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San Girolamo davanti al crocifisso

Attribuito a Cobergher Wenzel

Anversa 1557/1561 - Bruxelles 1635

L'opera, entrata in collezione Borghese in data incerta, è stata attribuita dalla critica a Girolamo Muziano, nome rimasto invariato fino ai primi decenni del Novecento quando fu rivisto in favore del pittore fiammingo Wenzel Cobergher.

Rappresenta san Girolamo, Padre e Dottore della Chiesa, qui ritratto in preghiera davanti a un crocifisso in compagnia dell'inseparabile leone. Secondo la leggenda, infatti, il nobile eremita, ritiratosi in una grotta per attendere alla traduzione della Bibbia, curò il feroce animale sfilandogli una dolorosa spina dalla zampa.


Scheda tecnica

Inventario
404
Posizione
Datazione
1598-1603
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 97 x 67
Cornice

Salvator Rosa (cm 116 x 88 x 7,8)

Provenienza

(?) Roma, collezione Borghese, 1790 (Inv. 1790, St. VII, n. 47); Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario 1833, p. 16); Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1985 Roma, Palazzo Venezia
Conservazione e Diagnostica
  • 1951 Augusto Cecconi Principi (pulitura, ritocchi e verniciatura);
  • 1996-97 Paola Tollo, Carlo Ceccotti (restauro completo; restauro della cornice);
  • 2003 Andrea Parri (restauro della cornice).

Scheda

La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota così come la sua data d'ingresso nella raccolta pinciana. Sebbene, infatti, sia stato riconosciuto dalla critica (Della Pergola 1959) con quel 'San Girolamo, Muziano' così segnalato da Iacomo Manilli nel 1650 nella 'Stanza del Genio' (Manilli 1650), la descrizione di quest'ultima opera data dell'estensore dell'inventario del 1633 ca. (Corradini 1998) non corrisponde affatto alla composizione in esame: si legge, infatti, nel medesimo ambiente di un 'san Girolamo seduto con il crocifisso in mano [...] alto palmi 5 3/4 largo 4 1/4' (Inv. 1633 ca.) che chiaramente risulta diverso sia per la scelta del momento rappresentato sia per le sue maggiori dimensioni.

Scartata dunque tale ipotesi, non resta che spostarne l'ingresso nella collezione capitolina in un momento leggermente successivo, verosimilmente tra la fine del Settecento e il 1833 quando l'opera è sicuramente riconoscibile con quella elencata nel verbale fidecommissario ottocentesco (Inv. Fid. 1833). Che possa invece trattarsi di quel 'San Girolamo, Muziano' elencato nel 1790 tra i beni di casa Borghese (Inv. 1790) è difficile però a dirsi poiché la sua generica descrizione ben si adatta sia al quadro segnalato negli inventari seicenteschi sia a quello registrato poco dopo nell'Ottocento.

Assegnato a Girolamo Muziano (Inv. Fid. 1833; Piancastelli 1891; Venturi 1893), fu Roberto Longhi il primo ad accostarlo al pittore fiammingo Wenzel Cobergher ("Non del Muziano, ma di un manierista difficilmente determinabile, forse fiammingo; qualche rapporto con Venceslao Coebergher"; Longhi 1928), parere confermato da tutta la critica (Da Como 1930; Della Pergola 1959; Herrmann Fiore 2006) ma di recente messo in discussione da Patrizia Tosini (Tosini 2008). La studiosa, infatti, partendo da una versione del dipinto, di autore anonimo e di dimensioni maggiori, conservata presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma, ha proposto di riconoscervi la stessa mano, artefice di un ennesimo San Girolamo penitente transitato diversi anni fa sul mercato antiquario (Eidem, cit.).

Di certo, come espresso da molti studiosi (I. Faldi in Della Pergola 1959; Canatalamessa 1912; Della Pergola 1959), il San Girolamo Borghese mostra diversi tratti in comune con le figure di Bartholomäus Spranger, in particolare con l'impostazione e l'imponenza del suo San Giovanni eseguito per la chiesa romana di San Giovanni in Oleo, nonché con le pose scultoree di alcuni suoi eroi, tinti di una fredda sensualità. Questa maniera, comune a molti artisti presenti a Roma nella seconda metà del XVI secolo, fu di fatto una prerogativa di Cobergher, documentato nell'Urbe nel 1598-99 e nel 1603 - rispettivamente dopo un fruttuoso soggiorno napoletano e poco prima della sua partenza per la corte dell'arciduca Alberto VII d'Asburgo e di sua moglie Isabella Clara Eugenia - anni in cui la critica ha ancorato l'esecuzione di questo quadro.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 65;
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 360;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 96;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 194;
  • M. Perotti, Federico Zuccari, in “L’Arte”, XIV, 1911, p. 404;
  • G. Cantalamessa, Note manoscritte al Catalogo di A. Venturi del 1893, Arch. Gall. Borghese, 1911-1912, n. 404;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 216;
  • U. Da Como, Girolamo Muziano, Bergamo 1930, pp. 134, 204;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 23;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 159, n. 228, fig. 228; Paesaggio con figura: 57 dipinti della Galleria Borghese esposti temporaneamente a Palazzo Venezia, catalogo della mostra (Roma, Museo di Palazzo Venezia, 1985), Roma 1985.
  • S. Corradini, Un antico inventario della quadreria del Cardinal Borghese, in Bernini scultore: la nascita del barocco in Casa Borghese, catalogo della mostra (Roma Galleria Borghese, 1998), a cura di A. Coliva e S. Schütze, Roma 1998, pp. 449-456;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 132.
  • P. Tosini, Girolamo Muziano 1532-1592. Dalla maniera alla natura, Roma 2008, pp. 512, n. E99, 515 E117