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Paesaggio con la Vocazione di san Pietro

Attribuito a Patenier Joachim

(Bouvignes? 1475-80 - Anversa 1524)

Il dipinto, documentato in collezione Borghese a partire dal 1693, è stato variamente avvicinato dalla critica a Joachim Patenier e a Herri met des Bles il Civetta, pittori fiamminghi specializzati nella produzione di paesaggi e soggetti storici. Raffigura un paesaggio con alcune rocce scoscese in cui è ambientata la chiamata di Pietro da parte di Cristo, noto episodio evangelico qui riconoscibile in basso al centro. Sulla sinistra, oltre ad alcune galere, una piccola imbarcazione sulla quale figurano gli apostoli Andrea, Giacomo e Giovanni.


Scheda tecnica

Inventario
359
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 27 x 42
Cornice

Salvator Rosa (cm 33 x 175 x 7)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inv. 1693, St. I, n. 47; Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario 1833, p. 35; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2000 Namur, Musée des Arts anciens
Conservazione e Diagnostica
  • 1903-05 Luigi Bartolucci;
  • 1952 Augusto Vermehren;
  • 2000 Laura Ferretti.

Scheda

La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. L'opera, infatti, è attestata in collezione Borghese solo a partire dal 1693, così descritta nel relativo inventario: "un altro simile con mare e campagna con barche e Gruppi di figurine del n. 41 in tavola cornice dorata del Civetta" (Inv. 1690). Assente nell'inventario del 1790, viene descritto come 'di autore anonimo' sia negli elenchi fidecommissari ottocenteschi, sia da Giovanni Piancastelli (1891), attribuito sono nel 1893 da Adolfo Venturi (1893) al pittore fiammingo Joachim Patinier. Tale nome, scartato in favore del Valckenborch da Roberto Longhi (1928), fu riesumato da Paola della Pergola (1959) che, nel catalogo dei dipinti della Galleria Borghese, dopo aver avvicinato la tavola a un disegno attribuito a Matthys Cock, parlò cautamente di 'maniera di Patinier'.

Nel 2000, in occasione della mostra dedicata a Henri met de Bles, Luc Serck ha debitamente restituito la tavola al Civetta (L. Serck 2000). Lo studioso, infatti, dopo aver messo a confronto l'opera Borghese con la Tempesta con il sacrificio di Giona di Capodimonte (Napoli, Museo di Capodimonte), col quale forse formava pendant per dimensione e soggetto (Id.), non ha avuto dubbi nel riproporre il nome già formulato dall'estensore dell'inventario borghesiano del 1690. Come è stato infine notato, alcuni dettagli raffigurati nel Paesaggio Borghese ritornano in altre sue pitture, come le minuscole figurine vestite all'orientale visibili nel Calvario Doria (Roma, Galleria Doria Pamphili) e nella Predica di San Giovanni Battista di Dortmund (Museum für Kunst und Kulturgeschicte), e le galere analogamente rappresentate in un San Cristoforo apparso nel 1984 sul mercato antiquario inglese (Londra, Christie's, 1984, 6 luglio, n. 35).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 466;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 174;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 213;
  • L. van Puyvelde, La Peinture Flamande à Rome, Bruxelles 1950, p. 87;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 180-181, n. 268;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (I), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, p. 228;
  • L. Serck, in Autour de Henri Bles, catalogo della mostra (Namur Musée des Arts Anciens du Namurois, 2000), a cura di Société Archéologique de Namur, Namur 2000, p. 210, n. 27;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 118.