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La cattura di Cristo

Baburen Dirk van

(Utrecht 1590 ca. - 1624)

Il dipinto appartenne allo scultore Bartolomeo Cavaceppi, il quale nel 1787 lo cedette insieme ad altre opere a Marcantonio Borghese in cambio di un vitalizio di cinquanta scudi mensili. Il quadro venne ricondotto alla mano di Dirk van Baburen da Roberto Longhi, che per primo lo accostò alle opere eseguite dall’artista per San Pietro in Montorio a Roma. La composizione è in stretto rapporto con il dipinto di stesso soggetto eseguito da Caravaggio per Ciriaco Mattei nei primi anni del Seicento, di cui furono prodotte numerose copie.


Scheda tecnica

Inventario
028
Posizione
Datazione
1616 - 1619 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 139 x 202
Cornice

‘800 (con fregio loto/palmette) cm. 163,5 x 230,5 x 9

Provenienza

Roma, Marcantonio Borghese, 1787 (dal vitalizio di Bartolomeo Cavaceppi); Inv. 1790, St. I, n. 31; Inventario Fidecommissario 1833, p. 10, n. 39; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1928 Roma, Galleria Borghese
  • 1951 Milano, Palazzo Reale
  • 1993 Dublino, National Gallery of Ireland
  • 1999-2000 Madrid, Museo Nacional del Prado; Bilbao, Museo de Bellas Artes
  • 2001 Tokyo, Museo Teien; Okazaki, City Museum
  • 2007-2008 Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Conservazione e Diagnostica
  • 1950 Decio Podio (rintelaiatura)
  • 1951 Restauratori mostra Caravaggio a Milano

Scheda

Un documento conservato nel Fondo Borghese (Archivio Segreto Vaticano) rende noto che il dipinto faceva parte di un nucleo di opere che lo scultore Bartolomeo Cavaceppi cedette al principe Marcantonio Borghese nel 1787, in cambio di un vitalizio di cinquanta scudi mensili (cit. in Della Pergola 1959, p. 225, n. 95). L’opera è citata come “Il Bacio di Giuda di Vander”, da riferirsi probabilmente all’abbreviazione o deformazione di un nome fiammingo.

Nello stesso anno, sul Giornale delle belle arti (1787, p. 124) compare un trafiletto dedicato alle opere esistenti nella Villa Pinciana di Marcantonio Borghese, tra cui figura “Un bellissimo bacio di Giuda del Wandich”. Il dipinto ritorna nell’inventario della collezione del 1790, il primo a darne notizia, con la medesima descrizione presente nel documento inerente al vitalizio, mentre in quello fidecommissario del 1833 compare alla voce “Il bacio di Giuda, di Sein [Stern ?], largo palmi 9; alto palmi 6, oncie 2”.

L’attribuzione della Cattura di Cristo a Dirk van Baburen è avanzata per la prima volta da Roberto Longhi (1926, pp. 69-70), il quale rifiuta il nome di Bartolomeo Manfredi, già proposto da Adolfo Venturi (1893, p. 46), e riconosce nell’opera un rapporto con le opere eseguite dall’artista olandese per la chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. In particolare, lo studioso ritiene l’esecuzione del dipinto Borghese di poco precedente alla Deposizione per la chiesa romana, databile 1617, mentre Slatkes (1965, p. 54) e Franitz (2013, p. 106) lo ritengono successivo, del 1619 circa.

All’indomani del suo arrivo a Roma (1615 circa), il pittore di Utrecht aveva già affrontato l’episodio dell’arresto di Cristo in un dipinto destinato all’ambasciatore spagnolo Pietro Cussida (oggi presso la Fondazione Longhi a Firenze). In questo caso il tema include anche il brano di Pietro, santo eponimo del committente, che recide l’orecchio a Malco, rappresentato nella parte destra della scena. Secondo Franits (cit.), il dipinto per Cussida manifesta ancora una netta distanza dagli esiti di quello Borghese, in cui le figure, rappresentate di tre quarti, sono caratterizzate da maggiore grazia e armonia.

