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Allegoria del creato

Zucchi Jacopo

Firenze 1540-41 - Roma 1595-96)

Il dipinto, riconosciuto dalla critica come opera di Jacopo Zucchi, fu con buona probabilità eseguito intorno al 1585 per lo studiolo romano del cardinale Ferdinando de’ Medici che, per la decorazione della sua nuova villa pinciana, commissionò al pittore una serie di soggetti allegorici su tavola e su rame, tra cui La pesca del corallo (inv. 292).

Documentato in collezione Borghese a partire dal 1693, questo rame rappresenta un’insolita allegoria della creazione, la cui fonte ispiratrice è stata identificata nei salmi della Bibbia. Il soggetto costituisce infatti una sorta di inno alla ricchezza e alla perfezione del genere umano, creato da Dio, 'principio' e 'fine' di ogni cosa, la cui immagine è rappresentata in contrapposizione a quella di un uomo, ritratto in basso a sinistra accanto a un basamento su cui si legge “Omnia in sapientia fecisti et subiecisti sub pedibus eius”.

Con notevole maestria, Zucchi ha qui evidenziato un considerevole numero di dettagli animali e vegetali, realizzati con occhio analitico e scientifico secondo i gusti dell'epoca.


Scheda tecnica

Inventario
293
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su rame
Misure
49 x 39 cm
Provenienza

Roma, Ferdinando de' Medici; Roma, collezione Borghese, 1693 (Inv. 1693, st. IX, n. 20); Inv. 1790, st. VI, n. 26; Inventario Fidecommissario 1833, p. 37; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1985 Roma, Palazzo Venezia;
  • 1986 Venezia, Biennale di Venezia;
  • 1993 Roma, Palazzo Venezia;
  • 1995-1996 Roma, Musei Capitolini;
  • 1996-1997 Firenze, Palazzo Pitti;
  • 1999 Roma, Villa Medici;
  • 2002-2003 Chicago, Art Institut;
  • 2003 Detroit, Institut of Art;
  • 2009 Ottawa, National Gallery of Canada;
  • 2010-2011 Parigi, Musée Maillol;
  • 2017-2018 Firenze, Palazzo Strozzi.
Conservazione e Diagnostica
  • 1907 Luigi Bartolucci (stuccatura, spianatura e piccoli ritocchi);
  • 1999 ABACUS s.n.c. di N. Naldoni e G. Tautschnig (pulitura, reintegrazione pittorica, verniciatura).

Scheda

Secondo la critica, questo piccolo rame fu eseguito da Jacopo Zucchi su richiesta del cardinale Ferdinando de' Medici che incaricò il pittore di dipingere alcune opere per il suo nuovo studiolo romano. Giovanni Baglione, infatti, ricorda che l'artista dopo l'esordio e i primi lavori a Firenze si trasferì a Roma nel 1572, dove entrò in contatto con il principe di casa Medici che gli commissionò una serie di lavori, tra cui La pesca del corallo (inv. 292) e - con buona probabilità - questa raffinata allegoria.

Resta tuttora sconosciuta la sua data di ingresso presso la collezione Borghese, dove l'opera viene segnalata per la prima volta nell'inventario del 1693 come opera di Giuseppe Cesari, noto come il Cavalier d'Arpino "un quadro in rame alto al sud.o con Christallo avanti con Dio padre et una figura a sedere che regge un mappamondo con Paese et Animali del n. 362 seg.to dietro del Cav. Giuseppe d'Arpino". Tale attribuzione, rivista nel 1790 a favore di Jean Brueghel il Vecchio, fu scartata successivamente da Roberto Longhi che dal canto suo avvicinò il rame a Zucchi.

Il soggetto rappresenta una sorta di inno alla creazione, la cui fonte è stata identificata nei salmi della Bibbia. Il rame, infatti, riproduce il creato, voluto da Dio, raffigurato come un vecchio barbuto con in mano un libro su cui campeggiano la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco - l'alfa e l'omega - che rimandano all'Eterno, 'principio' e 'fine' di ogni cosa. In basso a sinistra, in un gioco di contrapposizioni, appare invece una figura maschile, identificabile come il genio umano, seduta accanto a un basamento su cui si legge “Omnia in sapientia fecisti et subiecisti sub pedibus eius”. Questa figura, ritratta nell'atto di sollevare una sfera armillare, è immersa in un paesaggio trattato alla maniera fiamminga, la cui resa lenticolare costituisce uno degli aspetti più attraenti della maestria del pittore fiorentino che qui offre un vasto catalogo di dettagli ripresi dal mondo animale e vegetale.

L'opera è stata datata dalla critica intorno al 1585, per alcune analogie con la pala raffigurante la Natività del Battista, conservata nella chiesa di San Giovanni Decollato a Roma.

  Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 597; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 150; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I: La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 205; 
  • L. van Puyvelde, La Peinture Flamande à Rome, Bruxelles 1950, p. 182; 
  • P. Della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 32; 
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 59, n. 86; 
  • S. Guarino, scheda in La natura morta al tempo di Caravaggio, catalogo della mostra (Roma, Musei Capitolini, 1995-1996), a cura di A. Cottino, Roma 1995, p. 116, n. 17; 
  • A. Giovannetti, in Magnificenza alla corte dei Medici: arte a Firenze alla fine del Cinquecento, catalogo della mostra (Firenze, Museo degli Argenti, 1998), a cura di C. Acidini Luchinat, M. Gregori, D. Heikamp, A. Paolucci, Milano 1997, p. 201, n. 155;
  • P. Morel, in Villa Medici: il sogno di un cardinale; collezioni e artisti di Ferdinando de’ Medici, catalogo della mostra, (Roma, Villa Medici, 2000), a cura di M. Hochmann, Roma 1999, p. 298; 
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 343; 
  • K. Herrmann Fiore, in Art energy. L’energia nella storia dell’arte dall’antichità classica al XX secolo, a cura di C. Biasini Selvaggi, Milano 2004, p. 68; 
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 97;
  • M.G. Aurigemma, Un corpus perduto?: sui disegni di Jacopo Zucchi, in "Studiolo", V, 2007, pp. 115-147;
  • F. Rigon, Jacopo Zucchi: Firenze? 1542 c. - Roma 1592, in Storia di una galleria romana, a cura di A. D’Amelio, Roma 2011,  pp. 193-195; 
  • D. Rezza, "La Gloria del Paradiso" di Jacopo Zucchi: Museo Artistico del Tesoro di San Pietro, Città del Vaticano 2014;
  • E. Ricchi, Il fregio dell’Appartamento Sud di Ferdinando de’ Medici: maestranze all’opera nel cantiere di Jacopo Zucchi, in Frises peintes, a cura di A. Fenech Kroke, A. Lemoine, Paris 2016, pp. 335-355;
  • L. Scanu, Alcune notizie sugli artisti fiorentini presso l’Arciconfraternita di san Giovanni Decollato in Roma e una precisazione per Jacopo Zucchi, in "Predella", XLIII-XLIV, 2018, pp. 137-148.