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Ritratto di giovane

roman school


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Il busto è menzionato nella Palazzina Borghese per la prima volta nel 1833, collocato, insieme ad altri quindici, su mensole nel muro del Portico.

È raffigurato un giovane nudo, coperto solo dal paludamentum, che, trattenuto sulla spalla sinistra da una fibula, ricade sul petto. Quest’ultimo è attraversato diagonalmente da un balteo, che doveva in origine sorreggere un oggetto non conservato. Il viso, rivolto verso sinistra, mostra un’espressione fiera e sorpresa.

La scultura, menzionata individualmente solo nella guida alle collezioni della Galleria del 1981 sembra si possa ritenere di fattura moderna, realizzata nel XIX secolo probabilmente in occasione dell’allestimento delle sale rese spoglie dall’intervento napoleonico.

Recenti analisi conservative hanno individuato un differente stato di conservazione dei due diversi marmi del busto e della testa. Sono, infatti, visibili sul busto tracce di corrosione ricollegabili, probabilmente ad un’esposizione ad agenti esterni.


Object details

Inventory
XXXIIa
Location
Date
primo quarto del XIX secolo
Classification
Medium
marmo di Luni
Dimensions
marmo bianco microcristallino con leggere venature brune (testa), marmo apuano con venature grigie e brune (busto); cm 35 x 32
Provenance
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Collezione Borghese, ricordato nel Portico della Villa nel 1833 nell’Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 41, n. 9. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservation and Diagnostic
  • 1991 I.C.R. (cantiere didattico)
  • 2008-2009 Consorzio Capitolino di Elisabetta Zatti ed Elisabetta Caracciolo
  • 2022 cantiere di studio e restauro.
  • Restauro: Nobili - Fabrica - Antonelli (imprese associate)
  • Diagnostica (indagini petrografiche): Artelab di Domenico Poggi

Commentary

La testa ideale giovanile maschile è volta verso sinistra. Il volto, di forma ovale e robusta, presenta un’ampia fronte, liscia e priva di rughe e un mento leggermente sfuggente. Nel morbido modellato del volto, gli occhi sono inquadrati da arcate sopraccigliari lievi e regolari, con palpebre sottili dal taglio deciso. L’iride è incisa e la pupilla indicata da un incavo a lunetta; la caruncola lacrimale è ben descritta. La bocca, dalle labbra carnose, è chiusa. I capelli sono composti da ciocche ondulate di media lunghezza, disposte disordinatamente sulla nuca, che incorniciano la fronte giungendo all’altezza del collo.

Il busto è nudo a eccezione del paludamentum, il mantello, che trattenuto sulla spalla sinistra da una fibula circolare decorata da quattro petali incisi, ricade dolcemente sul petto. I pettorali, appena accennati, sono attraversati in senso diagonale da un balteo poggiante sulla spalla destra, che doveva sorreggere un oggetto, come un’arma o una borsa.

La scultura è probabilmente da identificare con uno dei busti presenti nel Portico della Palazzina Borghese nel 1833: “Sedici Busti collocati sopra altrettanti mensoloni, che sporgono in fuori dalle pareti” (Inventario Fidecommissario Borghese, C., p. 41, n. 9). Nel 1893 il Venturi, ne ricorda un numero inferiore “quattordici busti lungo pareti sopra mensole” (p. 12). Il primo a menzionare il ritratto singolarmente è il Moreno nel 1981, che lo ritiene un’opera di età traianea con busto di restauro (p. 101). Lo stesso autore nel 2003 ne mette in dubbio l’autenticità, ritenendolo “un’opera del tutto moderna, ispirata nel tipo di pettinatura e nei lineamenti a ritratti di età antoniniana” (p. 92, n. 49).

Il ritratto sembra potersi accostare all’iconografia ufficiale dei ritratti di età antonina. In particolare, l’espressione assorta e fiera trova confronto con il cosiddetto primo tipo iconografico di Commodo giovane, come si ritrova raffigurato in una scultura conservata ai Musei Capitolini (inv. MC 0454; Bergmann 2015, pp. 74-83).

La testa e il busto, eseguiti in marmi differenti, sono stati considerati non pertinenti, propendendo in particolare per la modernità del busto; entrambe le parti, in base a un’analisi stilistica appaiono moderni.

Recenti indagini conservative hanno altresì evidenziato nel busto la presenza di erosioni superficiali marcate, in particolare sui piani orizzontali, dimostrazione di una permanenza all’esterno non riscontrabile nella testa. Tale difformità potrebbe attribuirsi, forse, alla differente qualità di marmo impiegato per la realizzazione dei due elementi.

Come osservato nel recente studio della Ciofetta si tratta probabilmente di una produzione romana dei primi decenni dell’Ottocento, particolarmente attenta ai modelli iconografici antichi (Ciofetta 2022, pp. 297-298).

Giulia Ciccarello




Bibliography
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 12.
  • V. E. Bianchi, Guida per le Gallerie e i Musei di Roma, Torino-Roma-Milano-Firenze-Napoli, 1910, p. 52.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 15.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 101.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 92, n. 49.
  • M. Bergmann, Gli imperatori e le stilizzazioni delle loro immagini, in “L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano, 180-305 d.C.”, Roma 2015, pp. 74-83.
  • S. Ciofetta, cat. A.3, in “Galleria Borghese. Catalogo Generale. I. Scultura moderna”, a cura di Anna Coliva, Roma 2022, pp. 297-298.
  • Scheda di catalogo 12/99000069, G. Ciccarello 2020.