Il dipinto presenta notevoli attinenze con la Cattura di Cristo (Dublino, National Gallery of Ireland) dipinta da Caravaggio per Ciriaco Mattei nei primissimi anni del Seicento, di cui esistono numerose copie. L’elaborazione del medesimo soggetto da parte di Dirk van Baburen avviene in chiave più equilibrata e composta. Alle lucide armature che illuminano la scena con i loro bagliori, si contrappone la figura centrale del Cristo dalla rossa veste, lo sguardo alzato al cielo e le mani intrecciate, unico tra i personaggi ad essere rivolto verso lo spettatore. La composizione appare costruita e orchestrata in modo cadenzato, così da suggerire una drammaticità più teatrale che profonda. L'opera risente dell'elaborazione del linguaggio caravaggesco operata da Bartolomeo Manfredi, indirizzato verso una sostanziale semplificazione delle drammatiche implicazioni di ordine artistico e morale proprie della pittura del Merisi. Le invenzioni caravaggesche divennero così di più facile divulgazione e, riprodotte in differenti contesti, erano pronte a trasformarsi in elementi di una pittura “di genere” che avrebbe dato luogo al fenomeno del cosiddetto “caravaggismo”. Questo metodo, definito appunto “Manfrediana methodus”, trovò larga diffusione a Roma nei primi decenni del XVII secolo, in particolare presso la consistente colonia di artisti nordici che vi soggiornava alla ricerca di nuove e prestigiose committenze. Van Baburen, in particolare, che lavorò con David de Haen nella chiesa di San Pietro in Montorio, seppe mediare la lezione caravaggesca con lo stile barocco proprio delle opere di Rubens.

Franits (cit., p. 107, nn. A13W1, A13R1) segnala due copie del dipinto di pressoché identiche dimensioni, di cui attualmente non si conosce collocazione.

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • “Giornale delle Belle Arti”, 21 aprile 1787, p. 124;
  • A. Manazzale, Itinerario (cfr. 1794 e 1798), 1817, I, p. 240;
  • M. Vasi, Itinerario (cfr. 1786), 1818, I, p. 61;
  • A. Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII. Parte seconda moderna, Roma 1841, p. 596;
  • X. Barbier de Montault, Les Musées et Galeries de Rome, Rome 1870, p. 363;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 419;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 46;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie italiane. R. Galleria Borghese (I. Bernini-Lelio Orsi-Guy François-Dirk Baburen-Savoldo), in “Vita artistica”, 1926, pp. 69-70;
  • T. H. Fokker, The Nederlandsche Navolgers van Caravaggio te Rome, in “Oud Holland”, XLIV, 1927, p. 137;
  • G. J. Hoogewerff, in Mostra di capolavori della pittura olandese, catalogo della mostra (Roma, Galleria Borghese 1928), Roma 1928, p. 44;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 23;
  • A. Schneider (von), Caravaggio und die Niederländer, Marburg-Lahn 1933, pp. 44, 134
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, (“Itinerari dei Musei e Monumenti d’Italia” XLIII), 3a ed., Roma 1939, p. 17;
  • G. Castelfranco, Mostra del Caravaggio, in “Bollettino d’Arte” (XXXVI), 1951, p. 285;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma (“Itinerari dei Musei e monumenti d’Italia”), Roma 1951, p. 23;
  • Mostra del Caravaggio e dei Caravaggeschi, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 1951), Firenze 1951, pp. 43-44;
  • A. Czobor, “L’arrestation du Christ” du Caravage, in “Bullettin de Musée Hongrois des Baux-Arts, X, 1957, p. 30;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 144, n. 197;
  • M. Rostworowski, Nowe Nazwiska Malarzy Holenderskich w Galerii Czartoryskich Muzeum Narodowego w Krakowie, in “Biuletyn historii sztuki”, XXII, 1960, p. 299;
  • L. J. Slatkes, Dirck van Baburen, Utrecht 1965, pp. 6, 51-55, 110-112, 123;
  • L. J. Slatkes, David de Haen and Dirck van Baburen in Rome, in “Oud Holland”, LXXXI, 1966, pp. 182-183;
  • S. Benedetti, in Caravaggio. The Master Revealed, catalogo della mostra (Dublino, National Gallery of Ireland, 1993-1994), Dublin 1993, p. 44, n. 4;
  • V. White, Il soggiorno romano di Dirck van Baburen, in Fiamenghi che vanno e vengono non li si pul dar regola. Paesi Bassi e Italia fra Cinquecento e Seicento; pittura, storia e cultura degli emblemi, a cura di S. Danesi Squarzina, I. Baldriga, Sant’Oreste 1995, pp. 183-184;
  • K. Herrmann Fiore, Guida alla Galleria Borghese, Roma 1997, p. 62;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 190, n. 8;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 15;
  • T. Scarpa, in Capodimonte. Omaggio a Capodimonte, catalogo della mostra (Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, 2007), a cura di N. Spinosa, Napoli 2007, pp. 16-17;
  • B. Treffers 2010, pp. 292-293, fig. 5;
  • I. Baldriga, B. Treffers, “Una maniera meravigliosamente adatta da seguire”. Percorsi caravaggeschi tra Fiandre e Olanda, in I caravaggeschi. Percorsi e protagonisti, a cura di A. Zuccari, Milano 2010, I, p. 262;
  • W. E. Franits, The Paintings of Dirck van Baburen, ca. 1592/93-1624. Catalogue Raisonné, Amsterdam 2013, pp. 105-107, n. A13.