Galleria Borghese logo
Risultati della ricerca
X
Nessun risultato :(

Consigli per la tua ricerca:

  • I risultati del motore di ricerca si aggiornano istantaneamente non appena si modifica la chiave di ricerca.
  • Se hai inserito più di una parola, prova a semplificare la ricerca scrivendone solo una, in seguito si potranno aggiungere altre parole per filtrare i risultati.
  • Ometti parole con meno di 3 caratteri, ad esempio "il", "di", "la", perché non saranno incluse nella ricerca.
  • Non è necessario inserire accenti o maiuscole.
  • La ricerca di parole, anche se scritte parzialmente, includerà anche le diverse varianti esistenti in banca dati.
  • Se la tua ricerca non produce risultati, prova a scrivere solo i primi caratteri di una parola per vedere se esiste in banca dati.

Ritratto di Galba

ambito romano


La testa calva, con la fronte attraversata da rughe poco incise, le sopracciglia increspate, profondi solchi naso labiali e bocca dal prolabio evidente sono caratteristiche comunemente associate dagli artisti alla figura dell’imperatore Servio Sulpicio Galba (68-69). Non è noto il nome dell’autore del busto, che si dovette servire delle descrizioni antiche – primo fra tutti Svetonio –, delle effigi monetarie e degli studi di eruditi ed antiquari per ricostruire la fisionomia dell’imperatore del quale all’epoca non erano noti ritratti scultorei. Il busto appartiene a una serie di 16, tutti in porfido e alabastro, esposti fino al 1830 circa nel Palazzo Borghese e dal 1732 documentati nella villa Pinciana.


Scheda tecnica

Inventario
CXXVII
Posizione
Datazione
XVII secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
porfido e alabastro orientale
Misure
altezza 90 cm
Provenienza
Inserito tra il 1674 e il 1676 nella decorazione della Galleria del Palazzo Borghese in Campo Marzio (H. Hibbard, Palazzo Borghese Studies. II, the Galleria, in “The Burlington magazine”, 104,1962, pp. 9-20). Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C, p. 49, n. 111. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
  • 1995/1996 C.B.C. Coop. a.r.l.

Scheda

Il busto, raffigurante Servio Sulpicio Galba, l’imperatore salito al trono alla morte di Nerone e deposto e ucciso dopo pochi mesi nel 69, è rappresentato frontalmente con indosso il paludamentum appuntato sulla spalla destra con una fibula tonda, sopra alla corazza e a una veste dalle maniche corte. La testa è calva, la fronte è attraversata da rughe poco profonde, le sopracciglia increspate sopra gli occhi – non perfettamente simmetrici e inclinati verso l’esterno – suggeriscono un’espressione carica di preoccupazione e rassegnazione, profondi solchi naso labiali inquadrano la bocca ben definita dal prolabio profondamente scavato. Nel collo, solcato dai tendini contratti, è ben evidenziato il pomo d’Adamo.

Ormai settantaduenne quando salì al trono, stando al racconto di Svetonio Galba era calvo, aveva naso aquilino e occhi cerulei (Vit., VII, 21). Oltre agli scarsi cenni descrittivi delle fonti letterarie, la ricostruzione del suo aspetto era affidata quasi esclusivamente alle monete, dal momento che nessun ritratto antico certamente suo ci è giunto (Felletti Maj 1960, pp. 757-758). L’ignoto autore del busto deve aver guardato quindi ai vari testi pubblicati nel corso del Cinquecento allo scopo di ricostruire le fisionomie degli uomini illustri del passato: una somiglianza evidente la si riscontra con il volto di Galba presente nelle Effigies viginti quatuor Romanorum imperatorum (tav. VII), variamente attribuito a Fulvio Orsini o Onofrio Panvinio.

L’opera fa parte di una serie di sedici busti in porfido e alabastro provenienti dal Palazzo Borghese in Campo Marzio: riproducenti i Dodici Cesari narrati da Svetonio con l’aggiunta di Nerva e Traiano, di un secondo Vitellio e di un altro Tito, erano collocati all’interno delle nicchie della galleria e circondati da una decorazione con rilievi in stucco raffiguranti episodi salienti della vita di ciascuno e personificazioni delle rispettive virtù, eseguita da Cosimo Fancelli tra il 1674 e il 1676 (Hibbard 1962). In tale collocazione la serie è documentata fino al 1830 (Nibby, p. 360), per poi figurare tra le opere esposte nella sala IV della Villa Pinciana nel 1832 (Nibby 1832, p. 96), con una diversa composizione e l’aggiunta di un altro Vespasiano, eseguito da Tommaso Fedeli nel 1619, proveniente dalla sala del Gladiatore.

