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Sibilla

Romanelli Giovanni Francesco

(Viterbo 1610-17 - Roma 1662)

Il dipinto raffigura una Sibilla, abbigliata col tipico copricapo simile a un turbante che con lo sguardo rivolto verso l’alto denuncia le sue facoltà profetiche mentre annota uno dei suoi oscuri responsi. Al pari dei profeti, queste mitiche sacerdotesse avrebbero annunciato - secondo una antica visione - la venuta di Cristo ai pagani, divenendo per questo nel corso dei secoli fonte d'ispirazione per tantissimi pittori.

Secondo la critica, l'opera fu eseguita dal pittore viterbese Giovan Francesco Romanelli, acquistata nell'Ottocento dalla famiglia Borghese, molto probabilmente per interessamento del principe Camillo nel 1818-1819.


Scheda tecnica

Inventario
051
Posizione
Datazione
1640/1650
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 68 x 56
Cornice
Cornice ottocentesca
Provenienza

Roma, collezione Camillo Borghese, 1818-1819 (Costamagna 2003, p. 103; Tarissi De Jacobis, in Villa Borghese 2003, p. 107); Inventario Fidecommissario 1833, p. 7; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1989 San Pietroburgo, Ermitage;
  • 2009 Kyoto, The National Museum of Modern Art;
  • 2010 Tokyo, Metropolitan Art Museum.
Conservazione e Diagnostica
  • 1958 Alvaro Esposti, Gilda Diotallevi (pulitura, fissaggio del colore, riprese pittoriche);
  • 2009 Lidia Del Duca (stuccatura e ritocco; restauro della cornice).

Scheda

Il dipinto è segnalato per la prima volta in collezione Borghese nell'Itinerario di Mariano Vasi del 1824, entrato - secondo la critica - nelle raccolte di famiglia con Camillo Borghese tra il 1818-1819 (Costamagna 2003, p. 103; Tarissi De Jacobis 2003, p. 107). Registrata nel XIX secolo come opera di Guido Cagnacci (cfr. Inventario Fidecommissario 1833, p. 7; A. Venturi 1893, p. 58), la tela fu attribuita a Giovan Francesco Romanelli da Hermann Voss (1924, p. 550) il quale, dopo i primi dubbi mostrati da Corrado Ricci sulla paternità del dipinto (1913-1914, p. 109), non esitò ad assegnare la Sibilla al catalogo del pittore viterbese, parere accettato unanimemente da tutta la critica, tra cui Roberto Longhi (1928, p. 181) e Paola della Pergola (1959, pp. 131-132, n. 183) che segnalò a tal riguardo una copia della tela presso una collezione privata romana.

Come suggerito dal copricapo, la tela rappresenta una delle leggendarie sibille, descritte dalla fonti come sacerdotesse dotate di virtù profetiche che, ispirate da Apollo, erano in grado di fornire responsi, prontamente annotati - come in questo dipinto - su un libro. Tra le più note figurano la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana, la Sibilla Libica e la Sibilla Delfica, identificabili attraverso particolari soluzioni iconografiche, assenti però in questo caso.

Come suggerito dalla critica, la tela mostra diverse analogie con le note sibille dipinte da Guido Reni e dagli artisti della scuola bolognese, giudicata da Della Pergola un'opera "di particolare finezza nel colore e nella espressione" (1959, p. 132).

  Antonio Iommelli




Bibliografia
  • A. Nibby, Itinerario di Roma e delle sue vicinanze compilato già da Mariano Vasi, ora riveduto, corretto e accresciuto dal Professore Antonio Nibby, Roma 1824, p. 309;
  • A. Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII. Parte seconda moderna, Roma 1841, p. 596;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 204;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 58;
  • C. Ricci, Il Cagnacci e Lucrezia Romana, in “Annali dell’Accademia di S. Luca”, I, 1913-1914, p. 109;
  • H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlin 1924, p. 550;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 181;
  • E. K. Waterhouse, Baroque Painting in Rome. The Seventeenth Century, London 1937, p. 88;
  • A. Pigler, Barockthemen. Eine Auswahl von Verzeichnissen zur Ikonographie des 17. und 18. Jahrhunderts, II, Budapest 1956, p. 565;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 131-132, n. 183;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 389;
  • A. Costamagna, La collezione di Camillo Borghese fra ricostituzione del patrimonio artistico e nuove acquisizioni, in Villa Borghese: i principi, le arti, la città dal Settecento all'Ottocento, a cura di A. Campitelli, Ginevra 2003, pp. 99-105, in part. p. 103;
  • S. Tarissi De Jacobis, in Villa Borghese: i principi, le arti, la città dal Settecento all'Ottocento, a cura di A. Campitelli, Ginevra 2003, p. 107;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 22;
  • L. Bartoni, in Galleria Borghese. The Splendid Collection of a Noble Family, catalogo della mostra (Kyoto, The National Museum of Modern Art, 2009; Tokyo, Tokyo Metropolitan Art Museum, 2010), a cura di C.M. Strinati, A. Mastroianni, F. Papi, Kyoto 2009, p. 172, n. 48.