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Adorazione dei pastori

da Ponte Jacopo detto Jacopo Bassano

(Bassano del Grappa 1510 - 1592)

Donato nel 1611 a Scipione Borghese dal cardinale emiliano Girolamo Bernerio, il dipinto fu collocato in una delle ricche sale del casino di Porta Pinciana, dove nel 1650 fu descritto da Iacomo Manilli assieme ad altri sei opere dello stesso autore.
Il quadro, raffigurante l'Adorazione dei pastori, ricrea un'atmosfera di familiarità contadina tipica della produzione bassanesca. Costruita lungo una diagonale, le tela mostra a sinistra la Sacra famiglia con il Bambino e a destra il gruppo dei pastori con gli animali.


Scheda tecnica

Inventario
026
Posizione
Datazione
1553-54
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 76 x 94
Cornice

Salvator Rosa (cm 93 x 109,5 x 7)

Provenienza

Roma, cardinale Girolamo Bernerio, 1611 (Schütze 1999); Roma, collezione Borghese, 1650 (Manilli 1650); Inv. 1693, St. II, n. 3; Inv. 1790, St. II, n. 23; Inventario Fidecommissario 1833, p. 32; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1985 Roma, Palazzo Venezia;
  • 1992 Bassano del Grappa, Museo Civico;
  • 1992-93 Forth Worth, Kimbell Art Museum;
  • 2008 Roma, Galleria Corsini;
  • 2021-22 Vicenza, Basilica Palladiana.
Conservazione e Diagnostica
  • 1958 Renato Massi (restauro della cornice);
  • 1962 Alvaro Esposti (pulitura, asportazione dei restauri alterati, stuccatura delle lacune, ripresa pittorica e verniciatura).

Scheda

La provenienza di questo dipinto è nota. Documentato per la prima volta nella raccolta del cardinale Girolamo Bernerio ('Un quadro di Nostro Signore Natività con cornice del Bassano scudi otto'; cfr. Schütze 1999), fu da questi donato nel 1611 a Scipione Borghese, passando insieme ad altri quadri dalla collezione del prelato emiliano alla ricca quadreria del cardinal nepote allestita presso il casino di Porta Pinciana. Qui l'opera fu vista nel 1650 da Iacomo Manilli ('Si vedono [...] sette quadri dei Bassani, vecchio e giovane; due de' quali, cioè la Natività e i Magi dono del Vecchio'; Manilli 1650), confermando quanto attestato da Carlo Ridolfi (Ridolfi 1648) circa la nutrita presenza di opere di Jacopo e della sua bottega nelle più importanti raccolte capitoline, sinonimo dell'interesse da sempre riscosso dalla pittura veneta nell'Urbe.

L'autografia bassanesca, ribadita in tutti gli inventari borghesiani, fu messa in dubbio sia da Giovanni Piancastelli (Id. 1891), sia da Adolfo Venturi (Id. 1893), rivista da quest'ultimo in favore di un anonimo artista della scuola bassanesca. Tale giudizio, ripreso dall'Arslan, che nella prima edizione della monografia sul pittore pensò addirittura ad una copia seicentesca (Id. 1931), fu debitamente rigettato da Aldo de Rinaldis (1948). Lo studioso, infatti, muovendosi nel solco tracciato da Roberto Longhi, secondo cui la tela Borghese rappresentava 'un'opera genuinissima di Jacopo' (1926; Id. 1928), riaffermò l'antica attribuzione al Bassano, paternità sostenuta senza alcun dubbio da Paola della Pergola (Ead. 1955) e infine accettata dall'Arslan (Id. 1960) e da tutta la critica successiva.

Secondo Pietro Zampetti (Id. 1964), il dipinto fu eseguito dall'artista veneto all'epoca della sua piena maturità, datato dal Venturi e da Longhi intorno al 1550, ossia tra il Riposo nella fuga in Egitto (Milano, Pinacoteca Ambrosiana) e il Banchetto del ricco Epulone (Cleveland Museum); ipotesi sposata anche da Alessandro Ballarin che colloca l'opera al sesto decennio del XVI secolo (Ballarin 1964; Id. 1994). In effetti, l'affinità con dipinti coevi, la sua resa quasi metallica e l'uso squillante di determinati colori - tra cui il bianco e l'azzurro - sembrano suggerirne l'esecuzione entro il primo lustro degli anni Cinquanta, datazione avanzata anche da Maria Elena Avagnina (Ead. 1992).

