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Sansone porge ai genitori il favo di miele

Barbieri Giovan Francesco detto Guercino

(Cento 1591 - Bologna 1666)

Questa tela è attestata in collezione Borghese a partire dal 1633, realizzata secondo la critica nell'attiva bottega di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, contrariamente a quanto sostenuto di recente da Nicholas Turner che invece considera l'opera del tutto autografa. Il soggetto è tratto dalla Bibbia (Giudici, 14), in cui si narra che Sansone, di rientro da un viaggio per andare a conoscere la futura sposa, trova per strada la carcassa di un leone, da lui precedentemente ucciso, colonizzata nel frattempo da una moltitudine di api. Impadronitosi del favo di miele, l'eroe decide quindi di dividerlo con i genitori, senza però raccontargli nulla sulla sua provenienza.


Scheda tecnica

Inventario
070
Posizione
Datazione
ante 1629
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 112 x 146
Cornice
Cornice ottocentesca decorata con quattro palmette angolari.
Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1633 ca. (Inv. 1633 ca., p. 18, n. 196; Corradini 1998); Inv. 1693, St. VII, n. 389; Inventario Fidecommissario, 1833, p. 23; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2011-2012 Roma, Palazzo Barberini.
Conservazione e Diagnostica
  • 1981-1983 Gianluigi Colalucci (rifoderatura, pulitura del pigmento cromatico, asportazione ridipinture e ritocchi, stuccature, reintegrazione pittorica, verniciatura);
  • 2000 OPUS (stuccature, reintegrazioni pittoriche, verniciatura).

Scheda

Questa tela è documentata per la prima volta in collezione Borghese intorno al 1633, descritta in un inventario della quadreria del cardinale Scipione ritrovato da Sandro Corradini nel 1998 e datato da Stefano Pierguidi al 1633 circa (2014). Segnalato nel 1650 come opera autografa del Guercino da Iacomo Manilli, che però confuse Sansone con Salomone, il quadro fu erroneamente identificato da Adolfo Venturi (1893) con la tela con analogo soggetto citata nel 1658 nel libro dei conti del pittore, considerato invece da Paola della Pergola (1955) una replica di buona mano eseguita intorno agli anni Venti. La studiosa, infatti, tenendo conto della maniera giovanile riconoscibile nel quadro e non trovando nessuna traccia del dipinto nel registro delle spese, stilato a partire dal 1629, escluse sia che l'opera potesse essere una replica del quadro citato nel 1658, sia che fosse stato eseguito dopo il 1629.

Nel 1968 sir Denis Mahon, parlando della versione autografa di Sansone che porta il favo di miele ai genitori (Norfolk, Virginia, The Crysler Museum), eseguita dall'artista centese per uno dei membri di casa Barberini, confermò quanto sostenuto da Paola della Pergola, assegnando il dipinto Borghese alla bottega del Guercino senza però riconoscervi alcun intervento dell'artista, ma soltanto una fattura "più morta e pedestre" rispetto al dipinto americano. Ribaltando completamente quanto sostenuto da Mahon, di recente Nicholas Turner (2017) ha pubblicato il dipinto come opera autografa nella monografia sull'artista, affermando che l'esecuzione veloce e affrettata di alcuni dettagli e la qualità dei materiali usati sono da interpretare in riferimento alla natura dell'opera, nata essenzialmente come 'bozzettone' della tela del Chrysler Museum.

Il soggetto rappresentato è tratto da un episodio biblico (Giudici, 14), in cui si narra che Sansone, di rientro da un viaggio per andare a conoscere la futura sposa, trova per strada la carcassa di un leone, da lui ucciso all'andata, colonizzata nel frattempo da una moltitudine di api. Impadronitosi del favo di miele, l'eroe decide quindi di dividerlo con i genitori, senza però dirgli nulla sulla sua provenienza. La scena raffigurata ritrae il momento preciso in cui Sansone porge la metà del favo ai due anziani coniugi senza però che nessun'ape popoli il dipinto, a differenza della tela autografa dove, in alto vicino al muro, volano tre api, la cui disposizione è un chiaro rimando allo stemma dei Barberini.

Un quadro con lo stesso soggetto (San Francisco, M.H. de Young Memorial Museum) e una sua replica (Roma, coll. privata) sono stati pubblicati da Mahon nel 1968 (pp. 211-212, n. 101).

  Antonio Iommelli




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 85;
  • J.A. Calvi, Notizie della vita, e delle opere del Cavaliere Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino da Cento, celebre pittore, Bologna 1808, p. 146;
  • G. Atti, Intorno alla Vita e alle Opere di Gian Francesco Barbieri detto il Guercino da Cento, Roma 1861, p. 140;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 202;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 60; Longhi 1928, p. 182;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 60;
  • P. della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 40;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 50, n. 80;
  • N. Barbanti Grimaldi, Il Guercino. Gian Francesco Barbieri 1591-1666, Bologna 1957, p. 112;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte Antica e Moderna”, XXVIII, 1964, p. 461;
  • N. Barbanti Grimaldi, in Il Guercino. Giovanni Francesco Barbieri, 1591 - 1666, catalogo della mostra (Bologna, Biennale d’Arte Antica, 1968), a cura di D. Mahon, Bologna 1968, p. 112;
  • D. Mahon, in Il Guercino. Giovanni Francesco Barbieri, 1591 - 1666, catalogo della mostra (Bologna, Biennale d’Arte Antica, 1968), a cura di D. Mahon, Bologna 1968, p. 147;
  • F. Vivian, Guercino seen from the Archivio Barberini, in “The Burlington Magazine”, CXIII, 1971, p. 23;
  • L. Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, p. 191, n. 110;
  • Mahon, in Il Guercino: Giovanni Francesco Barbieri, 1591–1666, catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico Archeologico, 1991; Cento, Pinacoteca Civica, 1991; Cento, Santa Maria del Rosario, 1991; Frankfurt, Main, Schirn-Kunsthalle 1991-1992), a cura di D. Mahon, Bologna 1991, p. 186;
  • M. Calvesi, Tra vastità di orizzonti e puntuali prospettive: il collezionismo di Scipione Borghese dal Caravaggio al Reni al Bernini, in Galleria Borghese, a cura di A. Coliva, Roma 1994, p. 292;
  • A. Coliva, a cura di, La Galleria Borghese, Roma 1994, n. 121;
  • S. Corradini, Un antico inventario della quadreria del Cardinal Borghese, in Bernini scultore: la nascita del barocco in Casa Borghese, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 1998), a cura di A. Coliva e S. Schütze, Roma 1998, pp. 449-456;
  • S. Lucantoni, in Il Museo senza confini. Dipinti ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane, a cura di J. Bentini e S. Guarino, Milano 2002, p. 224, cat. n. 52;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 28;
  • S. Prasad, in Guercino: stylistic evolution in focus, catalogo della mostra (San Diego, Timken Museum of Art, 13 2006-2007), a cura di S. Prasad, San Diego 2006, p. 49, fig. 4;
  • M. Minozzi, in Capolavori da Cento a Roma, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, 2011-2012), a cura di R. Vodret, F. Gozzi, Roma 2011, n. 21;
  • N. Turner, The Paintings of Guercino. A Revised and Expanded Catalogue raisonné, Roma 2017, pp. 416-417, n. 142.1.