Galleria Borghese logo
Risultati della ricerca
X
Nessun risultato :(

Consigli per la tua ricerca:

  • I risultati del motore di ricerca si aggiornano istantaneamente non appena si modifica la chiave di ricerca.
  • Se hai inserito più di una parola, prova a semplificare la ricerca scrivendone solo una, in seguito si potranno aggiungere altre parole per filtrare i risultati.
  • Ometti parole con meno di 3 caratteri, ad esempio "il", "di", "la", perché non saranno incluse nella ricerca.
  • Non è necessario inserire accenti o maiuscole.
  • La ricerca di parole, anche se scritte parzialmente, includerà anche le diverse varianti esistenti in banca dati.
  • Se la tua ricerca non produce risultati, prova a scrivere solo i primi caratteri di una parola per vedere se esiste in banca dati.

Giuditta in preghiera

Stella Jacques

(Lione 1596 –Parigi 1657)

Il dipinto, ricordato per la prima volta in collezione Borghese nel 1650 come di “maniera fiamminga”, è stato ricondotto dalla critica al catalogo del pittore francese Jacques Stella, eseguito con buona probabilità durante il suo soggiorno romano, iniziato nel 1622-1623.

La rappresentazione della scena, che prelude alla decapitazione di Oloferne, non presenta accenti drammatici o cruenti, ma sottolinea la raffinata eleganza dell’eroina biblica, ritratta mentre invoca l'aiuto divino, un attimo prima di uccidere il generale assiro. Accanto a lei, tre putti giocano con la spada e, più in là, nascosta nell'ombra, si scorge la figura della fedele serva.


Scheda tecnica

Inventario
261
Posizione
Datazione
1623-1624
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su lavagna
Misure
cm 30 x 36
Cornice

Cornice ottocentesca con palmette ai quattro angoli, 48 x 54 x 9 cm

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1650 (Manilli 1650, p. 113); Inventario 1693, Stanza XI, n. 120; Inventario 1790, Stanza X, n. 31; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 32. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2005 Firenze, Museo degli Argenti;
  • 2006-2007 Lione, Musée des Beaux-Arts;
  • 2007 Tolosa, Musée des Augustins.
Conservazione e Diagnostica
  • 1907 Luigi Bartolucci (riparazione cornice e piccole reintegrazioni di colore);
  • 1996-1997 Paola Tollo, Carlo Ceccotti (restauro completo del dipinto e della cornice);
  • 2006-2007 Paola Tollo (rimozione ridipinture, verniciatura, reintegrazioni pittoriche).

Scheda

La prima menzione di questa opera risale al 1650, anno in cui Iacomo Manilli la descrive presso il casino di Porta Pinciana come un "quadretto di paragone con Giuditta Orante, et Holoferne che dorme", ritenuto dallo scrittore un dipinto di scuola fiamminga. Poco dopo, nell'inventario del 1693, l'opera venne riferita ad Alessandro Turchi detto l'Orbetto, attribuzione scartata nei decenni successivi a favore di Elisabetta Sirani (Inv. 1790, St. X, n. 31) e di Jan Miel (Inventario Fidecommissario, 1833, p. 32). Nel 1893, Adolfo Venturi (1893, p. 139) riesumò il nome dell'Orbetto, seguito da Roberto Longhi che collocò questa pittura nel medesimo solco, ossia "nel gusto del manierismo veronese sui primi del Seicento" (Longhi 1928, p. 200). Dopo il vano tentativo di Leo van Puyvelde (1950, p. 136) di riassegnare l'opera a Jan Miel, Paola della Pergola (1955, p. 122) pubblicò la Giuditta nel catalogo della Galleria Borghese con il riferimento al Turchi, situandola tra le opere del pittore veronese, eseguite prima del suo soggiorno romano.

Nel 1972, con una lettera indirizzata alla direzione della Galleria Borghese - datata 8 novembre -, Pierre Rosenberg (cfr. Hermann Fiore 2005, p. 310) avanzò il nome di Jacques Stella, artista francese, attivo a Roma a partire dal 1622-1623, stimato da molti raffinati e potenti collezionisti per i suoi piccoli ed eleganti dipinti su pietra. Tale parere è stato accolto favorevolmente da tutta la critica (Hermann Fiore 2005, pp. 310-311; Laveissiére 2006, pp. 97-98), ad eccezione di Jacques Thuillier (2006, p. 330) che, nella sua monografia sull'artista di Lione, ha avanzato una timida apertura in favore di Alessandro Turchi.

Il dipinto, eseguito con buona probabilità tra il 1623-1624 (Hermann Fiore 2005, p. 310; Laveissiére 2006, pp. 97-98), mostra chiari contatti con i protagonisti della scuola bolognese attivi a Roma, nonché - come suggerito dalla Hermman Fiore (2005, p. 310) - evidenti derivazioni tratte dalla pittura sperimentale di Adam Elsheimer. Nello specifico, la Giuditta Borghese esibisce diversi elementi in comune con i dipinti a lume di candela del pittore tedesco, come la Giuditta che decapita Oloferne (Londra, Wellington Museum) che mostra la stessa impaginazione della scena del quadro romano, nonostante Stella avesse scelto di dipingere un'insolita rappresentazione della nota vicenda veterotestamentaria, quando la donna, raccolta in preghiera, invoca l'aiuto divino prima di sferrare il colpo fatale.

La studiosa, infine, (2005, p. 310), ha cercato di individuare le fonti che ispirarono il pittore nella redazione di questo insolito tema, tra cui la Giuditta, scritta da Federico della Valle intorno al 1600; e gli studi condotti sulla luce e sull'ombra dal padre teatino Matteo Zaccolini da Cesena, noti a molti artisti, tra cui Domenichino e Nicolas Poussin.

Una variante di quest'opera - attualmente in collezione privata - è stata pubblicata nel 2006 da Sylvain Laveissiére (2006, p. 96).

  Antonio Iommelli


Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 113;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 213;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 139;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 200;
  • L. van Puyvelde, La Peinture Flamande à Rome, Bruxelles 1950, p. 136;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 122, n. 220;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (III), in “Arte Antica e Moderna”, XXX, 1965, p. 211;
  • C. Faccioli, “L’Orbetto” pittore veronese a Roma, in “L’Urbe”, V, 1975, pp. 10-22, pp. 10-23;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 314;
  • K. Herrmann Fiore, scheda in Maria de’ Medici: (1573 - 1642): una principessa fiorentina sul trono di Francia, catalogo della mostra (Firenze, Museo degli Argenti, 2005), a cura di C. Caneva e F. Solinas, Livorno 2005, pp. 310-311, n. III 46;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 88;
  • J. Thuillier, Jacques Stella (1596-1657), Metz 2006, p. 300;
  • S. Laveissiére, scheda in Jacques Stella (1596 - 1657), catalogo della mostra (Lione, Musée des Beaux-Arts, 2006-2007; Tolosa, Musée des Augustins, 2007), a cura di S. Laveissière e I. Dubois, Paris 2006, pp. 97-98, n. 43.