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Camino

Penna Agostino

(active in Rome 1768-1836)

Cardelli Lorenzo

(Roma 1733 ca. - 1794)

De Rossi Antonio

attivo ultimo quarto del sec. XVIII

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Il camino presenta un frontale con rilievo in rosso antico con scena di Lustratio – antico rito di purificazione tramite il lavaggio o l’aspersione con acqua –, riquadrato da una cornicetta in bronzo dorato; ha una mensola in marmo statuario con modanatura di foglie di acanto e fila di perle. Sui piedritti sono due erme di Bacco in rosso antico, affiancate alle sponde in marmo lunense, con fusto scanalato e piede a zoccolo. L’interno è rivestito di maioliche quadrate, disposte in cellule quadripartite a formare una decorazione geometrica nei colori dominanti giallo chiaro puntinato in scuro, verde, rosa e bianco, incorniciate da una fascia con nastro azzurro a onda e viole del pensiero. Fu realizzato nell’ambito dei lavori di ridecorazione della palazzina su progetto dell’architetto Antonio Asprucci, condotti su commissione di Marcantonio Borghese nell’ultimo quarto del Settecento.


Object details

Inventory
camini-XX
Location
Date
c. 1781-1782
Classification
Period
Medium
marmo statuario, rosso antico; applicazioni in bronzo dorato
Dimensions
altezza cm 147; larghezza cm 209; profondità cm 78
Provenance
Text not translated yet

Commissionato dal Principe Marcantonio Borghese.

Conservation and Diagnostic
  • 1996-1997 - Maria Gigliola Patrizi

Commentary

È il più antico e ricco dei sei camini ornamentali della palazzina, terminato nel 1782 - è l'unico datato -, in marmo statuario, rosso antico e bronzo dorato; il suo disegno è con ogni probabilità da riferire ad Asprucci, architetto di casa Borghese responsabile dei grandi lavori che diedero una nuova veste neoclassica agli interni della palazzina nell’ultimo quarto del Settecento. Presenta, sui piedritti, una coppia di erme di Bacco in rosso antico, caratterizzate da un intaglio a scanalature svasate dello stesso modello di quelle del camino in sala XVI. Il rilievo sulla fronte è firmato da Agostino Penna, scultore attivo a Roma nella seconda metà del Settecento, dove è accademico (1768) e poi principe (1787) di S. Luca. Al centro della fascia centrale, sulla base dell'ara raffigurata, è infatti l’iscrizione AVGVSTINVS PENNA ROM INV ET FEC MDCCLXXXII. Come risulta dalla documentazione conservata nell’Archivio Apostolico Vaticano, pubblicata negli studi di Ferrara (1987) e González Palacios (1993), Penna appronta le sculture in rosso antico tra il 1781 e il 1782 mentre l'incorniciatura del bassorilievo della fascia in bronzo dorato è di De Rossi ("Addì 12 agosto [1782]. Fatto di nuovo palmi 15 oncie 8 di cornice fatta a fittuccia con rosetta nel mezzo tutto di rame cisellato e dorato che vanno intorno al riquadro del Basso rilievo di rosso antico che sta sopra ad un camino nel Palazzo nobile di Villa Pinciana scudi 12.56"). Anche il lavoro di Penna è documentato: "bassorilievo di rosso antico rappresentante un baccanale [1781]; due teste di rosso antico per un camino [1782]". In rapporto a questo lavoro esiste un disegno di Luigi Valadier forse riferibile a una prima idea per l'opera. La scena antica sarà realizzata da Penna tale e quale, ma con diverse proporzioni. Dal fatto che lo scultore abbia realizzato il bassorilievo nel 1781 e le teste per le erme nel 1782 sembra potersi desumere (Palacios 1993) che dovette esserci un cambiamento in corso d'opera per quanto riguarda l'impostazione architettonica del camino.

