Sacra Famiglia con San Giovanni Battista e angeli
(Ferrara 1497 ca. - 1548)
La critica non ha mai messo in discussione l'attribuzione del dipinto a Battista Dossi, avanzata alla fine dell'Ottocento. Quasi una metà del dipinto è occupata da un paesaggio che si perde in profondità. La Sacra Famiglia è rappresentata sullo sfondo di un edificio avvolto dalla vegetazione, simbolo delle antiche vestigia destinate a soccombere sotto lo scorrere del tempo. Si evidenzia la rielaborazione di temi e modelli desunti da Raffaello attraverso un'ispirazione maturata sulle opere del Dosso e dei pittori fiamminghi.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Provenienza
Inv. 1693, st. III, n. 166; Inv. fidecommissario 1833, st. VIII, n. 8
Conservazione e Diagnostica
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Interventi di restauro documentati:
- 1907, Luigi Bartolucci: distruzione dei tarli con olio di cedro e balsamo di copaive.
- 1949, Alvaro Esposti: pulitura generale, rimozione della vecchia vernice ingiallita, e restauro di alcune parti mancanti in zone non figurative.
- 1958, Alvaro Esposti: fissato il colore di piccole zone del dipinto che minacciavano di cadere, stuccatura, ripresa pittorica, verniciatura
- 1978, Gianluigi Colalucci: Consolidamento del colore,pulitura,stuccatura lacune, reitegrazione, vernice finale.
- 2020 Koinè: restauro della cornice per distacco listelli.
Indagini diagnostiche:
- 2022, Measure3D di Danilo Salzano: scansioni laser 3D.
- 2021, Erredicci: radiografie (RX).
- 2021, ArsMensurae di Stefano Ridolfi: fluorescenza ai raggi X (XRF puntuale).
- 2021, Ifac (Istituto di Fisica Applicata)/CNR di Firenze: riprese alla fluorescenza ultravioletta (UV), Riflettografie Infrarosso (IR), alla luce Visibile (VIS) e Falso Colore (FC).
Scheda
A partire dagli inventari Borghese del 1693 e del 1833, l’attribuzione di questa tavola appare controversa: se nel primo documento viene genericamente ascritta al «Dossi di Ferrara», nell’elenco fidecommissario l’opera viene avvicinata a Garofalo, per poi essere ricondotta alla mano di Battista da Giovanni Morelli (1897), trovando tutta la critica concorde.
Gli studi coevi e di poco successivi (Venturi 1893; Mendelsohn 1914) avvicinavano l’opera a quelle di analogo soggetto, nonché di una affine qualità pittorica e dalla composizione simile, conservate presso la collezione Cini di Venezia (inv. VC6347) e dell’Accademia Carrara di Bergamo (inv. 725). L’impronta fortemente classicista del dipinto, in cui il personale stile di Battista sembra essere arrivato al massimo della sua realizzazione (Mezzetti 1965; Gibbons 1968), ha consentito di datare variamente il dipinto tra il quarto decennio del XVI secolo e il 1548, anno della morte di Dosso (V. Romani in Ballarin 1994-1995), o intorno al 1533, quando si data la commissione dell’Adorazione dei pastori per il Duomo di Modena, oggi alle Gallerie Estensi (inv. R.C.G.E. 440, Bacchi 1990).
Lo stile di Battista nella pittura di paesaggio in questa fase matura della sua produzione si avvicina a quello dei pittori nordeuropei, in particolare a Patenier e al Civetta (Herrmann Fiore 2002), dove la prospettiva aerea minuziosamente dettagliata negli elementi naturalistici e cittadini – si vedano soprattutto le mura del borgo e i ponti del centro abitato descritto a sinistra – si fonde alla perfezione con la lucentezza decisa delle decorazioni degli abiti, con le capigliature meticolosamente definite e con il volto graziosamente rotondeggiante della Vergine incorniciato nella tipica acconciatura “zingaresca” che caratterizza la pittura dossesca. Il gruppo coeso dell’Angelo, San Giovanni Battista e la Sacra Famiglia ricorda le analoghe composizioni piramidali realizzate da Raffaello ed iconiche per la pittura religiosa successiva.
Lara Scanu
Bibliografia
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 150
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 135
- G. Gruyer, L’art Ferrarais a l’époque des Princes d’Este, II, Parigi 1897, p. 286
- G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 219
- H. Mendelsohn, Das Werk der Dossi, München 1914, pp. 150-151
- R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, n. 245
- R. Longhi, Officina ferrarese, Roma 1934, pp. 149, 217
- P. Della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 22
- P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, n. 5
- F. Gibbons, L. Puppi, Dipinti inediti o poco noti di Dosso e Battista Dossi: con qualche nuova ipotesi, «Arte Antica e Moderna», VIII, 31-32, 1965, p. 318
- A. Mezzetti, Il Dosso e Battista ferraresi, Ferrara 1965, pp. 43, 113, n. 163
- B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Central Italian and North Italian Schools, I, London 1968, p. 115
- F. Gibbons, Dosso and Battista Dossi Court Painters at Ferrara, Princeton 1968, p. 125, n. 111
- V. Tatrai, Deux tableaux du cercle de Battista Dossi, «Bulletin du Musée Hongrois des Beaux-Arts», 70-71, 1989, pp. 41-42
- A. Bacchi, Dipinti ferraresi dalla collezione Vittorio Cini, catalogo della mostra, Venezia, Galleria Vittorio Cini, 1989-1990, a cura di A. Bacchi, Vicenza 1990, pp. 86-88
- V. Romani, in A. Ballarin, Dosso Dossi. La pittura a Ferrara negli anni del Ducato di Alfonso I, Cittadella (PD) 1994-1995, scheda 496
- C. Stefani, in Galleria Borghese, a cura di P. Moreno e C. Stefani, Milano 2000, p. 328
- S. Lucantoni, in Il museo senza confini. Dipinti ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane, a cura di J. Bentini e S. Guarino, Milano 2002, pp. 124-125, scheda 4