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Statuetta di fanciullo con uccello

Arte romana, da originale ellenistico


Il bambino è raffigurato nudo in piedi, con fattezze piene e paffute, mentre accarezza una colomba che sorregge nelle mani. Alla sua sinistra è un tronco con sopra un panneggio steso. Il volto è sorridente e divertito nel dolce gesto di cura verso il volatile. I capelli, scriminati al centro, sono trattenuti da una tenia sagomata dalla quale fuoriescono piccoli ciuffi.
Acquistata con la collezione Della Porta nel 1609, la scultura è destinata inizialmente al palazzo Borghese in Campo Marzio. Dal 1650 è ricordata nella Villa Pinciana.
Si tratta di un torso, con testa riattaccata, integrato nel restauro antico come giovinetto con colomba, secondo un archetipo di ambito ellenistico diffuso soprattutto nella produzione bronzistica. L’intervento è probabilmente eseguito dallo stesso Della Porta, scultore, come testimonierebbe la fattura del plinto moderno.
Per questa scultura Borghese sembra si possa ricercare un archetipo nell’ambito della produzione bronzistica di epoca ellenistica.

Scheda tecnica

Inventario
CXV
Posizione
Datazione
II secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco a cristalli fini
Misure
alt. senza plinto cm. 73; alt. testa cm 17
Provenienza
Collezione di Giovan Battista Della Porta, fino al 1609, quindi collezione Borghese. Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p.50, n. 130. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
  • Ante 1609 - Di restauro le gambe sotto il ginocchio con il plinto, il tronco d’appoggio e gran parte del panneggio, avambraccio e mano sinistra, braccio e mano destra con la colomba, parte superiore delle spalle, e parte inferiore della testa fin dietro le orecchie, la punta del naso.
  • 1996-1998 Liana Persichelli

Scheda

La scultura raffigura un fanciullo stante vicino ad un tronco sul quale è deposta una veste. La figura, nuda, ha fattezze piene con gambe rigide e capo chino in avanti, rivolto verso un uccello che sorregge e accarezza delicatamente con mani paffute. Il capo è sormontato da una pettinatura con scriminatura al centro e una tenia sagomata è poggiata quasi sulla fronte, incorniciata da piccoli riccioli. Le gote sono alte e lo sguardo, divertito, mostra un atteggiamento infantile sottolineato dalla bocca sorridente dischiusa. Il torso, con testa antica riattaccata, è stato interpretato dal restauratore come la figura di fanciullo con volatile per l’iconografia analoga diffusa e testimoniata dalle fonti. Catullo nel Liber riporta: “Oh passero, delizia della mia fanciulla, con il quale ella suole giocare, tenere in seno, dare la punta del dito per farsela beccare" (Liber, 2). Il tema di giovinetti con colombe si ritrova già nel IV secolo a.C., come testimonia una scultura conservata alla Gliptoteca di Monaco di Baviera proveniente dal Santuario di Artemide Brauronia di Atene e raffigurante una fanciulla panneggiata che guarda un volatile tenuto in grembo (Ohly, 1972, p.10, n. 55). Il soggetto diventa particolarmente sviluppato in epoca ellenistica sia nelle arti figurative, in particolare nella bronzistica, che in letteratura, specialmente nell’epigrammatica. Testimonia un’attenzione nuova alle piccole cose, i bambini, gli animali, i loro giochi. Nonostante, quindi, gli ampi rimaneggiamenti subiti, la statua sembra rappresentare in modo appropriato l’immaginario di un’epoca. Il fanciullo con le sue forme piene, l’espressione divertita, la delicatezza dell’acconciatura rappresenta la serenità di una vita in boccio. È incuriosito ed attratto da una colomba, simbolo anch’essa di purezza e di amore. La statua è acquistata da Giovanni e Scipione Borghese con la collezione di Giovanni Battista Della Porta dal fratello ed erede Giovanni Paolo nel 1609, nella quale era indicata come “Putto che tiene un uccello in mano alt. p. 3 ½” (ASV, Arch. Borghese 456, n. 17, f.2, 1609: de Lachenal, 1982, p. 91, n. 383). Hans von Graeven ritiene che il restauro sia stato realizzato dallo stesso Della Porta avendo la statua un plinto, piatto e tondo con scanalatura, stilisticamente simile ad altre opere nella stessa collezione restaurate dallo scultore (Graeven, 1893, p. 244, n. 42). Diversi elenchi testimoniano che l’opera era destinata a ornare inizialmente il palazzo in Campo Marzio della famiglia Borghese (de Lachenal, 1982, p. 59). Iacomo Manilli e Domenico Montelatici la ricordano, rispettivamente nel 1650 e nel 1700, nella Villa Pinciana: “statua di putto libero che ride con un uccellino in mano” (Manilli, 1650, p. 108; Montelatici, 1700, p. 300). La scultura era posta nella stanza detta delle tre Grazie (attuale sala IX) in pendant con la statua di Eros in ceppi (inv. CXIII), quasi a rappresentare la contrapposizione tra libertà e castigo (Kalveram 1995, p. 245, n.154). In tale sistemazione è ricordata per l’ultima volta nell’Inventario del 1792 (ASV, Arch. Borghese 1007, n. 270, p. 88, Inventario, 1792). Nel 1821 entrambe le statuette sono menzionate dal catalogo di Visconti, pubblicato postumo da Gherardo de Rossi (Visconti, 1821, II, p.67). Tra il 1819 e il 1832, per supplire alle gravi mancanze dovute all’ingente vendita napoleonica da parte di Camillo Borghese, le due opere sono spostate dapprima nella sala V (l’autore la definisce “Gabinetto o stanza dell’Ermafrodito”: Nibby 1832, p.105), passando nel 1888 nella sala III prima di giungere nella sua attuale collocazione nella sala VI (Petrucci 2011, p. 380). La scultura è inoltre riprodotta in un disegno di Carlo Calderi del 1716-1730, eseguito per Richard Topham di Eton (Fabréga-Dubert 2020, Bm.3.41). Il collezionista, nel corso degli anni Venti del Settecento, incarica vari giovani artisti di documentare le sculture antiche attestate nei palazzi di Roma e altre città italiane, creando una preziosissima collezione grafica oggi conservata nella College Library di Eton.      

Giulia Ciccarello




Bibliografia