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Busto di Giovane

Savoldo Giovanni Girolamo

(Brescia 1480 ca. - Venezia? Post 1548)

Il dipinto, raffigurante un giovane privo di elementi utili alla sua identificazione, è entrato in collezione Borghese in epoca assai tarda, descritto negli inventari fedecommissari come opera di Tiziano. Restituito dalla critica al bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, fu eseguito entro gli anni Trenta del XVI secolo, periodo in cui il pittore fuse la cultura figurativa lombarda con le suggestioni e il colorismo della pittura veneta, guardando in particolar modo agli esempi del maestro cadorino.


Scheda tecnica

Inventario
139
Posizione
Datazione
1527 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 60 x 40
Cornice

Cornice cinquecentesca decorata con rosette e fiori punzonati (cm 78 x 57 x 5)

Provenienza

(?) Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza X, n. 64; Della Pergola 1955); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 20. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1939 Brescia, Pinacotesa Tosio Martinengo;
  • 1953 Sciaffusa, Amsterdam, Bruxelles (varie sedi);
  • 1954 Parigi, Musée de l'Orangerie;
  • 1990 Brescia, Monastero di S. Giulia;
  • 1990 Francoforte, Schirn Kunsthalle;
  • 1991 Firenze, Palazzo Pitti;
  • 1992 Roma, Palazzo Ruspoli;
  • 1993 Parigi, Grand Palais;
  • 1993 Parigi, Galeries Nationales du Grand Palais;
  • 1998-99 Milano, Palazzo Reale;
  • 2001 Milano, Palazzo Reale;
  • 2009 Kyoto, The National Museum of Modern Art;
  • 2010 Tokyo, Metropolitan Art Museum;
  • 2011 Milano, Museo Diocesano;
  • 2014 Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo.
Conservazione e Diagnostica
  • 1947 Carlo Matteucci;
  • 1958 Renato Massi (restauro della cornice);
  • 1981-83 Gianluigi Colalucci;
  • 2009 Cecilia Bernardini (ripresa dei ritocchi alterati e restauro cornice).

Scheda

La provenienza di questa tela è ancora ignota. Il dipinto, infatti, è documentato con certezza nella raccolta pinciana solo a partire dal 1833, descritto erroneamente come opera di Pier Francesco Mola (Inventario Fidecommissario 1833). La proposta di Paola della Pergola (Ead. 1955) di identificarlo con la 'testa di Pastore, di Tiziano' elencata nell'inventario Borghese del 1790 resta a fatica in piedi, recentemente scartata dalla critica (cfr. Santolini 1998; Hermann Fiore 2006).

Per quanto concerne la sua autografia, si sa invece che l'opera, dopo una curiosa attribuzione a Giovanni Battista Moroni - così esposta nella Galleria Borghese (cfr. Della Pergola 1959) - fu debitamente assegnata da Giovanni Morelli (Id. 1880) al bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, pista seguita dal D'Achiardi (Id. 1912) che, accogliendo la tesi di Venturi (Venturi 1893), ritenne la tela uno studio preliminare della figura di Giovanni Evangelista della perduta Deposizione dalla Croce di Berlino datata 1537. Tale ipotesi, estremamente affascinante, fu accettata senza riserve da Paola della Pergola (Ead. 1955) che nel 1955, in occasione della pubblicazione del catalogo dei dipinti della Galleria Borghese, presentò il quadro come opera autografa dell'artista bresciano, avvicinandolo per la malinconica resa del volto al Contadino della collezione Contini-Bonacossi di Firenze.

Datata da gran parte della critica anteriormente al 1537 (Longhi 1928; Venturi 1928; Suida 1935; Gilbert 1986), l'opera è stata collocata da Rossana Bossaglia (Ead. 1963) subito dopo il dipinto berlinese. Secondo la studiosa, infatti, il Ritratto Borghese - assieme al Profeta, di collezione Gussalli di Milano, e il cosiddetto Ritratto di Vienna (Kunsthistorisches Museum) - svela l'iter pittorico del bresciano che, avvicinatosi progressivamente ai modi sciolti della pittura veneziana, passò dai caratteri tedeschizzanti del quadro viennese a una maniera più pastosa e mossa, sviluppo terminato con la tela romana, exemplum della ricerca savoldiana tendente verso la pittura lagunare, in particolar modo verso Tiziano (cfr. Begni Redona 1970).

