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Giuditta

de Sacchis Giovanni Antonio detto Pordenone

(Pordenone 1484 - Ferrara 1539)

Il dipinto, già ritenuto di Tiziano, è stato attribuito dalla critica - seppur con molte riserve - al pittore friulano Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone. Raffigura la vedova Giuditta che dopo aver mozzato la testa al generale Oloferne la depone nel sacco sorretto dalla serva. Secondo la tradizione, infatti, dopo averlo sedotto la donna penetrò nel buio della sua tenda decapitandolo con una scimitarra.

La giovane, qui elegantemente abbigliata, è ritratta mentre guarda l’osservatore, fiera dell’atto appena commesso eseguito per salvare il suo popolo dall’esercito nemico.


Scheda tecnica

Inventario
091
Posizione
Datazione
1516 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 95 x 78
Cornice

Cornice seicentesca decorata con foglie d’acanto e pomi (cm 114 x 106 x 6,5)

Provenienza

Roma, collezione Olimpia Aldobrandini (Inv. Olimpia Aldobrandini 1682; Della Pergola 1955); Inventario Fidecommissario 1833, p. 38; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1939 Udine, Galleria di Storia ed Arte.
Conservazione e Diagnostica
  • 1907 Luigi Bartolucci (foderatura, rintelaiatura, stuccature, reintegrazioni pittoriche, verniciature);
  • 1914 Tito Venturini Papari (pulitura generale, rimozione delle ossidazioni e delle sovrapposizioni di colore);
  • 1936 Carlo Matteucci (rimozione di vecchie vernici, revisione dei vecchi restauri);
  • 1950 Decio Podi (pulitura);
  • 1993 Marcone/Sannucci (relazione conservativa).

Scheda

Il dipinto proviene dall'eredità di Olimpia Aldobrandini, elencato nel 1682 nell'inventario dei beni della ricca nobildonna come "Il Ritratto della Donna de sud[dett]o [Tiziano]", descrizione successivamente ripresa nell'elenco fidecommissario ottocentesco ("La Giuditta rappresentante la Moglie di Tiziano, del Tiziano" (Inv. Fid. 1833).

Se la provenienza dell'opera da casa Aldobrandini ha finora messo d'accordo tutta la critica, lo stesso non si può dire sulla sua paternità. Avvicinato, infatti, da Bernard Berenson (1894) a Polidoro Lanzani, tale nome fu scartato sia dal Bernardini (1910) in favore del Savoldo, sia da Adolfo Venturi che, dopo aver pensato ad un artista legato alla scuola di Giorgione (Venturi 1893), nel 1928 (A. Venturi, in Storia) parlò del Pordenone, pubblicando contemporaneamente (in L'Arte 1928) una Giuditta di collezione privata francese, molto simile alla tela Borghese ad eccezione della figura dell'ancella.

Tuttavia, la strada tracciata da Venturi fu scartata qualche anno dopo da Giuseppe Fiocco (1939; Id. 1969) che, muovendo da alcune ingenuità pittoriche, tolse l'opera dal catalogo del friulano avvicinandola a un poco noto Sebastiano Florigerio. Dal canto suo, invece, Roberto Longhi, ripercorrendo la pista frequentata dal Venturi, nel 1928 confermò la paternità al De' Sacchis, datando la tela intorno al 1516, ossia poco dopo l'esecuzione della nota pala del Duomo di Pordenone (Madonna della Misericordia, 1515-16). Tale giudizio, ripreso da Paola della Pergola (1955), è stato in seguito accettato da tutta la critica (Lucco 1975; Furlan 1988; C. Stefani in Galleria Borghese 2000) e di recente confermato da Kristina Herrmann Fiore (2006).

Un disegno di ubicazione ignota, reso noto nel 1974 da Mauro Lucco, sembra essere una prima idea della nostra Giuditta.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • F. W. B. von Ramdohr, Ueber Malherei und Bildhauerarbeit in Rom für Liebhaber des Schönen in der Kunst, Leipzig 1787, p. 277;
  • P. Caliari, Paolo Veronese, Roma 1888, p. 365 n.1;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 25;
  • A. Venturi, II Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 79;
  • B. Berenson, Venetian Painters of the Renaissance, New York 1894, p. 123;
  • G. Bernardini, Di alcuni dipinti della R. Galleria Borghese, in “Rassegna d’Arte”, X, 1910, pp. 143-144;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, pp. 80-86, 185;
  • A. Venturi, Ancora della biblioteca di Sir Robert Witt, in “L’Arte”, XXXI, 1928, pp. 199-200;
  • A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, La pittura del Cinquecento..., Milano 1928, p. 662;
  • A. Spahn, Palma Vecchio, Leipzig, p. 132;
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 398;
  • G. Fiocco, Giovan Antonio da Pordenone, Udine 1939, p. 143;
  • Mostra del Pordenone e della pittura friulana del Rinascimento, catalogo della mostra (Udine, Galleria di Storia ed Arte, 1939), a cura di B. Molajoli, Udine 1939, p. 112;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 83;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 54;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 126, n. 228;
  • L. Ferrara, Galleria Borghese, Novara 1956, p. 94;
  • B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance - Venetian School, I, London 1957, p. 145;
  • G. Fiocco, Giovanni Antonio Pordenone, Pordenone 1969, I, pp. 143, 145; II tav. 225;
  • M. Lucco, Pordenone a Venezia, in "Paragone", XXVI, 1975, p. 23;
  • C. Furlan, Il Pordenone. L'opera completa, Milano 1988, p. 336, n. A24;
  • C. Stefani in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 401;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 34.