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Adorazione dei Magi

copia da Rubens Pieter Paul

(Siegen 1577 - Anversa 1640)

Questo dipinto, realizzato sfruttando sapientemente le venature del marmo, è documentato in collezione Borghese solo a partire dal 1833. Eseguito da un anonimo pittore, forse un seguace genovese di Pieter Paul Rubens, riprende una nota tela del Maestro fiammingo raffigurante l'Adorazione di Gesù da parte dei Re Magi, qui ritratti in compagnia di due uomini e di alcuni soldati. Al centro, sotto l'arco, profilata d'oro, la stella cometa che secondo la tradizione guidò i tre uomini verso il luogo in cui nacque il Bambinello.


Scheda tecnica

Inventario
509
Posizione
Datazione
1634 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su marmo
Misure
cm 44 x 37
Cornice

Cornice ottocentesca con kymation (cm 54 x 61 x 5)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 33); Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1950 Carlo Matteucci;
  • 1963 Alvaro Esposti;
  • 1983 Gianluigi Colalucci.

Scheda

La provenienza di questo dipinto è ignota. Le sue prime tracce, infatti, risalgono al 1833 quando l'opera, riconoscibile solo grazie al cartellino applicato sul retro, è così erroneamente elencata nel Fidecommisso Borghese: "Un preseppe, del Bassano, largo palmi I, once 10; alto palmi 3, once 3, in tavola" (Inv. Fid. 1833). Tale descrizione, ripresa da Giovanni Piancastelli che precisa l'attribuzione a Giacomo Bassano (Piancastelli 1891), fu scartata senz'alcun dubbio da Adolfo Venturi (Id. 1893), che dal canto suo preferì parlare di un anonimo pittore della 'Scuola del van Dyck".

Il primo ad accostare questo marmetto alla produzione di Rubens, riconoscendolo debitamente come 'copia senza pregio di una nota composizione rubensiana', fu Roberto Longhi (1928), seguito poco dopo da Paola della Pergola (1959) che suggerì di collocarne l'esecuzione a Genova, dove le opere del Maestro fiammingo furono largamente imitate.

Muovendosi nel solco scavato da Longhi e Della Pergola, nel 1977 Didier Bodard collegò la composizione in esame alla tela di Rubens eseguita nel 1634 a Lovanio (Cambridge, Kings College) di cui esiste uno schizzo originale a Londra (Wallace Collection, inv. P521) e un'incisione di Hans Witdoeck al Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma (FC122517). Date dunque l'importanza e la fama del suo prototipo, è chiaro che l'autore del marmetto Borghese volle cimentarsi con una propria versione del quadro belga, realizzandola però su pietra forse per far sfoggio delle proprie abilità e al contempo renderla più appetibile sul mercato, essendo il dipinto rubensiano largamente riprodotto e imitato tanto nei Paesi Bassi, quanto in Italia.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 42;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 220;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 215;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 43;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 185, n. 275;
  • D. Bodart, in Rubens e l’incisione nelle collezioni del Gabinetto Nazionale delle Stampe, catalogo della mostra, (Roma, Palazzo della Farnesina, 1977), a cura di D. Bodart, R. Mezzetti, Roma 1977, 1977, p. 143;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 163;
  • A. Iommelli, in Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 2022-2023), a cura di F. Cappelletti, P. Cavazzini, Roma 2022, pp. 110-111, 113 n. 73.