Sulla fronte è una scena di sacrificio tratta da un noto esemplare antico, di epoca tardorepubblicana: la cosiddetta Ara di Domizio Enobarbo. Di questa Penna replica, con varianti, la parte centrale del frammento conservato al Louvre con scena del rito di purificazione della Lustratio: accanto alla citazione testuale, tuttavia, per raggiungere la lunghezza voluta, egli inserisce figure del Thyasos bacchico, quali Pan, Sileno, baccanti, flautisti. Le figure aggiunte simmetricamente ai lati estremi della composizione, unite alla variante dell'offerente, qui volto verso il centro, annullano l'andamento direzionale verso destra del rilievo romano, irrigidendolo in una perfetta centralità compositiva tipica del tardo Settecento. Una medesima astratta fissità è riproposta nelle due erme che fungono da stipiti. La difficoltà della lavorazione del prezioso marmo rosso, di grande durezza, nella scena di Lustratio crea una sensazione di rigidità. A questo camino si riferisce il conto di Cardelli del settembre 1782 ("l’intaglio eseguito nelli tre cammini di marmo statuario"). Altri documenti (Registro dei mandati 1781-82) ricordano il Lustratore Nicola Bugazzi. La decorazione di fondo a mattonelle policrome smaltate spetta alla manifattura romana di Domenico Cialdi: "a Domenico Cialdi Fabricatore di Majoliche a S. Gallicano [...] 110 mattoni di maiolica a smalto dati per porsi al camino di porfido nella Stanza di cantone dell'Appartamento superiore di S.E.P. [...] scudi 16 il centinaro". Sulla mensola, secondo l’Inventario del 1809, c'era un "orologio di rosso antico con 6 colonnette di Luigi Valadier”. I sei camini della Villa conservano in cinque casi i fondi in metallo originali (eccetto il camino della stanza XI che ne ha uno più antico). Fu lo stesso De Rossi a fornire questi manufatti, sicuramente quattro nel 1783: "Addì 31 luglio 1783...un Frontone grande d'ottone, con festoni, ara nel mezzo, tronchi di palme ...Addì 29 dicembre 3 Frontoni d'ottone simili al primo fatto, con averci mutato il Basso rilievo dell'Ovato di Mezzo ..." (AAV, Arch. Borghese, 5342, n. 5205). Questi quattro fondi sembrano riferirsi ai camini delle stanze IX, X, XIX e XX perché tra loro simili con la sola variazione della decorazione nell'ovale centrale. Una puntuale descrizione di questo camino è infine nell'Inventario del 1809: "Camera del Letto... Cammino di Rosso antico con figure Baccanali con paracammino dipinto in Tavola con suoi capofochi Paletta, e molle".

Paola Berardi




Bibliography
  • L. Ferrara, La Stanza di Elena e Paride nella Galleria Borghese, in Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, III, Roma 1954.
  • L. Ferrara Grassi, Il Casino di Villa Borghese: i camini; note e documenti per l’arredo degli interni; la collaborazione di Agostino Penna e Vincenzo Pacetti, in E. De Benedetti (a cura di), Ville e palazzi. Illusione scenica e miti archeologici, “Studi sul Settecento romano”, n. 3, Roma 1987, p. 250; p. 273.
  • A. González Palacios, Il gusto dei principi: arte di corte del XVII e del XVIII secolo, Milano 1993, pp. 248, 263.
  • P. Mangia, Il ciclo dipinto delle volte. Galleria Borghese, Roma 2001, p. 105.
  • C. Paul, The Borghese Collections and the Display of Art in the Age of the Grand Tour, Aldershot, 2008, p. 312.
  • M. Minozzi, Valadier a Villa Borghese. Uno sguardo ai materiali e alla tecnica, in Valadier. Splendore nella Roma del Settecento, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 30 ottobre 2019-2 febbraio 2020) a cura di G. Leardi, Roma 2019, pp. 35-45, in part. P. 39.