La visione di sant' Agostino
Questo alabastro, insieme alla Visione di sant’Antonio abate (inv. 474), è attestato in collezione Borghese sin dalla fine del XVII secolo, tradizionalmente riferito dalla critica al pittore marchigiano Federico Zuccari ma di recente avvicinato a Jacques Stella e a Siegmund Laire.
Raffigura Agostino, il santo d'Ippona, mentre medita sul mistero della Trinità, qui finta in una sorta di nube mistica, ricreata sfruttando sapientemente le vene naturali del supporto.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
primi anni del XVII secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Cornice
Cornice fine ‘700/’800 (parte di un polittico; cm 82 x 25 x 4,3)
Provenienza
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza XI, n. 82; Della Pergola 1959); Inventario 1790, Stanza VII, nn. 14, 24; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 29. Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
- 1972 Roma, Galleria Borghese
Conservazione e Diagnostica
- 1997 Ditta Cobisi (cornice)
Scheda
Questa pittura, pendant per tecnica, dimensione e soggetto alla Visione di sant'Antonio abate (inv. 474), è attestata per la prima volta in collezione Borghese nel 1693, così descritta nel relativo inventario: "due quadrucci in Pietro con cornice e frontespitio con rame o argento uno con la Trinità e l'altro con un frate colco depinto sulla pietra. Incerto del n..." (Inv. 1693). Assegnata genericamente nel 1790 allo 'Zuccari' (Inv. 790) - nome precisato con quello di Federico solo nel 1893 (Venturi 1893) - tale attribuzione fu messa in dubbio da Roberto Longhi (1928) che, seguito da Paola della Pergola (1959), parlò di anonimo romano della seconda metà del XVI secolo, parere ripreso senza alcuna riserva dalla critica successiva (Staccoli 1971; Stefano 2000).
Nel 2006, nel catalogo per immagini della Galleria Borghese, Kristina Herrmann Fiore ha attribuito la coppia di alabastri all'artista francese Jacques Stella, assegnazione che sembra non aver trovato conferma né nel catalogo della mostra dedicata al pittore nel 2006-2007; né nella monografia data alle stampe nel 2006 da Jacques Thuillier. Secondo chi scrive (Iommelli 2022), il dipinto è da avvicinare a un pittore ancora legato al mondo tardomanierista, attivo a Roma a cavallo tra la fine del XVI e i primi anni del XVII secolo, dove ebbe modo di familiarizzare con i modelli figurativi del Cavalier d'Arpino. Si potrebbe trattare di Siegmund Laire, artista bavarese, giunto a Roma intorno al 1585, ricordato da Giovanni Baglione (1642) per le sue composizioni su pietra formate "[...] con una maniera che riempiva gl'animi d'estrema meraviglia". In stretto contatto con i Gesuiti, l'artista produsse numerose composizioni di piccolo formato raffiguranti i santi più venerati della comunità cristiana.
Antonio Iommelli
Bibliografia
- G. Baglione, Le vite de' pittori, scultori, architetti ed intagliatori..., Roma, Andrea Fei, 1642, p. 53;
- X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 357;
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, pp. 339, 540;
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 215;
- R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 223;
- P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 97, n. 138;
- P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (III), in “Arte Antica e Moderna”, XXX, 1965, p. 210;
- S. Staccioli, in Opere in mosaico, intarsi e pietra paesina, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 1971), a cura di S. Staccioli, Roma 1971, p. 36;
- A. Vannugli, Sigismondo Laire. Note documentarie su un «nome senza opere» nella Roma del Seicento, in "Studi romani", XXXIII, 1985, p. 20;
- C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 207 ;
- K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 154;
- G. Ramallo Asensio, Una joya con pintura del miniaturista Segismundo Laire, in Estudios de platería. San Eloy, a cura di J. Rivas Carmona, Murcia 2006, p. 248 nota 14;
- Jacques Stella (1596-1657), catalogo della mostra (Lyon, Musée des Beaux-Arts, 2006-2007; Toulouse, Musée des Augustins, 2007), a cura di S. Laveissière, I. Dubois, Paris 2000 (assente);
- J. Thuillier, Jacques Stella (1596-1657), Metz 2006 (assente);
- A. Iommelli, 'Petrae volant, scripta manent': tracce di pietre in casa Borghese nel XVII secolo, in Meraviglie senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese, 2022), a cura di F. Cappelletti, P. Cavazzini.
- S. Zierholz, The Subiconographic Surface: Two Temptations of Saint Anthony Painted on Stone, in "The Art Bulletin", CIII, 2021, pp. 36-60;
- E. Bracchi, Sigismondo Laire (1552-1639), Todi 2023, pp. 244-248, 325-326 nn. 9-10;
- B. Provinciali, Dipinti su supporti lapidei diversi tra il 1500 e il 1600. Materiali e tecniche fra tradizione e invenzione, in Meraviglia senza tempo. Gli studi dopo la mostra, a cura di F. Cappelletti con P. Cavazzini, Firenze 2024, p. 165.