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Statua di Ninfa con bacino, testa non pertinente

Arte romana


La figura femminile è coperta nella parte inferiore da un panneggio, trattenuto sul fianco sinistro, che lascia scoperto il busto fino all’addome. Il corpo è reclinato in avanti e con le braccia stese sorregge un bacino, di fattura moderna. La testa, antica ma non pertinente, lievemente volta verso destra, è coperta da un’ampia capigliatura, raccolta nella parte posteriore e coronata da una sottile benda.

L’opera è da considerarsi una replica del tipo Venere Anadiomene, “che sorge dalle acque”, legata ad un originale tardo ellenistico, la Venere Landolina di Siracusa, replica della Venere Cnidia attribuita a Prassitele.

Da supporre pertinente alla decorazione di una fontana o di un ninfeo, la scultura è da inquadrare nel II secolo d.C.


Scheda tecnica

Inventario
CIXC
Posizione
Datazione
II secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza senza plinto cm 139; altezza testa cm 25
Provenienza

Proveniente dalla collezione Della Porta, venduta alla famiglia Borghese nel 1609 (Appendice Vc, AB 348, Tomo III, n. 30: de Lachenal 1982 pp. 60, 94). Nella collezione Borghese è ricordata nel Regesto del 1826 tra le statue scelte per essere restaurate e inserite nelle sale (Moreno, Sforzini 1987, pp. 350-353); nel 1832 è collocata nella sala VI (Nibby 1832, pp. 111-112, n. 4). Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 51, n. 143. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • XIX secolo - Interventi nell’alluce del piede sinistro, nel piede destro e nel bacino.
  • 1996-97 - Liana Persichelli

Scheda

La scultura proviene probabilmente dalla collezione Della Porta, acquistata dalla famiglia Borghese nel 1609. Nell’Inventario del materiale della collezione, al numero 51, compare una “ninfa con un uaso per fonte, d’altezza del naturale”, evidentemente già reintegrata (Appendice Vc, AB 348, Tomo III, n. 30: de Lachenal 1982 pp. 60, 94). Nel 1826 è presente nel Regesto di “Statue ed Oggetti di Scultura esistenti a Villa Borghese e giudicati degni di Ristauro, per collocarsi nell’interno del Casino Nobile della Medesima”. Tale elenco, inviato dal Ministro Evasio Gozzani al Principe Camillo Borghese, individuava le sculture destinate alla nuova sistemazione museale delle sale, rese spoglie dall’intervento napoleonico (Moreno, Sforzini 1987, pp. 350-353). Il Nibby nel 1832 la ricorda nella camera IV, attuale Sala VI, come “ninfa con lebete”, che ritiene di fattura moderna. L’autore stabilisce un confronto con la Danaide dei Musei Vaticani, valutando le piccole differenze fra le due, opera di interventi di restauro, ma riconosce quella Borghese “inferiore per merito di esecuzione” (1832, pp. 111-112, n. 4). L’Helbig condivide l’accostamento delle due sculture che considera repliche di un medesimo archetipo - nonostante la testa non pertinente di quella Borghese - e le ritiene provenienti dall’ all’impianto di una fontana (1891, p. 157 n. 926). Il Lippold, che riporta i numerosi interventi conservativi, specifica la statua composta da due parti delle quali quella superiore di restauro (1925, p. 14, n. 2754).  La Calza avvicina la testa, non pertinente, ad un tipo iconografico prassitelico (1957 p. 8, n. 26).

La giovane donna è coperta, nella parte inferiore, da un himation trattenuto sui fianchi. Il corpo è flesso in avanti, con il busto inclinato e le braccia protese a sorreggere un bacino. Il peso del corpo sembra essere sostenuto dalla gamba destra leggermente flessa ed è equilibrato dalla sinistra avanzata. Il panneggio, che si adagia a terra, lascia scoperte le dita dei piedi. Il manto è fermato sul fianco sinistro e ricade verso il suolo in un drappo di pieghe avviluppate. Il capo, reclinato, è leggermente volto verso destra. La capigliatura è composta da una massa di capelli compatti, lievemente incisi a ciocche ondulate. Le ciocche, scriminate al centro, sulla sommità della fronte, sono trattenute da una tenia. Il viso di forma triangolare presenta tratti eleganti e lineari. Le fini arcate sopraccigliari si congiungono con le linee del naso, dritto, e sormontano gli occhi di forma amigdaloide appena rilevati.  La bocca, dalle piccole labbra carnose, è serrata e sotto di essa il mento, di forma circolare, lievemente pronunciato. La Ninfa, inquadrabile nel II secolo d.C., si può legare al tipo iconografico della Venere Anadiomene, “colei che si leva dalle acque”, una delle numerose repliche della Venere Landolina di Siracusa, di periodo tardo ellenistico, ispirata alla cosiddetta Venere Cnidia dello scultore Prassitele, del IV secolo a.C. Un confronto pertinente si può stabilire con la statua di una Ninfa conservata al Louvre, che trattiene nelle mani una conchiglia (Ma 257: Gaultier, Haumesser, Trofimova 2018, p. 76) e con altre due analoghe, presenti nella collezione Torlonia (Reinach 1897, p. 405, n. 4,5). Nella stessa collezione Borghese, il tipo iconografico è replicato, con varianti, in altre due sculture: una esposta nel portico (inv. CLXX) e una seconda nella sala VII (inv. CCXV).

Nella scultura romana imperiale il motivo si ritrova impiegato negli apparati decorativi di fontane e ninfei.   

Giulia Ciccarello




Bibliografia
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 111-114, n. 4, tav. 33.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 21, n. 8.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 922, n. 8.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 24, n. 8.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 42.
  • S. Reinach, Répertoire de la statuaire grecque et romaine, II. 1, Paris 1897, p. 405, nn. 3-5.
  • G. Giusti, La Galleria Borghese e la Villa di Umberto I a Roma, Roma 1903, p. 31.
  • Photographische Einzelaufnahmen antiker Sculpturen, X, 1 Munchen 1926, p. 14, n. 2754 (G. Lippold).
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 8, n. 26.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (3° Edizione), Roma 1954, p. 18.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 17.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Roma 1981, p. 101, fig. p. 87.
  • L. De Lachenal, La collezione di sculture antiche della famiglia Borghese e il palazzo in Campo Marzio, in “Xenia”, 4, 1982, pp. 49-117, in part. pp. 60, 94.
  • P. Moreno, C. Sforzini, I ministri del principe Camillo: cronaca della collezione Borghese di antichità dal 1807 al 1832, in “Scienze dell’Antichità”, 1, 1987, pp. 350, 353.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 161, n. 9.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, p. 228, n. 214.
  • F. Gaultier, L. Haumesser, A. Trofimova, Un rêve d'Italie. La collection du marquis Campana, catalogo della mostra, Paris, Musée du Louvre, 8 novembre 2018 - 18 février, Paris, 2018, p. 76.
  • Scheda di catalogo 12/01008476, P. Moreno 1975; aggiornamento G. Ciccarello 2020.