La tela - "[...] un prevalere di morbide penombre trasparenti su zone abbagliate di luminosità crepuscolare" (De Rinaldis 1935) - ritrae in uno spazio ristretto il profilo di tre quarti di un giovane ragazzo, raffigurato contro uno sfondo scuro, mentre si protende verso lo spettatore. Il taglio ravvicinato della composizione, la posa e l'uso di una luce argentea (Santolini 1998) rappresentano sicuramente una risposta del bresciano ai pungoli della cultura veneziana, una prova - come ha ben sottolineato Boschetto (Id. 1963) - della sua evasione dai modi di Giorgione, quest'ultimo più drammatico e meno introspettivo rispetto al collega bresciano. Il dipinto, forse decurtato nella parte destra, ha avuto diverse letture: se da alcuni è stato ritenuto un ritratto dal vero di un ignoto committente, appartenente forse alla cerchia di Gasparo Contarini (cfr. Begni Redona 1990), da altri è stato interpretato come un San Giovanni Evangelista (Venturi 1893; D'Achiardi 1912; Gilbert 1986), ipotesi entrambe percorribili sebbene prive di evidenze documentarie.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Frizzoni, La Pinacoteca Comunale Martinengo in Brescia, in “Archivio Storico dell’Arte”, II, 1889, p. 32;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 117;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 99;
  • G. Morelli, Kunstkritische Studien uber Italianische Malerei: die Galerien Borghese und Doria-Pamphili in Rom, Leipzig 1880, p. 319, note 1-2;
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 250;
  • P. D'Achiardi, Nuovi acquisti della R. Galleria Borghese, in "Bollettino d'Arte", 1912, fasc. III (marzo), p. 92;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 190; Suida 1935, p. 511;
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 139;
  • Catalogo della Mostra: la Pittura Bresciana del Rinascimento, Brescia 1939, p. 172;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 48;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Milano 1950, p. 19;
  • 500 Jahre venezianische Malerei, catalogo della mostra (Sciaffusa, Museum zu Allerheilegen, 1953), a cura di G. Jedlicka, Schaffenhausen 1953, p. 33;
  • De Venetiaanse Meesters, catalogo della mostra (Amsterdam, Rijksmuseum Amsterdam, 1953), Amsterdam 1953, p. 48;
  • La Peinture Vénetienne, catalogo della mostra (Bruxelles 1953), a cura di A. Michel, Bruxelles 1953, p. 47;
  • Chefs d’oeuvre venitiens de Paolo Veneziano à Tintoret, catalogo della mostra (Parigi, Musée de l'Orangerie, 1954), a cura di M. Florisoone, G. De Angelis d'Ossat, Paris 1954, n. 36;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 127-128, n. 230;
  • R. Bossaglia, in Storia di Brescia, II, La dominazione veneta (1426-1575), Brescia 1963, pp. 1024, 1030 nota 2, 1031;
  • A. Boschetto, Giovan Gerolamo Savoldo, Milano 1963, tav. 31;
  • L. Ferarra, Galleria Borghese, Roma, Novara 1970, p. 78;
  • C. Gilbert, The works of Girolamo Savoldo. With a review of research, New York 1986, pp. 184 n. 33, 360-361;
  • P. V. Begni Redona, in Giovanni Gerolamo Savoldo tra Foppa, Giorgione e Caravaggio, catalogo della mostra (Brescia, Monastero di Santa Giulia, 1990; Frankfurt, Main, Schirn-Kunsthalle 1990), Milano 1990, pp. 170-171, I. 28;
  • F. Frangi, Savoldo: catalogo completo dei dipinti, Firenze 1993, p. 451, n. 73;
  • S. Santolini, in L’anima e il volto: ritratto e fisiognomica da Leonardo a Bacon, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 1998-1999), a cura di F. Caroli, Milano 1998, pp. 86-88;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 331;
  • C. Brown, in Il genio e le passioni: Leonardo e il Cenacolo; precedenti, innovazioni, riflessi di un capolavoro, catalogo della mostra (Milano, Civico Museo d’Arte Contemporanea, 2001), a cura di P. Marani, Milano 2001, p. 298;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 49;
  • L. Bartoni, in Galleria Borghese. The splendid collection of a noble family, catalogo della mostra (Kyoto, The National Museum of Modern Art, 2009; Tokyo, Metropolitan Art Museum, 2010), a cura di C.M. Strinati, A. Mastroianni, F. Papi, Kyoto 2009, p. 82, n. 9.