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Ultima Cena

da Ponte Jacopo detto Jacopo Bassano

(Bassano del Grappa 1510 - 1592)

Il dipinto è uno dei capolavori dell’artista veneto e rappresenta una testimonianza della capacità di assorbimento, anche nell’entroterra, delle soluzioni compositive di Raffaello, Dürer e Leonardo. Lo spazio chiuso, raccolto fra la quinta architettonica dello sfondo e la movimentata scena in primo piano, evidenzia le particolari fisionomie degli apostoli, lontane da ogni idealizzazione come in altre opere dell’artista.


Scheda tecnica

Inventario
144
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 168 x 270
Provenienza

Venezia, Battista Erizzo, 1546 (P.C. Marani 2001, p. 310); Roma, collezione Borghese, Inv. 1700, n. 16; Inv. 1790, St. III, n. 13; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 18. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1957, Venezia, Palazzo Ducale
  • 1992, Bassano del Grappa, Museo Civico
  • 1993, Fort Worth, Kimbell Art Museum
  • 2001, Milano, Palazzo Reale
  • 2007, Roma, Scuderie del Quirinale
  • 2012, Roma, Scuderie del Quirinale
  • 2012, Roma, Gallerie dell’Accademia
Conservazione e Diagnostica
  • 1876 Achille Merolli
  • 1938 Carlo Matteucci
  • 1950 Augusto Cecconi Principi
  • 1992-1993 Paola Tollo
  • 1996-1997 Carlo Ceccotti (cornice)
  • 2022 Francesco Marsili (indagini diagnostiche)

Scheda

Il dipinto è stato identificato con la Cena commissionata nel 1546 dal nobile veneziano Battista Erizzo (P.C. Marani 2001, p. 310). Il saldo di trenta scudi di quest’opera è stato compiuto tra il 1547 e i primi mesi dell’anno successivo. Data l’alta qualità pittorica, l’opera è stata considerata una delle principali dell’artista. Di questa si conosce una precedente versione identificata con quella commissionata da Ambroxo Frizier nel settembre del 1537 e oggi nella parrocchiale di Wormley nel Hertfordshire (Joannides, Sachs 1991, pp. 695-699).

La prima presenza del dipinto in collezione Borghese è stata individuata in quella che la vuole nell’inventario del 1700 sotto il nome di Tiziano. Ancora verso la fine del secolo (1787) è ricordata sotto il nome dello Schiavone (Ramdhor 1787, I, p. 290). Soltanto nel 1893 Adolfo Venturi ne propose convintamente il nome di Jacopo Bassano, pur rilevando come «Nel quadro di tinte monotone domina il rosso sbiadito proprio del Bassano, e si mostrano le sue predilezioni di pittore di genere: il gatto, il cane, la lustra bacinella metallica. Alcune teste sono piene di carattere, ma quasi tutte senza idealità. Il resto dei corpi, le estremità specialmente, dipinte di maniera, spiccano e s'intrecciano malamente» (Venturi 1893, p. 102). Il riconoscimento proposto da Venturi non è condiviso da Lorenzetti che nel 1911 la ritiene «opera di scuola o di bottega, piuttosto che di Jacopo» (Lorenzetti 1911, pp. 241-257). Allontanandosi dalla matrice bassanesca, Willumsen riferisce il dipinto a El Greco (Willumsen, 1927, I, pp. 107-123). Un termine di paragone utile per la datazione dell’opera Borghese è stato individuato dalla critica nell’Ultima cena di Tintoretto all’interno della chiesa di San Marcuola (1547), da cui riprende l’impianto compositivo e la struttura generale dell’opera: secondo Pallucchini, la stringente dipendenza da questa porterebbe ad una datazione della tela Borghese intorno al 1550 (Pallucchini 1950, pp. 53, 103): quest’ultima proposta ha sostanzialmente trovato concorde la critica successiva (Longhi 1948, p. 50; Zampetti 1957, p. 64; Magagnato 1981, p. 169). Tuttavia, la più recente anticipazione della datazione alla metà degli anni quaranta del Cinquecento ha svincolato l’opera di Bassano da quella eseguita da Jacopo Robusti. In questo senso il dipinto è preso spesso a paradigma dello stato di aggiornamento sulle soluzioni artistiche contemporanee da parte di Bassano, che nonostante l’isolamento della provincia riesce comunque a tenersi aggiornato sulla produzione di Raffaello e di Dürer. Dall’incisione dell’Ultima Cena stampata dall’artista tedesco nel 1523, Bassano recupera singole soluzioni compositive, come quella relativa alla figura del Cristo, oltre a quella dell’apostolo Giovanni rappresentato addormentato con la testa tra le braccia incrociate e quello del bacile in primo piano. Una lezione che diventa sostanziale ripresa di una tensione emotiva, di una esasperazione espressiva, che si manifesta nella dinamica dei gesti e nel dinamismo dell’intera composizione. Sulla destra è presente la figura di Giuda, tradizionalmente dall’altra parte della tavola rispetto a quella di Cristo, con la borsa dei trenta danari e il gatto ai suoi piedi, ben messo in luce dall’ultimo restauro della tela. Da una visione complessiva emerge la complessità dell’intera composizione, in cui tutti i personaggi si dividono senza prestare attenzione al Cristo al centro, alla fonte del Verbo, separandosi in fazioni contrapposte e distogliendo così il convincimento dalla sostanza e dal significato del sacrificio (Gentili 2000, pp. 173-181).

