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Coperchio di sarcofago con Triade Capitolina

Arte romana


Il rilievo, pertinente alla copertura di un sarcofago, è decorato dalla raffigurazione della Triade Capitolina, Minerva, Giove e Giunone, affiancata ai lati dai due Dioscuri e delimitata alle estremità dalla personificazione del Sole sorgente, a sinistra, e della Luna discendente, a destra.

Nel 1700 è menzionato nel II Recinto della Villa, nella zona del Teatro e successivamente, nel 1827 si ritrova tra le opere restaurate da scultore Massimiliano Laboureur per essere collocate nelle sale spoliate dall’intervento Napoleonico. Nel 1832 è posto, infine, nella sua attuale collocazione, murato in una delle pareti della sala II.

Il lavoro appare particolareggiato e ben curato nella distribuzione delle figure che arrivano a ricoprire l’intera superficie.

La lastra si può assegnare cronologicamente alla metà del II secolo d.C.


Scheda tecnica

Inventario
LXXXIX
Posizione
Datazione
fine II secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo di Luni
Misure
altezza cm 37; larghezza cm 137
Provenienza

Collezione Borghese, ricordato nel 1700 nel II Recinto, nella zona del Teatro (Montelatici, pp. 88-89); Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 44, n. 78. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1827-1832 Massimiliano Laboureur
  • 1996 Liana Persichelli

Scheda

Nel 1700 il rilievo è ricordato dal Montelatici nel II Recinto della Villa, nella zona del Teatro: “Si rappresenta da un lato il Sole, quando nasce, guidando il carro tirato da i Cavalli; nel mezzo vi sono due Donne con ferule in mano, forse l’hore matutine precorsiere del sole, e frà esse un giovane con un’Aquila à i piedi, e dall’altro lato figurasi la Luna anch’essa sopra ‘l carro tirato similmente da’ Cavalli, che s’asconde nell’Oceano” (pp. 88-89). Nel 1827 si ritrova in una missiva del Ministro Evasio Gozzani destinata al Principe Camillo Borghese tra le opere scelte per essere collocate all’interno delle sale dopo lo spolio Napoleonico. Il restauro è assegnato allo scultore Massimiliano Laboureur (Archivio Apostolico Vaticano, Arch. Borghese, b. 7457: Moreno, Sforzini 1987, p. 355). Nel 1832 è, infine, menzionato dal Nibby nella sua attuale collocazione nella sala II (p. 75), murato sopra il sarcofago rappresentante il thiasos marino (inv. LXXXVII).

La lastra, pertinente al coperchio di un sarcofago, è decorata al centro dalle figure della Triade Capitolina, Minerva, Giove e Giunone, affiancate dai due Dioscuri. La composizione è delimitata all’estremità sinistra dalla figura del Sole, ascendente, raffigurato nell’atto di salire sulla biga trainata da cavalli rampanti e seguito da Oceano; a destra da quella della Luna, calante, alla guida di una seconda biga i cui cavalli sembrano discendere nelle profondità del suolo guidati da Vespero. Il Sole è ritratto in nudità divina, nell’atto di salire sul carro su cui poggia la gamba sinistra; con la mano sinistra regge le redini e con la destra una frusta. Indossa un mantello vivacemente mosso dal vento allacciato al collo. Sul suolo è la personificazione di Oceano, raffigurato recumbente e coperto da un himaton, un mantello, nella parte inferiore del corpo e sulle spalle. Segue la figura di un Dioscuro che, come il fratello sul lato destro, è nudo a eccezione del capo velato. La figura si dirige verso il centro della composizione sostenendo sul braccio destro una lunga lancia.

Minerva è rappresentata stante, sorretta da una lancia alla quale si poggia con il braccio sinistro, da cui pende l’himation; la gamba sinistra è incrociata sulla destra. La dea veste un lungo chitone altocinto che le lascia i piedi scoperti e, sul capo, l’elmo. Giove, coperto solo dall’himation ricadente dalle braccia, è in posizione frontale, con la gamba sinistra leggermente flessa e avanzata e la destra dritta a sorreggere il corpo. Nella mano sinistra trattiene un lungo scettro. Ai suoi piedi è raffigurata un’aquila stante con ali spiegate e il capo rivolto al dio. Giunone veste un chitone annodato sotto il seno e l’himation che le copre il capo scendendo lungo il corpo. Con il braccio sinistro tiene uno scettro. Di seguito alla figura del secondo Dioscuro è la personificazione della Luna, vestita come le altre due dee e il cui mantello compie una velificatio dietro il capo scoperto, rivolto all’indietro verso gli dei. La donna è sulla biga in movimento e trattiene con entrambe le mani le redini. Sopra i cavalli, già in parte scomparsi, è il giovane Vespero che li conduce trattenendo la criniera di uno dei due animali.

Il culto della triade Giove, Giunone, Minerva, stabilito sulla sommità del colle Capitolino in un santuario di grandiosità eccezionale, datato alla fine del VI secolo a.C. ebbe, fin dalle origini, importanza preminente nella religione romana e il significato di tutela religiosa di tutta la città e dello Stato. La decorazione figurata del frontone doveva presentare una composizione decorativa della scena simile a quella della lastra Borghese così come appare in un frammento di rilievo, proveniente dalla medesima collezione Borghese e oggi conservato al Museo del Louvre (Cianciani 1997, p. 439, tav. 287, n. 212b).

In ambito funerario le raffigurazioni mitologiche sono ritenute dallo Zanker espressione in forma allegorica della realizzazione personale dell’individuo nella sfera privata e in misura minore del ruolo occupato nella società (2005, pp. 243-251). In particolare, la lastra Borghese sembra testimoniare la sepoltura di un personaggio eminente, probabilmente legato a una carica urbana elevata.

La composizione scenica, piena e ricca di particolari plastici, nella quale le figure riempiono l’intera superficie, induce a indicare un inquadramento cronologico alla metà del II secolo d.C.

Giulia Ciccarello




Bibliografia
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, pp. 88-89.
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 75.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 13, n. 12.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 916, n. 12.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese”, Roma 1854 (1873), p. 15, n. 12.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 27.
  • G. Giusti, The Borghese Gallery and the Villa Umberto I in Rome, Città di Castello, p. 35.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 11.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (3° Edizione), Roma 1954, p. 10.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 14.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 102, fig. a p. 91.
  • F. Gury, s.v. Dioskouroi/Castores, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, III, Zürich und München 1986, p. 621, n. 101.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, p. 355.
  • Canciani, Fulvio, « Zeus », dans Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, VIII, 1997, p. 439, pl. 287, n° 212b
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 174-175, n. 148.
  • P. Zanker, Ikonographie und Mentalität: zur Veränderung mythologischer Bildthemen auf den kaiserzeitlichen Sarkophagen aus der Stadt Rom, Wiesbaden 2005.
  • Schede di catalogo 12/99000055, G. Ciccarello 2020.