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Judith with the Head of Holofernes

Galizia Fede

(Milan c. 1578 - c. 1630)

The work, signed and dated on the edge of the basin, comes from the legacy of Cardinal Antonio Maria Salviati. It depicts the beautiful and courageous Judith, the notorious protagonist of one of the most popular Old Testament episodes. According to the Bible, the woman managed to seduce Holofernes, an Assyrian general, by entering his tent at night, and then beheading him with the help of a servant.

Particularly expert at rendering fabrics and ornaments, a skill learned in the workshop of her father Nunzio, Fede Galizia depicts the young heroine, a symbol of strength and freedom against the oppressor, as she proudly shows off the decapitated head of the enemy, caught in a golden basin by the maidservant.


Object details

Inventory
165
Location
Classification
Period
Medium
oil on canvas
Dimensions
cm 141 x 108
Frame
Salvator Rosa (cm 143 x 117,5 x 7,5)
Provenance
Text not translated yet

Roma, collezione cardinale Antonio Maria Salviati, 1612 (Inv. Salviati, 1612, p. 8, n. 7 in Della Pergola 1959); Inv. 1693, St. VII, n. 393; Inv. 1700, St. X, n. 12; Inv. 1790, St. X, n. 35; Inventario Fidecommissario, 1833, p. 20; Acquisto dello Stato, 1902.

Inscriptions
Nel bordo del catino: "FEDE GALIZIA. F. 1601".
Exhibitions
  • 1958 Zurigo, Zürcher Kunstgesellschaft;
  • 2008 Milano, Castello Sforzesco;
  • 2018-2019 Gand, Musée des Beaux Arts;
  • 2020-2021 Milano, Palazzo Reale;
  • 2021 Trento, Castello del Buonconsiglio.
Conservation and Diagnostic
  • 1892 (restauro non documentato);
  • 1922 Francesco Cochetti (piccoli restauri, stuccatura e verniciatura);
  • 1977 Gianluigi Colalucci (restauro completo e rifoderatura);
  • 2001 Paola Mastropasqua (rimozione delle vecchie vernici; restauro della cornice).

Commentary

Un quadro raffigurante "Judith che tiene la testa d'Holoferne con una serva che li porge detta testa, senza cornice" è citato per la prima volta nell'inventario del 1612 del cardinale Antonio Maria Salviati, identificato da Paola della Pergola (1959; Id. 1960) con la presente opera, documentata con certezza in collezione Borghese a partire dal 1693 ma erroneamente segnalata come "La Giuditta di Lavinia Fontana". Con tale attribuzione, ripresa anche da Carlo Fea (1820) e da Xavier Barbier de Mountalt (1870), la tela fu registrata sia nell'inventario fedecommissario del 1833, sia nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891), restituita debitamente al catalogo di Fede Galizia solo nel 1893 quando Adolfo Venturi, in seguito a un restauro non documentato, rinvenne la data e la firma della pittrice sul bordo del catino.

L'opera, che rappresenta la famosa eroina biblica, ritratta priva di emozioni ad indicare l'impenetrabilità dei progetti divini (cfr. Marubbi 2021), risalta per la raffinatezza di alcuni dettagli, come il preziosissimo abito indossato dalla fanciulla che riflette la fama raggiunta dalla bottega di Nunzio Galizia, padre della pittrice, specializzata sia nella produzione di dipinti e miniature, che nella creazione di splendidi abiti da cerimonia e di costumi teatrali (Berra 1990; Morandotti 2004-2005). Il soggetto, caro a Galizia, fu da questa riprodotto in più occasioni, a partire da un esemplare di piccolo formato, di gusto manierista, che costituisce forse una prima riflessione su questo tema databile alla prima metà degli anni Novanta (Ferro 2019; Marubbi 2021).

La tela in esame fu riprodotta dalla pittrice altre cinque volte, la quale tenne però a diversificare tutti gli esemplari, aggiungendo o eliminando alcuni dettagli secondo la prassi della variatio, già applicata in altre circostanze, in particolare alle sue numerose nature morte (cfr. Marubbi 2021).

Secondo Mario Marubbi (2021), la più antica delle sei redazioni è quella del Ringling Museum di Sarasota, firmata e datata 1596 (per un parere diverso cfr. Caroli 1989, Ginnaneschi 2000 e Ferro 2019), seguita dai due esemplari di una "Giudit gioiellata col capo d'Oloferne in un catino", documentate a Torino nel 1635, di cui una ancora presente nelle collezioni di Palazzo reale (inv. 5478). Quest'ultima versione, differente dalle altre - ad eccezione di quella di Sarasota - per l'assenza del dettaglio della sottoveste rosa sulla gamba, mostra invece un anello all'anulare sinistro, particolare ripreso nella variante di collezione privata (Caroli 1989, p. 90, tav. 42). La serie continua infine con la tela Borghese e termina idealmente con il dipinto di Palacio Real de la Granja de San Ildefonso (Redín Michaus 2016), appartenuto a Elisabetta Farnese e cronologicamente più tardo.

