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Testa femminile con serpenti

Arte romana


La testa femminile, attualmente montata su busto moderno e fortemente restaurata nei tratti del volto e nei capelli, è caratterizzata da una bocca carnosa e dischiusa, mento arrotondato e occhi grandi. I capelli, con scriminatura centrale, coprono le orecchie e sono raccolti sulla nuca in morbide onde. Sulle bande laterali tre piccoli serpenti per lato si attorcigliano alle ciocche; l’acconciatura richiama alcune rappresentazioni di Igea, divinità salutare caratterizzata dall’attributo dei serpenti, sebbene non si possa escludere la pertinenza a una statua di Persefone, dea degli Inferi e sposa di Ade. Acquistata dal cardinale Scipione nel 1607 insieme ad altre sculture della collezione Ceoli, la testa fu disgiunta in un momento imprecisato dal corpo, riconosciuto nella replica della cd. Spinnerinn (Filatrice) grazie a un disegno cinquecentesco di Andrea Boscoli. Il corpo, collocato tra il 1828 e il 1830 a ornamento della Fontana del Fiocco in Villa Borghese, è attualmente esposto nel deposito di S. Piero in Canonica.


Scheda tecnica

Inventario
LXXIII
Posizione
Datazione
I sec. d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo pentelico
Misure
altezza con busto cm 60 (parte antica cm 32); testa cm 28
Provenienza

Collezione Ceoli; Collezione Borghese (1607); Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C, p. 45, n. 59. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • ? - testa integrata su busto moderno
  • 1966, Tito Minguzzi

Scheda

La testa muliebre, attualmente montata su busto moderno, entrò a far parte della collezione del cardinale Scipione nel 1607, quando fu acquistata insieme ad altre sculture da Lelio e Tiberio Ceoli. Il disegno acquerellato di Andrea Boscoli(1580-1590) (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, inv. F.C. 130644r) offre una immagine della scultura completa, quale si presentava al momento dell’acquisto e prima dunque che il corpo venisse separato – in un momento non definibile – e completato da una testa ritratto non pertinente, trafugata dopo il 1966. Ignota è la collocazione della scultura all’indomani dell’acquisto, forse esposta nel Palazzo Borghese in Campo Marzio come altre statue della collezione Ceoli; tra il 1828 e il 1830 venne disposta sul lato sinistro dell’arco monumentale della Fontana del Fiocco in Villa Borghese, edificato su progetto di Luigi Canina, insieme ad altre due sculture, dove rimase fino al 1986, quando le tre statue furono sostituite da copie, restaurate e collocate nel deposito di S. Piero in Canonica, dove attualmente sono conservate (Napoletano, Santolini 2013, pp. 157-160). La testa, invece, montata su un busto venne esposta, in occasione del nuovo allestimento della collezione presso il Casino, in sala I, dove Antonio Nibby ne annotò la presenza descrivendola come “busto incognito”.

Fortemente restaurata nei tratti nel volto e nei capelli, la testa giovanile è caratterizzata da una bocca carnosa e dischiusa, mento arrotondato e occhi grandi. I capelli, con scriminatura centrale, coprono le orecchie e sono raccolti sulla nuca in morbide onde. Sulle bande laterali tre piccoli serpenti per lato si attorcigliano alle ciocche. La capigliatura richiama alcune rappresentazioni di Igea su rilievi attici della fine del IV sec. a.C.; la divinità salutare è, inoltre, caratterizzata dall’attributo dei serpenti, che adornano per esempio il diadema della cd. Igea Chiaramonti (Vaticano, Museo Chiaramonti, inv. 191). Osservazioni di carattere stilistico permettono di individuarvi l’opera di una officina neoattica.

Per quanto concerne il corpo, caratterizzato delle braccia piegate in avanti, con la mano sinistra in atto di stringere forse una conocchia e la destra nell’atto di far scorrere il filo, è stato riconosciuto come una replica della cd. Spinnerinn (Filatrice) rinvenuta a Vulci nel 1835, oggi conservata nella Gliptoteca di Monaco (inv. Gl 444). Il tipo statuario è stato collegato all’opera di Prassitele citata da Plinio con il nome di “Katàgusa”, cioè “colei che deduce il filo” (Naturalis Historia, XXIV, 69); poiché il verbo significa letteralmente “portare giù”, il termine pliniano è stato tradotto anche come "colei che scende", individuando nell'opera di Prassitele una Proserpina nell'atto di scendere nell'Ade.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 11, n. 11.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 914, n. 11.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 13, n. 10.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 21.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 20.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 13.
  • P. Moreno, Formazione della raccolta di antichità del Museo e Galleria Borghese, in “Colloqui del Sodalizio”, 5, 1975-1976, pp. 125-143, in part. p. 136, figg. 25-26.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 15.
  • L. De Lachenal, La collezione di sculture antiche della famiglia Borghese e il palazzo in Campo Marzio, in “Xenia”, 4, 1982, pp. 49-117, in part. pp. 52, fig. 1.
  • D. Di Castro, S. P. Fox (a cura di), Disegni dell’antico dei secoli XVI e XVII dalle collezioni del Gabinetto Nazionale delle Stampe (Catalogo della mostra), Roma 1983, p. 104, n. 47.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 254, n. 246.
  • A. Campitelli, Horti Borghesiani. Sculture da Villa Borghese, in “Bollettino dei Musei Comunali di Roma”, n.s. XV, 2001, pp. 163-181.
  • A. Napoletano, S. Santolini, Le sculture di Villa Borghese nel nuovo deposito del Museo Pietro Canonica, in “Bollettino dei Musei Comunali di Roma”, n.s. XXVII, 2013, pp. 153-178, in part. pp. 157-160.
  • Scheda di catalogo 12/00147667, P. Moreno 1976; aggiornamento G. Ciccarello 2021.