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Tre putti alati scolpiti in marmo bianco dormono su una base di marmo nero incorniciata di giallo antico e giallo di Siena; sono poggiati l’uno sull’altro e assumono posizioni diverse: supina, rannicchiata, adagiata su un fianco. È stato proposto di identificarli con Morfeo, Icelo e Fantaso, le tre personificazioni dei sogni della mitologia greca.
Il gruppo è probabilmente la copia di un rilievo molto noto fra i contemporanei, eseguito nel 1597 da Gillis van den Vliete per i Mattei, forse di mano dello stesso scultore fiammingo. Termine di riferimento per la datazione dell’opera è il 1609, anno in cui nella contabilità di casa Borghese ne è registrato l’acquisto su mandato di Giovanni Battista Borghese, fratello minore di Paolo V.
Giovanni Battista Borghese, 1609; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 47, n. 94. Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
1982 - Roma, Museo del Palazzo di Venezia e Museo Centrale del Risorgimento
2011-2012 - Roma, Galleria Borghese
Conservazione e Diagnostica
1996 - 1998 Persichelli L.
Scheda
Il rilievo raffigura tre putti alati immersi in un sonno profondo, i cui corpi adagiati in posizioni diverse risultano leggermente sovrapposti l’uno sull’altro: un putto è rannicchiato e poggia la testa sul compagno sdraiato in posizione supina, questi a sua volta poggia il capo sul terzo putto, reclinato su un fianco, la cui testa sfiora la schiena del primo.
I tre putti sono scolpiti in marmo bianco e giacciono su una base ovale in marmo nero, circondata da una cornice modanata in giallo antico ed elementi di restauro in giallo di Siena. Il contrasto cromatico dei diversi materiali utilizzati mette in evidenza le tre figure, il cui risalto dal fondo è sottolineato dal motivo del piedino di uno dei tre putti che fuoriesce dalla cornice.
I tre putti alati potrebbero raffigurare Morfeo, Icelo e Fantaso, personificazioni dei sogni figlie della Notte (Faldi 1954, p. 13).
Il rilievo risulta essere stato acquistato nel 1609 per 100 scudi da Giovanni Battista Borghese in un mandato di pagamento conservato nell’Archivio Vaticano (Faldi 1954, p. 14, doc. I), nel quale non è però indicato il nome dell’autore. Si tratta di una copia del rilievo commissionato nel 1597 da Ciriaco Mattei a Gilles van den Vliete, come riportato dal Martinelli che li definiva “ritratti da quelli c’hanno i Mattei” (1644, p. 111). L’originale, oggi perduto, era un’opera assai nota presso i contemporanei come testimoniato dalle repliche ritrovate da Faldi nelle fonti e non rintracciabili: una copia era nella collezione Giustiniani dal 1621 e un’altra sicuramente in Palazzo Colonna. Non è possibile sapere se quella attualmente conservata a Palazzo Pitti a Firenze e quella passata sul mercato antiquario nel 2018 siano da identificarsi con gli esemplari citati.
L’opera è stata avvicinata anche, per analogie stilistiche, al gruppo dei Putti che lottano, attribuito a Stefano Maderno, conservato presso la Galleria Doria Pamphili di Roma (Lavin 1968, p. 229). Recentemente è stato altresì proposto di identificarne l'autore nello stesso Gillis van den Vliete, il cui nome era italianizzato in Egidio della Riviera, autore dell'originale di proprietà Mattei (Pierguidi 2012, p. 161).
La base di legno decorata, realizzata da Giovanni Battista Soria nel 1615 (Faldi 1954, p. 14, doc. III) su cui l’opera era stata inizialmente collocata fu sostituita nell’allestimento tardo settecentesco con un’ara circolare antica decorata con bucrani e ghirlande, e risulta oggi dispersa. Esposto nel 1644 nella sala XX (Martinelli, p. 111), nel 1700 il rilievo era nella sala dell’Ermafrodito (Montelatici, p. 278), e nel 1796 era nell’attuale sala III (L. Lamberti, E.Q. Visconti, p. 12).
A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 15.
P. Della Pergola, La galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 18.
I. Faldi, Galleria Borghese. Le sculture dal sec. XVI al XIX, Roma 1954, pp. 13-14, cat. 6, fig. 6.
I. Lavin, Five New Youthful Sculptures by Gianlorenzo Bernini and a Revised Chronology of His Early Works, in “The Art Bulletin”, 1968, vol. 50, n. 3, pp. 223-248, in part. p. 229, n.45.
M.P. D’Orazio, scheda in Garibaldi. Arte e storia, catalogo della mostra (Roma, Museo del Palazzo di Venezia e Museo Centrale del Risorgimento, 1982), Firenze 1982, pp. 344-345, cat. 1.8.
L. Testa, La storia delle collezioni, in Il trattenimento di virtuosi: le collezioni seicentesche di quadri nei Palazzi Mattei di Roma, a cura di F. Cappelletti, L. Testa, Roma 1994, pp. 29, 46 n.28.
O. Ferrari, S. Papaldo, Le sculture del Seicento a Roma, Roma 1999, p. 475
P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p.162, cat. 12, fig. 12.
Bernini dai Borghese ai Barberini: la cultura a Roma intorno agli anni Venti, atti del convegno (Roma, 1999) a cura di O. Bonfait, A. Coliva, Roma 2004, p. 83.
A. Gonzalez Palacios, Arredi e ornamenti alla corte di Roma 1560-1795, Milano 2004, p. 296, fig. 26.
G. Pellini, scheda in I Borghese e l’antico, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 2011-2012), a cura di A. Coliva, M.-L. Fabréga-Dubert, J.-L. Martinez, M. Minozzi, Milano 2011, pp. 280-281, cat. 22.
S. Pierguidi, Bellori e i putti nella scultura del Seicento. Bernini, Duquesnoy, Algardi, in “Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft”, 39, 2012, pp.155-180, fig. 6.
Scheda di catalogo 12/01008630, Russo L. 1983; aggiornamento Felici S., 2020.
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