 

Antonio Iommelli




Bibliography
  • G. B. Pinarolo, Trattato delle cose più memorabili di Roma, tante antiche, come moderne, II, Roma, Antonio de Rossi, 1700, p. 73;
  • C. Fea, Nuova descrizione di Roma, Roma 1820, p. 482;
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 359, n. 95;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 173; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 109; 
  • G. Lafenestre, E. Richtenberger, La peinture en Europe. Rome. Les Musées, les Collections particulières, les Palais, Paris 1905, p. 28, n. 165;
  • J.A. Rusconi, Il Museo e la Galleria Borghese, Bergamo 1906, p. 85; 
  • G. Cantalamessa, Note manoscritte al Catalogo di A. Venturi del 1893, in Archivio Galleria Borghese, 1911-1912, n. 165; 
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  • A. De Rinaldis, Documenti inediti per la Storia della R. Galleria Borghese in Roma, I, Le opere d’arte sequestrate al Cavalier d’Arpino, in “Archivi”, III, 1936, p. 206;
  • A. De Rinaldis, Documenti inediti per la Storia della R. Galleria Borghese in Roma. III: Un Catalogo della Quadreria Borghese nel Palazzo a Campo Marzio redatto nel 1760, in “Archivi”, III-IV, 1937, p. 232, n. 35;
  • A. Pigler, Barockthemen. Eine Auswahl von Verzeichnissen zur Ikonographie des 17. und 18. Jahrhunderts, I, Budapest 1956, p. 195; 
  • U. Isler-Hungerbühler, in Die Frau als Künstlerin, Weke aus vier Jahrhunderten, catalogo della mostra (Zürich, Helmaus, 1958), Zürich 1958, p. 11, n. 18, fig. 43;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 27-28, n. 30; 
  • P. della Pergola, Gli Inventari Salviati, in “Arte antica e moderna”, X, 1960, p. 195, n. 119, doc. 64:
  • S. Bottari, Fede Galizia, in "Settimane culturali storiche-umanistiche. Discorsi e relazioni", VIII, 1960-1961, pp. 253-255;
  • S. Bottari, Fede Galizia, in “Arte Antica e Moderna”, XXIV, 1963, pp. 309-318; 
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte Antica e Moderna”, XXVIII, 1964, p. 462, n. 393;
  • S. Bottari, Fede Galizia Pittrice (1575-1630), Trento 1965, pp. 12, 14, 28, n. 14; 
  • R. Ruotolo, Un dipinto ignoto di Fede Galizia, in "Paragone", CCLXV, 1968, p. 65;
  • G. Greer, Le tele di Penelope. Le donne e la pittura attraverso i secoli, Milano 1979, pp. 217, 229;
  • G. Agosti, La perizia dei quadri Borghese documentata nell’Archivio della Galleria. Adolfo Venturi ed altri tra scienza dell’arte e interessi ministeriali, in "Ricerche di Storia dell’Arte", XXIII, 1984, p. 65;
  • M. Bona Castellotti, La pittura lombarda del Seicento, Milano 1985, tav. 103;
  • F. Caroli, Fede Galizia, Torino 1989, pp. 20, 82, n. 3, p. 90; 
  • N. Ward Neilson, Galizia, Fede, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1989, ad vocem;
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  • D. Spadaro, F. Caroli, Galizia, Fede, in Dictionary of Women Artists, a cura di D. Gaze, I, London-Chicago 1997, pp. 564-566;
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  • G. Ginnaneschi, in Il Cinquecento lombardo. Da Leonardo a Caravaggio, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 2000-2001), a cura di F. Caroli, Milano 2000, p. 464;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 382; 
  • B. Uppenkamp, Judith und Holofernes in der italienischen Malerei des Barock, Berlin 2004, pp. 94-95, 237, n. 50;
  • A. Morandotti, Inventare una famiglia. Un pezzo di bravura nella Milano di Federico Borromeo, in "Nuovi Studi", XI, 2004-2005, pp. 217-218;
  • S. Partsch, Galizia, Fede, in Allgemeines Künstler-Lexikon. Die Bildenden Künstler aller Zeiten und Völker, XLVII, 2005, p. 496;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 58;
  • P. Strada, Madonna Fede Galizia. Il Noli me tangere di Brera. Capolavori e riscoperte, catalogo della mostra (Milano, Pinacoteca di Brera, 2013-2014), a cura di S. Coppa, P. Strada, Milano 2013, pp. 45-46, 50;
  • G. Redín Michaus, in De Caravaggio a Bernini. Obras maestras del Seicento italiano en las Colleciones Reales, catalogo della mostra (Madrid, Palacio Real, 2016), a cura di G. Redín Michaus, Madrid 2016, pp. 130-132;
  • A. Tapié, in De Dames van de barok, catalogo della mostra (Gent, Museum voor Schone Kunsten, 2018-2019), a cura di A. Tapié, Gent 2018, pp. 104-105, n. 21;
  • F.M. Ferro, Un’inedita Giuditta e Oloferne di Fede Galizia, in "Arte lombarda", CLXXXVI-CLXXXVII, 2019, pp. 145-146; 
  • M. Marubbi, in Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 2021), a cura di A.M. Bava, G. Mori, A. Tapié, Milano 2021, p. 323;
  • G. Agosti, J. Stoppa, in Fede Galizia. Mirabile pittoressa, catalogo della mostra (Trento, Castello del Buonconsiglio, 2021), a cura di G. Agosti, J. Stoppa, Trento 2021, pp. 142-144, n. 18.