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La Maddalena

copia da Vannucci Pietro detto Perugino

(Città della Pieve 1450 - Fontignano 1524)

L'opera, incredibilmente assegnata nel fidecommisso alla mano di Caravaggio, è in realtà una replica antica, di discreto livello, della tavola del Perugino custodita nella Galleria Palatina di Firenze, uscita probabilmente dalla stessa bottega del Maestro. Raffigura Maria Maddalena, una delle discepole di Cristo, qui ritratta a mezzobusto contro uno sfondo scuro, con le mani poggiate su un parapetto; il suo nome corre infatti lungo la scollatura dell'abito.


Scheda tecnica

Inventario
402
Posizione
Datazione
Prima metà del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 50 x 35
Cornice

Salvator Rosa (cm 59,5 x 44 x 5)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza VIII, n. 15; Della Pergola 1955; Eid. 1965); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 21. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni

Lungo la scollatura dell'abito "S MARIA MADALENA"

Conservazione e Diagnostica
  • 1903-05 Luigi Bartolucci

Scheda

La provenienza di questo dipinto è ignota. L'opera, infatti, è documentata solo a partire dal 1693, anno in cui è così elencata nel relativo inventario di casa Borghese: "un quadro di due palmi e mezzo in circa in tavola un ritratto di un giovane [sic] scritto sul petto Sta Maria Madalena del N... con Cornice intagliata dorata. Incerto" (Inv. 1693; cfr. Della Pergola 1955; Eid. 1965).

Incredibilmente attribuita nel Fidecommisso ottocentesco a Caravaggio ("Una Santa, Caravaggio"; Inv. Fid. 1833), fu Giovanni Piancastelli che nel 1891 parlò debitamente di copia della Maria Maddalena Pitti (Firenze, Palazzo Pitti, inv. 1912, 42), quest'ultima dipinta dal Perugino intorno al 1500 distaccandosi dall'iconografia tradizionale della santa che la mostrava ai fedeli nei panni di una penitente. Il pittore, infatti, influenzato a Firenze dal gusto fiammingo, la presenta in abiti contemporanei, ritraendola contro uno sfondo scuro e con le mani poggiate sul parapetto (F. Navarro in Perugino 2004) il cui nome risulta ben leggibile sull'ampio scollo del vestito, forse per evitare che in assenza del suo tipico attributo - il vasetto con gli unguenti - la sua identità potesse essere confusa.

Come suggerito da Paola della Pergola (1955) e confermato dalla critica successiva (Camesasca 1959; Id. 1969; Navarro 2004; Herrmann Fiore 2006), la presente copia è certamente antica e probabilmente uscita dalla bottega del Maestro entro il primo quarto del XVI secolo.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 107;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 194;
  • T. Sillani, Pietro Vannucci detto il Perugino, Torino 1915, p. 24;
  • G. Briganti, F. Canuti, C. Ricci, IV Centenario dalla morte di Pietro Perugino, Perugia 1923, p. 21;
  • U. Gnoli, Pietro Perugino, Spoleto 1923, p. 51, 66;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 216;
  • F. Canuti, Il Perugino, II, Siena 1931, p. 352;
  • R. Van Marle, The Development of the Italian School of Painting, XIV, The Hague 1934, p. 362;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 94, n. 167 ;
  • E. Camesasca, Tutta la pittura del Perugino, Milano 1959, p. 78;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (III), in “Arte Antica e Moderna”, XXX, 1965, p. 202;
  • E. Camesasca, L’Opera completa del Perugino, Milano 1969, p. 100;
  • P. Scarpellini, Perugino, Milano 1991, p. 101 n. 107;
  • F. Navarro, in Perugino il divin pittore, catalogo della mostra (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria, 2004), a cura di V. Garibaldi, F.F. Mancini, Cinisello Balsamo 2004, p. 240, n. I.35;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 132.