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San Giovanni Battista

Houdon Jean-Antoine

Versailles 1741 - Parigi 1828)

Vestito soltanto di una pelliccia annodata ai fianchi, il Battista, raffigurato in atto di benedire con la mano destra sollevata, ha una capigliatura mossa e separata al centro, la barba corta e lo sguardo intenso. L’opera, rinvenuta frammentaria nel 1921 in un piccolo ambiente del Museo Nazionale Romano, è stata riconosciuta come il modello preparatorio per il San Giovanni Battista commissionato nel 1766, insieme a un’altra statua raffigurante San Bruno, a Jean-Antoine Houdon per la chiesa romana di S. Maria degli Angeli. Essa costituisce l’unica testimonianza dell’aspetto che doveva avere la scultura finale, eseguita anch’essa in gesso, e distrutta nel 1894.
La correttezza anatomica della statua era stata ottenuta da Houdon attraverso una lunga preparazione che lo aveva portato anche ad eseguirne un modello “scorticato”, frutto del suo appassionato studio e del quale furono tratte molte copie prevalentemente a uso degli studenti di scultura.
La posizione, il volto e l’espressione tradiscono l’ispirazione del Cristo di Michelangelo Buonarroti per la chiesa di S. Maria sopra Minerva in Roma, evidenziata già dai contemporanei.

Scheda tecnica

Inventario
CCLXXI
Posizione
Datazione
1767-1768 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
gesso
Misure
altezza cm 174
Provenienza
Monaci certosini di S. Maria degli Angeli a Roma, post 1766; deposito del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, 1925.
Conservazione e Diagnostica
  • 1922 C. De Carolis
  • 1959 C. De Carolis
  • 1997 Consorzio Capitolino

Scheda

San Giovanni Battista è raffigurato secondo la consueta iconografia eremitica, nudo e con una pelliccia annodata sui fianchi e sostenuta da una stringa che attraversa diagonalmente il busto. Tiene il braccio destro steso frontalmente in atto di benedizione e il sinistro lungo il fianco. La gamba destra, arretrata rispetto alla sinistra su cui poggia il peso della figura, è piegata nell’atto di compiere un passo in avanti. Il supporto dietro la gamba sinistra evidenzia immediatamente che la scultura in gesso era preparatoria per un’opera marmorea, nella quale la prominenza del braccio destro avrebbe necessitato di un contrappeso.

La scultura è stata rinvenuta frammentaria nel 1921, in un piccolo ambiente del Museo Nazionale Romano precedentemente occupato dai monaci certosini, e fu riconosciuta da Bertini Calosso (1922, p. 289-307) come modello preparatorio per il San Giovanni Battista commissionato nel 1766 da André Le Masson, procuratore generale dei Certosini, a Jean-Antoine Houdon per una delle due nicchie del vestibolo vanvitelliano della chiesa romana di S. Maria degli Angeli. Per l’altra nicchia lo stesso Houdon scolpì il San Bruno nel 1766.

Per motivi ancora sconosciuti, la statua non venne mai eseguita in marmo e nel 1768, alla partenza di Houdon per Parigi, nella nicchia ne era collocata una versione in gesso alta 3,15 metri, che cadde, andando in frantumi, nel 1894. Il rinvenimento del presente modello ha pertanto offerto l’unica fonte per ricostruire l’immagine dell’opera e inserirla nel corpus della produzione giovanile del maestro francese.

Per prepararsi al meglio a eseguire la statua, Houdon – che frequentava corsi di anatomia tenuti da un chirurgo presso l’infermeria di S. Luigi dei Francesi (Réau 1964, I, p. 39) – eseguì nel 1766 un modello anatomico a grandezza naturale: si tratta del celebre echorché, lo “scorticato”, una figura maschile rappresentata priva della pelle, allo scopo di offrire una dettagliata definizione della sottostante muscolatura. Charles-Joseph Natoire, direttore dell’Accademia di Francia a Roma, chiese di averne una copia per la formazione dei borsisti, tuttora conservata a Villa Medici (350 anni, 2016, p. 119, cat. 22). Ne sono note altre copie in diversi musei (tra gli altri, Washington, National Gallery of Art), su cui si sono formate generazioni di scultori.

