Ecce Homo
(Chalons sur Marne, notizie dal 1532 - Avignone 1562 ca.)
Il dipinto, documentato in collezione Borghese fin dal XVII secolo, fu eseguito nel 1543 dal pittore francese Symon de Châlons, come suggerisce la firma dell'artista tuttora leggibile sul retro del suo pendant raffigurante l'Addolorata (inv. 280). Probabilmente acquistato o donato al cardinale Scipione Borghese all'epoca della sua legazione ad Avignone, raffigura Cristo, coronato da un serto di spine mentre sostiene la canna con la quale fu percosso. L'espressione malinconica, enfatizzata da un taglio ravvicinato e dal fondo scuro, rende l'immagine ancora più potente, pensata per coinvolgere emotivamente l'osservatore e ad invitarlo a una profonda riflessione.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Cornice
Salvator Rosa (cm 45,4 x 31,8 x 6)
Provenienza
(?) Roma, collezione Scipione Borghese, ante 1633 (Venturi 1893); Inventario 1693, Stanza I, nn. 21-22 (Della Pergola 1959); Inventario 1790, Stanza X, nn. 29-30; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, pp. 18, 20. Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
- 2009 - Illegio, Casa delle Esposizioni
Conservazione e Diagnostica
- 1903-05 - Luigi Bartolucci (supporto)
- 1996-97 - Carlo Ceccotti (supporto, cornice)
- 2006-07 - Paola Tollo
Scheda
La tavola, insieme al suo pendant raffigurante l'Addolorata (inv. 280), è attestata in collezione Borghese a partire dal 1693, descritta come 'un quadretto alto un palmo incirca con un Salvatore, cioè un Ecce Homo con cornice dorata del n. 30 incerto' (Inv. 1693; cfr. Della Pergola 1959). Assegnata in un primo momento a Federico Zuccari (Inv. 1790; Inventario Fidecommissario 1833), l'opera fu debitamente restituita al suo vero autore, il francese Simon de Mailly, la cui firma fu rinvenuta nel 1891 sul retro dell'Addolorata ('SYMON DE CHA/LONS EN CHAPEINE MA PEINE/1543').
Come ipotizzato dalla critica, la tavola deriva da un prototipo più alto, variamente identificato con un Ecce Homo conservato a Lipsia (Borenius 1912), con un quadro parigino (Lafenestre 1905) e con un dipinto disperso di Andrea Solario (Della Pergola 1959; Cogliati 1965), quest'ultimo eseguito tra il 1507 e il 1509 in Francia, all'epoca del servizio del suo autore accanto al legato d'Avignone Georges d'Amboise, dove fu copiato da Simon de Châlons (Béguin 1999). Di fatto, nel 1543, anno della data riportata sul retro dell'Addolorata, il Mailly è documentato nella città provenzale, dove firma la Sacra Parentela (Avignone, Musée Calvet), guadagnando l'appellativo di 'fabricant de tableaux pieux' (Zarner 1996). Tale pista, qui condivisa, fa dunque tramontare sia l'idea di un suo viaggio in Italia, dove l'artista sarebbe venuto proprio per dipingere la tavola Borghese, sia l'ipotesi della derivazione dell'opera da una stampa coeva (Roques 1963). Resta, però, ancora in piedi la proposta di Adolfo Venturi (1893), secondo cui il cardinale Scipione Borghese avrebbe ottenuto i due quadri all'epoca della sua legazione ad Avignone, dove furono prodotte numerose copie.
Antonio Iommelli
Bibliografia
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, pp. 297, 337;
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 146;
- G. Frizzoni, Rassegna d’insigni artisti Italiani, in “L’Arte”, II, 1899, pp. 154-156;
- A. Venturi, La Galleria Crespi, Milano 1900, pp. 234, 236;
- G. Lafenestre, E. Richtenberger, La peinture en Europe. Rome. Les Musées, les Collections particulières, les Palais, Paris 1905, p. 53;
- J. A. Rusconi, La Villa, il Museo e la Galleria Borghese, Bergamo 1906, p. 88;
- W. Suida, Die Spätwerke des Bartolommeo Suardi, genannt Bramantino, in “Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses”, XXVI, 1906-1907, pp. 362, 370;
- T. Borenius, in J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, II, London 1912, p. 380;
- K. Badt., Andrea Solario, Sein Leben und seine Werke, Leipzig 1914, pp. 195-196, 215;
- R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 202;
- A. De Hevesy, Les élèves de Léonard de Vinci. Andrea Solario, in “Gazette des Beaux-Arts”, XIX, 1929, p. 183:
- A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 47;
- P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 173, n. 254;
- P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (I), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, pp. 219-230, p. 228; L. Cogliati Arano, Andrea Solario, Milano 1965, p. 67;
- D. A. Browm, Andrea Solario, Milano 1987, pp. 186, 211-212, nn. 48-49; (con bibl. precedente),
- M. Léonelli, M. Vial, a cura di, La peinture en Provence au XVIe siècle, Marseille 1987, p. 203, nn. 35-36;
- H. Zerner, L’art de la Renaissance en France: l’invention du classicisme, Paris 1996, p. 218;
- S. Béguin, Andrea Solario en France, in Léonard de Vinci entre France et Italie: miroir profond et sombre, atti del convegno (Caen, 1996), a cura di S. Fabrizio-Costa, J.P. Le Goff, Caen 1999, pp. 92-93;
- C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 273;
- K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 94;
- I. Rossi, in Apocrifi: memorie e leggende oltre i vangeli, catalogo della mostra (Illegio, Casa delle Esposizioni, 2009), a cura di S. Castri, Milano 2009, pp. 229-230, n. 50b.
- C. Larraz, Deux propositions pour Simon de Châlons, in Peindre à Avignon aux XV-XVI siécles, a cura di F. Elsig, Cinisello Balsamo 2019, p. 200;
- C. Larraz, Simon de Châlons, Cinisello Balsamo 2022, pp. 179-180, n. I.5.