Il dipinto raffigura l'adorazione di Gesù da parte di alcuni pastori, informati da un angelo della nascita del divino Bambinello. Tale episodio, ripreso dal Vangelo di Luca, è qui inscenato in un contesto rustico e bucolico, caratterizzato dalla presenza di alcune figure care alla produzione dell'artista, come il pastore sdraiato in primo piano che ritorna nell'Annuncio ai pastori di Washington e nel Banchetto di Epulone di Cleveland. Il soggetto, ampiamente frequentato nella bottega bassanesca (cfr. Donati 2017), è qui reso con un eccezionale ritmo compositivo, esaltato da un uso fresco del colore 'frecciato di strali di luce' (Venturi 1929) e da eleganti suggestioni parmigianinesche, qui evidenti nella posa sinuosa e flessibile della Vergine (cfr. Avagnina 1992).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 88;
  • T. Pignatti, Itinerario di Jacopo Bassano, in “Nuova antologia”, XCII, 1957, p. 367;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 47;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 41;
  • A. L. Mayer, Greco und Bassano. Ein Beitrag zu ihren Künstlerischen Beziehungen, in “Monathefte für Kunstwissenschaft”, VII, 1914, p. 211;
  • D. von Hadeln, Bassano und nicht Greco, in “Kunstkronik”, XXV, 1914, p. 552;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, pp. 76, 178;
  • A. Venturi, in Storia dell’Arte Italiana, IX, Milano, p. 1153;
  • W. Arslan, I Bassano, Milano 1931, pp. 113, 133, 194, 349;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 70;
  • R. Longhi, Calepino Veneziano, XIV. Suggerimenti Per Jacopo Bassano, in “Arte Veneta”, III, 1948, p. 52;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Milano 1950, p. 15;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 100, n. 175;
  • B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Venetian School, I, London 1957, p. 19;
  • C. Fechlich-Bume, Some Adorations by J. Bassano, in “Apollo”, XXV, 1957, p. 215;
  • R. Pallucchini, Commento alla mostra di Jacopo Bassano, in “Arte Veneta”, XI, 1957, p. 106;
  • T. Pignatti, Itinerario di Jacopo Bassano, in “Nuova antologia”, XCII, 1957, p. 367;
  • P. Zampetti, in Jacopo Bassano, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Ducale, 1957), a cura di P. Zampetti, Venezia 1957, p. 8;
  • A. Ballarin, L’orto del Bassano (a proposito di alcuni quadri e disegni inediti singolari), in “Arte Veneta”, XVIII, 1964, p. 63;
  • P. Zampetti, Jacopo Bassano, Milano 1964, tav. 7;
  • S. Bettini, Il Bassano, in Rinascimento europeo e rinascimento veneziano, a cura di V. Branca, Firenze 1967, p. 269;
  • A. Ballarin, Introduzione a un catalogo di disegni di Jacopo Bassano, in “Arte Veneta”, XXIII, 1969, p. 104;
  • W. R. Rearick, Jacopo Bassano 1968-69. Renaissance Art, New York-London 1970, p. 224;
  • W. R. Rearick, Il Bassano, in Studi di storia dell’arte in onore di A. Morassi, Venezia 1971, pp. 139, 149, n.7; A. Ballarin, Introduzione a un catalogo di disegni di Jacopo Bassano, in “Arte Veneta”, XXVIII, 197, p. 96;
  • M. E. Avagnina, in Jacopo Bassano (c. 1510-1592), catalogo della mostra (Bassano del Grappa, Museo Civico, 1992; Forth Worth, KImbell Art Museum, 1992-93), a cura di B.L. Brown, P. Marini, Bologna 1992, p. 60, n. 23;
  • L. Bortolotti, Jacopo Bassano, in “Venezia Cinquecento”, II, 1992, pp. 180, 186, n. 4;
  • A. Ballarin, in Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell'occhio, a cura di A. Ballarin, G. Ericani, Milano 1994, p. 54;
  • S. Schütze, Devotion und Repräsentation im Heilegen Jahr 1600. Die cappella di S. Giacinto in S. Sabina und ihr Auftraggeber Kardinal Girolamo Bernerio, in Der Maler Federico Zuccari, giornata degli studi (Roma, Bibliotheca Hertziana, 1999), a cura di M. Winner, München 1999, pp. 255, 255 nota 103, 256 nota 113, 261 n. 31;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 330;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 15;
  • A. Donati, Jacopo Bassano. 'Vivezza e Grazia di colore'. L'adorazione dei magi e i suoi multipli, Roma 2017, pp. 42-49, 70-77 in part. p. 76 fig. 12.