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Lot e le figlie fuggono da Sodoma

Attribuito a Stella Jacques

(Lione 1596 –Parigi 1657)

Questa pittura, insieme alla Lotta di Giacobbe con l'Angelo (inv. 483), è documentata per la prima volta nella raccolta Borghese nel 1650, assegnata dalla critica al pittore e incisore francese Jacques Stella, noto all'epoca per le sue piccole e raffinate pitture su pietra e metalli preziosi.

L'opera, dipinta a olio su diaspro duro di Sicilia, rappresenta il patrarca biblico Lot che insieme alle due figlie sta lasciando la città di Sodoma, scortato da due angeli mandati da Dio per salvarlo. La scena, costruita sapientemente dal pittore, sfrutta le venature naturali della pietra che mostra sullo sfondo la città distrutta dall'Altissimo, e al centro una minuscola figura bianca, ovvero la moglie del protagonista, tramutata da Dio in una statua di sale per aver contravvenuto al suo ordine di non voltarsi durante la fuga.  


Scheda tecnica

Inventario
487
Posizione
Datazione
1615-1620 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su diaspro duro
Misure
cm 17 x 9
Cornice
Cornice settecentesca (parte di un polittico) cm 25,5 x 109 x 4,5
Provenienza
Roma, collezione Borghese, 1650 (Manilli 1650); Inv. 1693, St. II, n. 129; Inv. 1790, St. VII, n. 96; Inventario Fidecommissario 1833, p. 31; Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
  • 1972 Roma, Galleria Borghese

Scheda

Il dipinto, insieme al suo pendant (inv. 483), è attestato in collezione Borghese a partire dal 1650, segnalato da Iacomo Manilli presso il casino di Porta Pinciana: "gli altri due quadretti di diaspro, dove è dipinta, in uno la Lotta di Giacobbe con l'Angelo e nell'altri, l'Incendio di Sodoma, sono d'un Pittore Fiammengo". L'attribuzione a un ignoto pittore fiammingo, ripetuta nell'inventario del 1693, fu respinta nel 1790 in favore di Federico Zuccari, nome giunto attraverso gli elenchi fedecommissari (1833) fino a Giovanni Piancastelli (1891) ma respinto da Adolfo Venturi (1893) e da Leo van Puyvelde (1950), i quali preferirono parlare di Jan Brueghel il Vecchio. Il primo a portare le due opere nella cerchia di Adam Elsheimer, accostandole timidamente a Jan König, fu Roberto Longhi (1928), parere accolto da Paola della Pergola (1959) e da Sara Staccioli (1971; Id. 1972), ma accettato in parte da Malcom R. Waddingham che, in un articolo apparso sul "The Burlington Magazine" nel 1972, escluse la paternità dell'Elsheimer, attribuendo i dipinti al König.   

Nel 2000, in una nota al saggio sulla raccolta di quadri del Cavalier d'Arpino, sequestrata nel 1607 dai fiscali di Paolo V, Kristina Herrmann Fiore (vedi anche Herrmann Fiore 2006), avvicina le opere a Jacques Stella, pittore e incisore francese attivo in Italia, in particolare a Roma tra il 1622-1634 dove riscosse successo non solo per le sue raffinatissime tele ma anche per i suoi dipinti su pietra e materiali preziosi, tra cui l'onice, l'ardesia, il lapislazzulo e il diaspro, materiale - quest'ultimo - impiegato per il dipinto in esame. L'assegnazione delle due pitture al catalogo del francese non ha però trovato conferma nè nel catalogo della mostra, dedicata al pittore nel 2006-2007; nè nella monografia data alle stampe nel 2006 da Jacques Thuillier. In entrambi i volumi, infatti, i dipinti Borghese risultano assenti. 

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 112; 
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 357 
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 341; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, pp. 216-17; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 223; 
  • L. van Puyvelde, La Peinture Flamande à Rome, Bruxelles 1950, p. 183; 
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 163, n. 234; 
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (III), in “Arte Antica e Moderna”, XXX, 1965, p. 212; 
  • S. Staccioli, in Opere in mosaico, intarsi e pietra paesina, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 1971), a cura di S. Staccioli, Roma 1971, p. 39; 
  • S. Staccioli, Recensione alla mostra Opere in mosaico, intarsi e pietra paesina, in “Musei e Gallerie d’Italia”, XXVI, 1972, p. 52; 
  • M.R: Waddingham, Elsheimer revised, in “The Burlington Magazine”, LII, 1972, p. 610, n. 52;
  • K. Herrmann Fiore, Caravaggio e la quadreria del Cavalier d’Arpino, in Caravaggio: la luce nella pittura lombarda, catalogo della mostra (Bergamo, Accademia Carrara di Belle Arti, 2000), a cura di C. Strinati e R. Vodret, Milano 2000, pp. 68, 76, n. 110; 
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 156;
  • Jacques Stella (1596-1657), catalogo della mostra (Lyon, Musée des Beaux-Arts, 2006-2007; Toulouse, Musée des Augustins, 2007), a cura di S. Laveissière, I. Dubois, Paris 2000 (assente);
  • J. Thuillier, Jacques Stella (1596-1657), Metz 2006 (assente);
  • M. Moretti, Gli anni romani di Jacques Stella (1622-1634) e due nuovi suoi quadri per la Cattedrale di Amelia al tempo del vescovo Domenico Pichi (1623-1633), in "Studi di storia dell’arte", XXX, 2019, pp. 225-238.