. 2, IV, 1937, p. 220.
  • C. Guglielmi, Intorno all’opera pittorica di Giovanni Baglione, in “Bollettino d’Arte”, XXXIX-IV, 1954, pp. 311-326.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 66-67, n. 97.
  • L. Spezzaferro, Una testimonianza per il caravaggismo, in “Storia dell’arte”, XXIII, 1974, pp. 55-59.
  • V. Casale, G. Falcidia, F. Pansecchi, B. Toscano, La Pittura del ’ 600 e del ’ 700. Ricerche in Umbria 1, Treviso 1976, p. XXX.
  • B. Nicolson, The International Caravaggesque movement, Oxford 1979, p. 20.
  • G. Famà Di Dio, Per una ricerca della “maniera propria” di Giovanni Baglione: 1600–1620, in “Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Arte Medievale e Moderna”, XI, 1987, pp. 49-50, fig. 7.
  • B. Nicolson, Caravaggism in Europe, Torino 1990, I, p. 58, II, tav. 89.
  • R. Möller, Der römische Maler Giovanni Baglione: Leben und Werk unter besonderer Berücksichtigung seiner stilgeschichtlichen Stellung zwischen Manierismus und Barock, München 1991, pp. 120-121, n. 49.
  • M. G. Aurigemma, Del cavalier Baglione, in “Storia dell’arte”, LXXX, 1994, p. 37.
  • C. Mazzetti di Pietralata, in Caravaggio e il genio di Roma 1592-1693, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 2001), a cura di C. Strinati, Milano 2001, pp. 112-113, n. 64.
  • Caravaggio e i suoi primi seguaci, catalogo della mostra (Tokyo, Metropolitan Teien Art Museum; Okazaki, City Museum, 2001-2002), a cura di C. Strinati, R. Vodret, Roma 2001.
  • S. Macioce, Per una introduzione a Giovanni Baglione, in Giovanni Baglione (1566 - 1644): pittore e biografo di artisti, Roma 2002, pp. XXIII-XXIV, fig. 9.
  • M. Smith O’Neil, Giovanni Baglione: artistic reputation in Baroque Rome, Cambridge 2002, pp. 109, 211-212, n. 42.
  • C. Mazzetti di Pietralata, in Caravaggio e l’Europa. Il movimento caravaggesco internazionale da Caravaggio a Mattia Preti, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale; Vienna, Liechtenstein Museum, 2005-2006), a cura di L. Spezzaferro, B. Calzavara, Milano 2005, p. 182, n. II.2.
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 106.
  • L. Bartoni, in Galleria Borghese. The splendid collection of a noble family, catalogo della mostra (Kyoto, National Museum of Modern Art 2009; Tokyo, Metropolitan Art Museum 2010), a cura di C. Strinati, A. Mastroianni, F. Papi, Tokyo 2009, pp. 158-159, n. 41.
  • S. Macioce, Giovanni Baglione (1566-1644 circa), in A. Zuccari (a cura di), I caravaggeschi. Percorsi e protagonisti, II, Milano 2010, pp. 302-303.
  • M. Nicolaci, in Caravaggio a Roma. Una vita dal vero, catalogo della mostra (Roma, Archivio di Stato, 2011), a cura di M. Di Sivo, O. Verdi, E. Lo Sardo, Roma 2011, pp. 211-212; n. 17.
  • M. Nicolaci, in Caravaggio en Cuba, catalogo della mostra (La Havana, Museo Nacional de las Bellas Artes, 2011), a cura di R. Vodret Adamo, G. Leone, Roma 2011, pp. 62-67, n. 2.
  • M. Nicolaci, Sul naturalismo di Giovanni Baglione. Il Cristo in meditazione sulla Passione, in “Roma moderna e contemporanea”, XIX, 2011 (2012), pp. 487-508.
  • F. Papi, Nuovi studi e considerazioni su due dipinti del Cavalier d’Arpino, l’Ecce Homo di Baglione, il San Giovannino Borghese di Caravaggio e una versione romana della Fiasca di Forlì, in “Roma moderna e contemporanea”, XIX, 2011 (2012), pp. 509-532.
  • M. Nicolaci, in Caravaggio e seus seguidores. Confirmações e problemas, catalogo della mostra (Belo Horizonte, Casa Fiat de Cultura; San Paolo, Museo di Arte San Paolo; Buenos Aires, Museo Nacional de Buenos Aires, 2012), a cura di R. Vodret Adamo, G. Leone, F. Magalhães, São Paulo 2012, pp. 142-145, n. 8.
  • H. Economopoulos, Il cardinale Paolo Sfondrati committente di Giovanni Baglione, in Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 2011-2012), a cura di R. Vodret Adamo, Milano 2012, II, p. 147.
  • Vodret Adamo, B. Granata, Non solo Caravaggio, in Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 2011-2012), a cura di R. Vodret Adamo, Milano 2011, II, pp. 26-27.