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Il dipinto, raffigurante un giovane privo di elementi utili alla sua identificazione, è entrato in collezione Borghese in epoca assai tarda, descritto negli inventari fedecommissari come opera di Tiziano. Restituito dalla critica al bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, fu eseguito entro gli anni Trenta del XVI secolo, periodo in cui il pittore fuse la cultura figurativa lombarda con le suggestioni e il colorismo della pittura veneta, guardando in particolar modo agli esempi del maestro cadorino.
La provenienza di questa tela è ancora ignota. Il dipinto, infatti, è documentato con certezza nella raccolta pinciana solo a partire dal 1833, descritto erroneamente come opera di Pier Francesco Mola (Inventario Fidecommissario 1833). La proposta di Paola della Pergola (Ead. 1955) di identificarlo con la 'testa di Pastore, di Tiziano' elencata nell'inventario Borghese del 1790 resta a fatica in piedi, recentemente scartata dalla critica (cfr. Santolini 1998; Hermann Fiore 2006).
Per quanto concerne la sua autografia, si sa invece che l'opera, dopo una curiosa attribuzione a Giovanni Battista Moroni - così esposta nella Galleria Borghese (cfr. Della Pergola 1959) - fu debitamente assegnata da Giovanni Morelli (Id. 1880) al bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, pista seguita dal D'Achiardi (Id. 1912) che, accogliendo la tesi di Venturi (Venturi 1893), ritenne la tela uno studio preliminare della figura di Giovanni Evangelista della perduta Deposizione dalla Croce di Berlino datata 1537. Tale ipotesi, estremamente affascinante, fu accettata senza riserve da Paola della Pergola (Ead. 1955) che nel 1955, in occasione della pubblicazione del catalogo dei dipinti della Galleria Borghese, presentò il quadro come opera autografa dell'artista bresciano, avvicinandolo per la malinconica resa del volto al Contadino della collezione Contini-Bonacossi di Firenze.
Datata da gran parte della critica anteriormente al 1537 (Longhi 1928; Venturi 1928; Suida 1935; Gilbert 1986), l'opera è stata collocata da Rossana Bossaglia (Ead. 1963) subito dopo il dipinto berlinese. Secondo la studiosa, infatti, il Ritratto Borghese - assieme al Profeta, di collezione Gussalli di Milano, e il cosiddetto Ritratto di Vienna (Kunsthistorisches Museum) - svela l'iter pittorico del bresciano che, avvicinatosi progressivamente ai modi sciolti della pittura veneziana, passò dai caratteri tedeschizzanti del quadro viennese a una maniera più pastosa e mossa, sviluppo terminato con la tela romana, exemplum della ricerca savoldiana tendente verso la pittura lagunare, in particolar modo verso Tiziano (cfr. Begni Redona 1970).
La tela - "[...] un prevalere di morbide penombre trasparenti su zone abbagliate di luminosità crepuscolare" (De Rinaldis 1935) - ritrae in uno spazio ristretto il profilo di tre quarti di un giovane ragazzo, raffigurato contro uno sfondo scuro, mentre si protende verso lo spettatore. Il taglio ravvicinato della composizione, la posa e l'uso di una luce argentea (Santolini 1998) rappresentano sicuramente una risposta del bresciano ai pungoli della cultura veneziana, una prova - come ha ben sottolineato Boschetto (Id. 1963) - della sua evasione dai modi di Giorgione, quest'ultimo più drammatico e meno introspettivo rispetto al collega bresciano. Il dipinto, forse decurtato nella parte destra, ha avuto diverse letture: se da alcuni è stato ritenuto un ritratto dal vero di un ignoto committente, appartenente forse alla cerchia di Gasparo Contarini (cfr. Begni Redona 1990), da altri è stato interpretato come un San Giovanni Evangelista (Venturi 1893; D'Achiardi 1912; Gilbert 1986), ipotesi entrambe percorribili sebbene prive di evidenze documentarie.
Antonio Iommelli
Settembre 2022
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Bibliografia
G. Frizzoni, La Pinacoteca Comunale Martinengo in Brescia, in “Archivio Storico dell’Arte”, II, 1889, p. 32;
G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 117;
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Suida 1935, p. 511;
B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 139;
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500 Jahre venezianische Malerei, catalogo della mostra (Sciaffusa, Museum zu Allerheilegen, 1953), a cura di G. Jedlicka, Schaffenhausen 1953, p. 33;
De Venetiaanse Meesters, catalogo della mostra (Amsterdam, Rijksmuseum Amsterdam, 1953), Amsterdam 1953, p. 48;
La Peinture Vénetienne, catalogo della mostra (Bruxelles 1953), a cura di A. Michel, Bruxelles 1953, p. 47;
Chefs d’oeuvre venitiens de Paolo Veneziano à Tintoret, catalogo della mostra (Parigi, Musée de l'Orangerie, 1954), a cura di M. Florisoone, G. De Angelis d'Ossat, Paris 1954, n. 36;
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L. Ferarra, Galleria Borghese, Roma, Novara 1970, p. 78;
C. Gilbert, The works of Girolamo Savoldo. With a review of research, New York 1986, pp. 184 n. 33, 360-361;
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