Fabrizio Carinci




Bibliografia
  • P. Rossini, Il Mercurio errante delle grandezze di Roma, tanto antiche, che moderne, 1725, p. 38.
  • F.W.B. von Ramdhor, Über Malherei in Rom, 1787, I, p. 290, St. III, n. 13.
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 50.
  • A. Venturi, II Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 102.
  • B. Berenson, The venetian painters of the Reinassence, New York 1894.
  • B. Berenson, The Venetian painters of the Reinassance: with an index to their works, New York 1906 p. 8.
  • L. Zottmann, Zur Kunst der Bassani, Strassburg: Heitz1908, pp. 35-36.
  • G. Lorenzetti De la giovinezza artistica di Jacopo Bassano, in “L’arte”, Milano 1911, p. 256, n. 1.
  • D. von Hadeln, Ueber die zweite Manier des Jacopo Bassano, Leipzeg 1914c, p. 59.
  • J. F. Willumsen, El Greco, Paris 1927, 1, pp. 107-123.
  • R. Longhi, R. Galleria Borghese, Roma 1928, pp. 76, 192;
  • E. Arslan, Contributo a Jacopo Bassano, Roma 1929b.
  • A. Venturi, Jacopo Bassano, in “L’arte”, 32, Torino 1929b.
  • E. Arslan, I Bassano, Milano 1931.
  • S. Bettini, L’arte di Jacopo Bassano, Bologna, 1933.
  • E. Arslan, Nuovi dipinti dei Bassano, «Bollettino d’Arte», Roma 1938.
  • R. Longhi, Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, Firenze 1946.
  • R. Longhi, Calepino Veneziano XIV – Suggerimenti per Jacopo Bassano, «Arte Veneta», II, 1948.
  • R. Pallucchini, La giovinezza del Tintoretto, Milano 1950.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951.
  • P. Della Pergola, Galleria Borghese. I dipinti, 2 voll., Roma, 1955. Muraro, Catalogo della mostra di disegni veneti della collezione Janos Scholz, Venezia 1957.
  • R. Pallucchini, Cataloghi delle Gallerie veneziane, in “Arte veneta”, 10, 1956 (1957).
  • P. Zampetti, Jacopo Bassano: Catalogo della mostra. Venezia – Palazzo Ducale, 29 giugno – 27 ottobre 1957.
  • P. Zampetti 1958, Jacopo Bassano, Istituto Poligrafico dello Stato, 1958, pp. 30-31.
  • E. Arslan, I Bassano, 2voll., vol.I, Milano 1960, pp. 78-79.
  • W. Krönig, L’”Ultima Cena” di Jacopo Bassano, in “Arte in Europa”, 2 voll., vol.I, 1966, pp. 551-559.
  • A. Ballarin, Il gusto e la moda nel Cinquecento vicentino e veneto, Vicenza 1973, p. 96.
  • L. Magagnato, scheda in Da Tiziano a El Greco. Per la storia del Manierismo a Venezia 1540-1590, catalogo della mostra, Venezia, 1981, n. cat.52, pp. 169-170.
  • R. Pallucchini, Bassano, Bologna 1982.
  • M. Muraro, Cultura e società: il libro dei conti e la bottega dei Bassano, lezioni di storia dell’arte, a.a. 1982/83, Padova 1983.
  • W. R. Rearick, Jacopo Bassano and Mannerism in Cultura e Società nel Rinascimento tra Riforme e Manierismi, Firenze 1984, p. 289-311, p. 304.
  • P. Joannides, M. Sachs, A “Last Supper” by the young Jacopo Bassano and the sequence of his early work, in “The Burlington Magazine”, CXXXIII, 1063, London 1991, pp. 695-699.
  • M.E. Avagnina, in Jacopo Bassano, catalogo della mostra a cura di 1993, n. cat. 18, pp. 294-296.
  • A. Ballarin, Jacopo Bassano, 2 voll., vol. II, Padova 1995.
  • B. Aikema, Jacopo Bassano and his public: moralizing pictures in an age of reform, ca. 1535-1600, Princeton, 1996, pp. 69-70.
  • P.C. Marani, Il genio e le passioni. Leonardo e il Cenacolo. Precedenti, innovazioni, riflessi, di un capolavoro, Milano 2001, p. 133.