Stando ai documenti conservati nell’Archivio Borghese la serie era composta, come detto, dai “Dodici Cesari” con l’aggiunta di Nerva e Traiano, di un secondo Vitellio e di un altro Tito (ASV, AB, b. 5688, n. 15, pubblicati in Hibbard 1962, appendice, doc. I, pp. 19-20). Nel 1830 Nibby li identifica– ancora in Campo Marzio – come “16 busti con teste di porfido, rappresentanti i 12 Cesari e 4 consoli”, e due anni dopo quando ormai sono esposti lungo le pareti della sala IV, li elenca come Traiano, Galba, Claudio, Otone, Vespasiano (2 esemplari), Scipione Africano, Agrippa, Augusto, Vitellio (2 esemplari), Tito, Nerone, Cicerone, Domiziano, Vespasiano, Caligola e Tiberio. Se l’ultima citazione – comprendente anche un secondo Vespasiano, eseguito da Tommaso Fedeli nel 1619, proveniente dalla sala del Gladiatore – è quella che corrisponde allo stato attuale della serie (e trova conferma nell’Inventario Fidecommissario del 1833), resta difficile comprendere che fine abbiano fatto i ritratti di Cesare, Tito e Nerva, presenti nel 1674-76 e non più rintracciabili nella serie attuale, chi fosse il quarto console indicato da Nibby nel 1830, dal momento che oggi ve ne sono solo tre (Agrippa, Cicerone e Scipione Africano) e quale sia la provenienza di questi ultimi. Appare quindi ipotizzabile che i busti utilizzati nella galleria – già presenti nel Palazzo Borghese – non corrispondessero ai personaggi previsti nel programma iconografico della volta e che questa difformità abbia in seguito complicato l’identificazione dei ritratti. A sostegno di questa ipotesi è anche la datazione dell’insieme, che la critica è concorde nel ritenere eseguito contemporaneamente nel XVII secolo (Faldi 1954, pp. 16-17; Della Pergola, 1974; Moreno, C. Stefani,2000, p. 129; Del Bufalo 2018, p. 116).

Sonja Felici




Bibliografia
  • P. de’ Sebastiani, Viaggio curioso de’ palazzi e ville più notabili di Roma, Roma 1683, p. 26.
  • F. Deseine, Description de la ville de Rome en faveur des étrangers, Lyon 1690, II, p. 50.
  • P. Rossini, Il Mercurio errante delle grandezze di Roma, tanto antiche, che moderne, Roma 1693, p. 41.
  • G.P. Pinaroli, Trattato delle cose più memorabili di Roma tanto antiche come moderne, che in essa di presente si trovano, Roma 1725, III, p. 12.
  • F. de’ Ficoroni, Le singolarità di Roma moderna, Roma 1744, p. 51.
  • G. Roisecco, Roma antica e moderna, Roma 1750, II, p. 109.
  • R. Venuti, Accurata, e succinta descrizione topografica, e istorica di Roma moderna, Roma 1766, p. 170.
  • M. Vasi, Itinerario istruttivo di Roma e delle sue adiacenze, Roma 1794, I, p. 392.
  • C. Fea, Nuova descrizione di Roma antica e moderna e de’ suoi contorni, sue rarità specialmente dopo le nuove scoperte cogli scavi: arricchita delle vedute più interessanti, Roma 1820, II, p. 481.
  • A. Nibby, Itinerario di Roma e delle sue vicinanze, vol. 2, Roma 1830, p. 360.
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 94.
  • A. Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII. Parte seconda moderna, Roma 1841, pp. 919-920.
  • Beschreibung der Stadt Rom, a cura di E. Z. Platner, III, 3, Stuttgart-Tübingen 1842, p. 249.
  • E. Pistolesi, Descrizione di Roma e suoi contorni, Roma, Gallarini, 1852, p. 385.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano del Palazzo della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), I, p. 19.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, pp. 33-34.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 13.
  • A. De Rinaldis, Arte decorativa nella Galleria Borghese, in “Rassegna della Istruzione artistica”, 10-11-12, 1935, pp. 311-319, in part. p. 318.
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese in Roma, Roma 1948, p. 25.
  • P. Della Pergola, La galleria Borghese in Roma, Roma 1951, pp. 14-15.
  • I. Faldi, Galleria Borghese. Le sculture dal sec. XVI al XIX, Roma 1954, pp. 16-17, cat. 11, fig. 11i.
  • B.M. Felletti Maj, in Enciclopedia dell’Arte Antica, classica e orientale, a cura di R. Bianchi Bandinelli, G. Becatti, vol. III, 1960, pp. 757-758.
  • H. Hibbard, Palazzo Borghese Studies. II, the Galleria, in “The Burlington magazine”, 104,1962, pp. 9-20.
  • Le collezioni della Galleria Borghese, a cura di S. Staccioli, P. Moreno, Milano 1981, p. 103.
  • K. Fittschen, Sul ruolo del ritratto antico nell’arte italiana, in Memoria dell’antico nell’arte italiana, II, I generi e i temi ritrovati, a cura di S. Settis, Torino 1985, pp. 383-412.
  • D. Di Castro Moscati, Il porfido rosso antico, una esclusività romana, in “Gazzetta antiquaria”, 1, 1987, pp. 42-48.
  • E. Fumagalli, Palazzo Borghese: committenza e decorazione privata, Roma 1994.
  • Galleria Borghese, a cura di A. Coliva, Roma 1994, p. 15.
  • Guida alla Galleria Borghese, a cura di K. Herrmann Fiore, Roma 1997, p. 43.
  • D. Batorska, Designs for the Galleria in Palazzo Borghese in Rome: new proposals, in “Paragone”, 48, 1997(1998), pp. 26-45.
  • M.C. Marchei, Alabastro egiziano o cotognino, onice, in Marmi antichi, a cura di G. Borghini, Roma 1997, pp. 140-141, cat. 4; Porfido rosso, Ibidem, p. 274, cat. 116.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 129, fig. 2.
  • V. Curzi, Allestimenti di dimore romane tra Seicento e Settecento: un itinerario nella tradizione classicista dell’Urbe, in Il capitale culturale, Supplementi 8 (2018), pp. 301-316, in part. 305-306.
  • D. Del Bufalo, Porphyry. Red imperial porphyry. Power and religion, Torino 2018, p. 116, n. H79.
  • Scheda di catalogo 12/01008637, S. Pellizzari 1983; aggiornamento S. Felici 2020.