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La composizione, in cui le figure dei pastori e di Giuseppe appaiono curiosamente atteggiate e inserite in una dimensione volutamente minuscola, rivela una fase stilistica del pittore vicina alle soluzioni formali del Mazzolino e dunque ancora priva di quelle aperture che caratterizzeranno la produzione successiva al soggiorno romano del 1512, durante il quale l'artista entrerà in contatto con la bottega di Raffaello.
Collezione Borghese, Inventario 1620-1630, n. 229; Inventario 1693, Stanza I, n. 11 ; Inventario Fidecommissario BorgheseBorghese 1833, p. 9, n. 13. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
1906, Luigi Bartolucci (disinfestazione dai tarli)
1936, Augusto Cecconi Princip
1946, Carlo Matteucci
1995, Laura Ferretti (pellicola pittorica, cornice)
2007-2008, Paola Mastropasqua
2019, Koinè con Roberto Saccuman
2020, Measure3D di Danilo Salzano (scansioni laser 3D)
2020, Erredicci (indagini diagnostiche)
2020, IFAC-CNR (indagini diagnostiche)
Scheda
Il dipinto con l’Adorazione dei pastori del Garofalo è probabilmente nel primo gruppo di dipinti ferraresi a giungere a Roma grazie alla mediazione di Enzo Bentivoglio o del vescovo di Ferrara, vista la sua presenza nell’inventario databile intorno al 1630 come «Un quadro del presepio con pastori con cornice, alto 2, largo 1 1/3 in circa Garofalo».
La Vergine, che osserva il Bambino posto dentro una cesta mentre indica nella parte alta un consesso angelico, si trova all’interno di un edificio antico in rovina dove, all’interno di un arco, alloggiano il bue e l’asino, posto di tergo; accanto all’apertura centinata, sulla sinistra, è seduto Giuseppe, addormentato e appoggiato su un bastone, al quale corrisponde, dal lato opposto della composizione, un gruppo di tre pastori adoranti di età diverse.
Questa tavola è caratterizzata da un modus pittorico che ricorda le composizioni del Mazzolino (Fioravanti Baraldi 1993) intrise di una spigolosità di alcune figure, nata dallo studio delle xilografie düreriane sulla Vita della Vergine del 1506. Contrariamente a quanto sostenuto nei primi studi, che intendevano datare l’opera dopo il 1510 (Fioravanti Baraldi 1993), il grande afflato raffaellesco ispirato al Tisi da opere come la Madonna del Baldacchino (Firenze, Palazzo Pitti, Inventario Palatina n. 165) osservabile in pale come quella per la chiesa di San Guglielmo a Ferrara commissionata dall’ordine francescano femminile (1517, Londra, National Gallery, inv. NG671) farebbe posticipare la datazione intorno al 1517 (Herrmann Fiore 2002), eventualmente posticipabile entro il 1524 per l’atmosfera naturalistica neogiorgionesca fortemente connotante le opere di questo periodo del pittore (Pattanaro 1995).
Lara Scanu
Luglio 2022
Come citare
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Bibliografia
E. Platner, Bes Chreibung der Stadt Rom, III.3. Das Marsfeld, die Tiberinsel, Trastevere und der Janiculus,III, Stuttgart 1842, p. 277
B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento: catalogo dei principali artisti e delle loro opere con un indice dei luoghi, Milano 1936, p. 188
A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 74
P. Della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 49
P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, n. 57
P. Della Pergola, L’inventario Borghese del 1693, «Arte Antica e Moderna», 26, 1964, p. 211
B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Central Italian and North Italian Schools, I, London 1968, p. 157
A. M. Fioravanti Baraldi, Il Garofalo. Benvenuto Tisi pittore (c. 1476-1559), Rimini1993, n. 37
V. Romani, in A. Ballarin, Dosso Dossi. La pittura a Ferrara negli anni del Ducato di Alfonso I, Cittadella (PD) 1994-1995, scheda 290, p. 285
A. Pattanaro, La maturità del Garofalo. Annotazioni ad un libro recente, «Prospettiva», 79, 1995, p. 40
C. Stefani, in Galleria Borghese, a cura di P. Moreno e C. Stefani, Milano 2000, p. 258
K. Herrmann Fiore, in Il museo senza confini. Dipinti ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane, a cura di J. Bentini e S. Guarino, Milano2002, pp. 158-159, scheda 17
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