Nel 1772 Houdon inviò a Gotha, ad Ernesto II duca di Sassonia-Gotha-Altenburg, alcune sue opere tra cui una testa in gesso del San Giovanni Battista (oggi conservata allo Schloss Friedenstein) e nella lettera di accompagnamento raccontò come per essa si fosse ispirato ad un monaco che aveva incontrato nella basilica di S. Pietro e che corrispondeva alla sua idea del santo (Poulet 2003, p. 74). La creazione del modello anatomico e la copia di un volto realmente esistente delineano il metodo di lavoro dello scultore francese, in cui la fase esecutiva era preceduta da un accurato studio. Nel San Giovanni Battista tale esigenza era stata particolarmente avvertita da Houdon, ancora studente all’accademia e intimorito dall’importante incarico ricevuto, come racconta nel suo diario l’amico Christian Von Manlich (Arnason 1975, p. 13).

Due disegni di Augustin Saint-Aubin rimangono a testimoniare l’esposizione di due modelli della statua, uno nella stessa posizione del presente esemplare, l’altro col braccio piegato sopra la testa, al Salon parigino del 1769 (Poulet 2003, p. 75, figg. 2-3). Palese l'ispirazione dell'artista al Cristo michelangiolesco ubicato in S. Maria sopra Minerva in Roma, evidenziata già dai contemporanei (Poulet 2003,p. 75): oltre alla posizione, i volti presentano somiglianze nella capigliatura, mossa e separata al centro, nella barba corta e negli occhi leggermente incisi e dall’espressione intensa.      

Sonja Felici




Bibliografia
  • H. Dierks, Houdons Leben und Werke: eine kunsthistorische Studie, Gotha 1887, p. 106.
  • P. Vitry, Le “Saint Jean-Baptiste” de Houdon, in “Bulletin de la Société de l’Histoire de l’Art Français”, 1910, p. 207.
  • G. Giacometti, Le statuaire Jean-Antoine Houdon et son époque, vol. I, Paris 1918, p. 34, vol. III, Paris 1919, pp. 220-221.
  • A. Bertini Calosso, Il San Giovanni Battista di Giovanni Antonio Houdon, in “Dedalo”, III, 1922, p. 289-307.
  • R. Strinati, La Galleria Borghese di Roma. Gli ultimi acquisti. Giulio Cantalamessa, in “Emporium”, v. 60, n. 358, 1924, pp. 601-612, in part. p. 609.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 8.
  • A. Riccoboni, Roma nell’arte: la scultura nell’evo moderno dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, p. 321.
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese in Roma, Roma 1948, p. 17.
  • P. Della Pergola, La galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 7.
  • I. Faldi, Galleria Borghese. Le sculture dal sec. XVI al XIX, Roma 1954, p. 57, figg. 54a-54b.
  • L. Réau, Houdon: Sa vie et son oeuvre. Ouvrage posthume suivi d’un catalogue systématique, publié avec le concours du Centre national de la recherche scientifique, Paris 1964, vol. I, pp. 39-42, 94, 99, 142, 144, 146, 147, 199-200, 204, 205, 210-212, vol. II, p. 16, n. 17, tav. XXII.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1974, pp. 7-8.
  • H.H. Arnason, The sculptures of Houdon, London 1975, pp. 11, 13-15, 45, fig. 59.
  • E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Paris 1976, vol. V. p. 629.
  • Histoire de ma vie, mémoires de Johann Christian Von Mannlich (1741-1822), a cura di K.-H. Bender, H. Kleber, Trier 1989-2003, p. 260. 
  • Guida alla Galleria Borghese, a cura di K. Herrmann Fiore, Roma 1997, p. 38
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 125, fig. 7.
  • Jean-Antoine Houdon: sculptor of the enlightenment, catalogo della mostra (Washington National Gallery of Art, 2003; Los Angeles, The J. Paul Getty Museum, 2003-2004; Versailles, Musée et domaine national du château, 2004), a cura di A.L. Poulet, Washington 2003, pp. 73-76.
  • M. Bückling, Jean-Antoine Houdon: ein Künstler der Auflärung, in Jean-Antoine Houdon die sinnliche skulptur, catalogo della mostra (Francoforte, Liebieghaus Skulpturensammlung, 2009-2010; Montpellier, Musée Fabre, 2010) a cura di M. Bückling, G. Scherf, München 2009, pp. 15-21, fig. 5.
  • C. Di Matteo, La collection de plâtres de la Villa Médicis. Problèmes de conservation, in “Studiolo”, 8, 2010, pp. 310-319, in part. p. 314.
  • 350 anni di creatività: gli artisti dell’Accademia di Francia a Roma da Luigi XIV ai nostri giorni, catalogo della mostra (Roma, Villa Medici, 2016-2017), a cura di J. Delaplanche, Milano 2016, p. 119, cat. 22.
  • Scheda di catalogo 12/01008603; Pellizzari S., 1983, aggiornamento. Felici S., 2020.