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Testa di vecchio

Seguace di Barocci Federico

(Urbino 1535 ca. - 1612)

Già attribuito a Federico Barocci e poi riferito all’ambito di Raffaello, questo piccolo dipinto figura nella collezione Borghese solo a patire dal 1833. Esso mostra chiari rapporti con la produzione di Barocci, come visibile confrontandolo con le opere autografe conservate nella Galleria Borghese, in particolare la testa del San Girolamo e quella di Anchise nella Fuga di Enea da Troia. Pur considerando tali evidenze questa pittura risulta di qualità inferiore rispetto allo standard del Barocci, pertanto è ritenuta di un suo seguace, forse di ambito senese.


Scheda tecnica

Inventario
162
Posizione
Datazione
fine XVI, inizi XVII secolo
Tipologia
Materia / Tecnica
olio su carta incollata su tela
Misure
cm 31 x 22
Cornice

fine ‘800 cm. 41 x 107,5 x 5,6

Provenienza

Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 23, n. 8. Acquisto dello Stato, 1902.


Scheda

Questo piccolo dipinto a olio su carta incollata su tela, rappresentante uno studio di una testa di vecchio, risulta elencato per la prima volta nell’inventario fidecommissario del 1833. L’opera è stata attribuita da Adolfo Venturi (1893, p. 107) a Federico Barocci, parere non condiviso da Roberto Longhi (1928, p. 193) che l’ha ricondotta ad un seguace di Raffaello e datata intorno alla metà del Cinquecento. Successivamente Paola Della Pergola (1959, pp. 70-71) è tornata ad accostare il dipinto alla maniera di Barocci sulla base di appropriati confronti con opere autografe come la testa di Anchise nella Fuga di Enea da Troia o quella del San Girolamo della Galleria Borghese (inv. nn. 68 e 403), ma anche quella dell’apostolo in ultimo piano nell’Eucarestia in Santa Maria sopra Minerva a Roma. Questi confronti – come notato dalla stessa Della Pergola – se da una parte fanno emergere rapporti molto stretti con la produzione del maestro urbinate, dall’altra indicano che il dipinto non possa essere a lui attribuito in quanto mostra un’esecuzione meno fine rispetto al suo standard abituale. Per tali motivi l’opera è esclusa dalle monografie sul Barocci ed è ritenuta di un suo seguace. Nella fattispecie, secondo Kristina Herrmann Fiore (2006, p. 57), potrebbe trattarsi di un pittore senese della fine del Cinquecento.

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 441;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 107;
  • G. Cantalamessa, Note manoscritte al Catalogo di A. Venturi del 1893, Arch. Gall. Borghese, 1911-1912, n. 162;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 193;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 70-71, n. 102;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 57.