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Madonna con Bambino, San Giovannino e angeli

Filipepi Alessandro detto Sandro Botticelli e bottega

(Firenze 1445 - 1510)

Il dipinto è uno dei capolavori del Quattrocento fiorentino pervenuto nella Galleria Borghese forse dall’eredità del cardinale Anton Maria Salviati, morto a Roma nel 1602. L’ingresso della tavola nella collezione Borghese è certamente riconducibile alle acquisizioni del più illustre porporato della famiglia romana, il cardinale Scipione. Le menzioni inventariali indicano questo tondo come opera del Ghirlandaio, tuttavia esso è stato correttamente ricondotto alla bottega del Botticelli con interventi autografi del maestro, con una datazione tra il 1485 e il 1490.


Scheda tecnica

Inventario
348
Posizione
Datazione
1488-90
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
tempera su tavola
Misure
diam. cm 170
Cornice

‘800 (con intreccio di vimini e cordoncino esterno) diam. cm. 213 spess. cm. 15

Provenienza

Roma, collezione Scipione Borghese, Inv., 1633ca, n. 94; Inv., 1693, St. I, n. 6; Inv., 1700, St. I, n. 1; Inv., 1790, St. I, n. 1; Inventario Fidecommissario 1833, p. 7, n. 16; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2009-2010 Kyoto, The National Museum of Modern Art; Tokyo, Metropolitan Museum of Art
  • 2023-2024 San Francisco, Legion of Honor
Conservazione e Diagnostica
  • 1914 Tito Venturini Papari
  • 1918 Tito Venturini Papari
  • 1937 Carlo Matteucci
  • 1945 Carlo Matteucci
  • 1962-1963 Alvaro Esposti
  • 1997-1998 IRC (C. Mora; B. Provinciali)
  • 2009 Lidia Del Duca

Scheda

L’opera, verosimilmente di devozione privata, rappresenta una Madonna in trono con il bambino tra le braccia, il quale nella mano sinistra tiene un melograno, simbolo che prefigura la passione di Cristo. In primo piano a sinistra è raffigurato San Giovannino inginocchiato e rivolto verso i due protagonisti, i quali sono circondati da sei angeli appoggiati ad una balaustra che taglia centralmente la scena. L’ambientazione è all’interno di un’architettura e la scena è inquadrata da tre vasi di fiori che fanno da quinta, dietro ai quali si apre una finestra da cui si scorge il cielo azzurro sullo sfondo.

Questo tondo di grandi dimensioni, forse proveniente dalla raccolta del cardinale Anton Maria Salviati (morto a Roma nel 1602), è attestato nell’inventario della collezione del cardinale Scipione Borghese del 1633 circa in cui, in mancanza di una sicura attribuzione, viene definito di incerto autore: “Un quadro la Madonna con il figliolo in braccia san Giovannino in ginocchione con sei Angeli diametro palmi 7 cornice intagliata, et dorata. Incerto”; il dipinto viene successivamente descritto nell’inventario del 1693 con l’attribuzione al Ghirlandaio, e solo a partire dall’elenco fidecommissario del 1833 compare il nome di Botticelli.

In merito alla paternità botticelliana di questa tavola il parere della critica non è unanime: completamente autografa per Crowe e Cavalcaselle (1864, pp. 425-426), Ulmann (1893, pp. 125-126), Venturi (1893, p. 169), Bode (1921, pp. 132-134), Schmarsow (1923, p. 69), si tratta invece di un prodotto di bottega per Morelli (1890, pp. 105-106, che però riconduce al maestro la composizione e ipoteticamente anche il relativo cartone), Horne (1908, p. 126), Yashiro (1929, p. 232), Van Marle (1931, p. 221), Gamba (1936, p. 210), Mesnil (1938, p. 137) e Lightbown (1978, pp. 130-131). Su una posizione intermedia si collocano ad esempio Berenson (1936, p. 91), Salvini (1958, p. 76), Della Pergola (1959, p. 18), Gianandrea (2009, p. 84), Zambrano (2009, p. 192) e più recentemente Rinaldi (2023, p. 216), che la considerano un’opera del maestro assistito da un allievo. In effetti va notato che trattandosi del più grande tondo botticelliano pervenutoci, e che simili dimensioni non si addicono ad un lavoro di secondaria importanza affidabile alla sola bottega, l’opera si configura più verosimilmente come un prodotto di collaborazione, commissionato in ambiente fiorentino (anche per la presenza del Battista, patrono della città, cfr. Zambrano cit., Rinaldi cit.). In ogni caso l’idea spetta quasi certamente al maestro, mentre la sua effettiva partecipazione all’esecuzione pittorica resta maggiormente incerta, sebbene dal disegno preparatorio visibile all’infrarosso se ne possa apprezzare l’alta qualità esecutiva che dunque confermerebbe l’intervento del maestro, che potrebbe aver operato almeno sulle figure principali e sugli angeli. Il tondo Borghese, generalmente datato tra il 1485 e il 1490, è stato inoltre individuato quale prototipo di diverse opere di bottega (cfr. Lightbown cit.), che attestano la fortuna di tale composizione e quindi la paternità botticelliana quantomeno dell’idea originaria.

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
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  • H. Ulmann, Sandro Botticelli, München 1893, pp. 125-126, 155;
  • J.A Crowe, G.B. Cavalcaselle, Storia della pittura in Italia, VI, 1894, pp. 284-285;
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