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Camino

Pacetti Vincenzo

Rome 1746 – Rome 1820

De Rossi Antonio

attivo ultimo quarto del sec. XVIII

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Il camino risale al tempo della ridecorazione degli interni nell’ultimo quarto del Settecento, diretta dall’architetto Antonio Asprucci per il Principe Marcantonio Borghese. Ha una struttura in marmo bianco con intarsi di ametista nelle specchiature; al centro della fascia frontale è inserita un’antica formella a rilievo, in marmo rosso antico, incorniciata di granito verde. Riquadri e cornici sono definiti da applicazioni in bronzo dorato; nello stesso materiale sono realizzati i due tralci di vite legati da un nastro, che figurano appesi sugli stipiti. Il bassorilievo antico raffigura il raro soggetto di Teseo che contempla Fea da lui uccisa, tratto da Plutarco, che richiama idealmente la rappresentazione della morte di Didone raffigurata nella volta della stessa sala.


Object details

Inventory
camini-IX
Location
Date
1783-1785 circa
Classification
Period
Medium
marmo bianco, ametista, rosso antico, granito verde; applicazioni in bronzo dorato
Dimensions
altezza cm 140; larghezza cm 205; profondità cm 76
Provenance
Text not translated yet

Commissionato dal Principe Marcantonio Borghese.

Conservation and Diagnostic
  • 1906 Romeo Lazzari
  • 1996 Cecilia Bernardini

Commentary

Si tratta di un camino ornamentale "alla francese" cioè inserito nel muro. Ha frontale in marmo lunense con cornice a mensola, prospetto placcato di ametista a riquadri incorniciati da perline in metallo dorato. Al centro è stata inserita una formella a rilievo in rosso antico entro una cornice di granito verde con battente di metallo dorato, che scende a grembiule a interrompere il listello superiore della bocca del camino. Gli stipiti sono a sbalzo, in marmo lunense placcato di ametista, con cascate di tralci di vite sempre in bronzo dorato. L'apertura della bocca è rifinita da una modanatura di perle e listello con foglie di acanto.

L'interno del focolare è ricoperto di mattonelle di maiolica figurate di cm. 22x22 a fondo bianco, con vegetali e cornucopie in disposizione simmetrica. Ai lati, entro medaglioni circolari, si trovano l'aquila e il drago, animali araldici dei Borghese. La piastra metallica del focolare ha superiormente una voluta centrata da una testina di medusa del tipo Rondanini (così detto dall’esemplare conservato nella Gliptoteca di Monaco di Baviera), dalla quale partono festoncini di alloro; altri festoncini cadono dal riccio della voluta. Al centro, un trofeo di armi entro ovale riquadrato da rami di alloro incrociati.

È uno dei sei camini ornamentali della palazzina, realizzati secondo il progetto dell’architetto Antonio Asprucci, responsabile della nuova veste degli interni voluta da Marcantonio Borghese. Sostituisce un precedente seicentesco in peperino "guernito con cornice di portasanta scolpita con un drago" (Montelatici 1700); è caratterizzato, come gli altri camini, dall'inserto di marmi preziosi e dalla decorazione della fronte ispirata ai modelli antichi raccolti e pubblicati da Giovan Battista Piranesi nell’opera Diverse maniere di adornare i cammini, del 1769. Quest'esemplare è giocato sui toni freddi del violetto dell’ametista e del verde del granito raccordandosi alla cromia dell'intera volta. È opera di Vincenzo Pacetti, come testimonia Nibby, anche se si deve ricordare che l’autore riferisce a Pacetti anche il rilievo del camino della sala XX, firmato invece da Penna. Le applicazioni in bronzo dorato sono di Vincenzo de' Rossi, ottonaro di casa Borghese (1784).

Il bassorilievo in marmo rosso antico inserito sul fronte presenta la riproduzione letterale da una gemma descritta da Winckelmann nei Monumenti antichi inediti (1767) con il raro soggetto Teseo che contempla Fea da lui uccisa, tratto da Plutarco, destinato a ricordare allo spettatore la morte di Didone raffigurata nella volta della sala.

La documentazione su questi manufatti, conservata nell’Archivio Apostolico Vaticano, è pubblicata negli studi di Ferrara (1987) e González Palacios (1993). In un conto del 17 luglio 1784 di De Rossi vengono descritte le rifiniture del camino:" n. Palmi 54 di cornicetta à Pater Nostri tutti torniti scudi 32.40; n. Palmi 10:1/2 di Cornice doppia con fondo liscio e sua Fittuccia riportata tutta cisellata scudi 18.90; N. Palmi 5 once una 1/2 cornice tutta di un pezzo di lavoro con Foglie, e Paternostrini intorno tutta cisellata [...] che gira intorno al Basso rilievo, che stà in mezzo al sudetto Cammino [...] sc. 10.25; Fatto 2 Cascate di Festoni di Frondi di Pampini con legature di fettuccia da capo, e sua rosa nel mezzo di rame tutte cesellate e dorate [...] che vanno alli 2 Piani delli 2 Pilastri del sudetto Cammino scudi 9".

Sopra il camino era una specchiera; nell'Inventario del 1809 compare infatti così descritto: "Cammino di marmo bianco con fondo di amatista e bassorilievo nel mezzo di rosso antico con suo paracammino con setino verde fusto di noce Paletta, e molle. Sopra il Medesimo due pilastri di Cristallo dipinti, e specchio grande nel mezzo con piccola cornice dorata".

I sei camini della Villa conservano in cinque casi i fondi in metallo originali (eccetto il camino della stanza XI che ne ha uno più antico). Fu lo stesso De Rossi a fornire questi manufatti, sicuramente 4 nel 1783: "Addì 31 luglio 1783...un Frontone grande d'ottone, con festoni, ara nel mezzo, tronchi di palme ...Addì 29 dicembre 3 Frontoni d'ottone simili al primo fatto, con averci mutato il Basso rilievo dell'Ovato di Mezzo ..." (f. 5342, n. 5205). Questi quattro fondi sembrano riferirsi ai camini delle stanze IX, X, XIX e XX perché tra loro simili con la sola variazione della decorazione nell'ovale centrale. A Domenico Cialdi "Fabricatore di Majoliche a S. Gallicano" si devono le piastrelle in maiolica del rivestimento interno.

Paola Berardi




Bibliography
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, pp. 297-298.
  • J. Winckelmann, Monumenti antichi inediti, Roma 1767, n. 67.
  • L. Ferrara Grassi, Il Casino di Villa Borghese: i camini; note e documenti per l’arredo degli interni; la collaborazione di Agostino Penna e Vincenzo Pacetti, in E. De Benedetti (a cura di), Ville e palazzi. Illusione scenica e miti archeologici, “Studi sul Settecento romano”, n. 3, Roma 1987, p. 250; p. 272.
  • A. González Palacios, Il gusto dei principi: arte di corte del XVII e del XVIII secolo, Milano 1993, pp. 247-248.
  • P. Mangia, Il ciclo dipinto delle volte. Galleria Borghese, Roma 2001, pp. 61-62.
  • C. Paul, The Borghese Collections and the Display of Art in the Age of the Grand Tour, Aldershot, 2008.