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Giuseppe spiega i sogni dei prigionieri

Guerrieri Giovanni Francesco

(Fossombrone 1589 - Pesaro 1655)

Dopo diverse attribuzioni, tutte ristrette all’ambito dei caravaggeschi francesi (Claude Mellan, Valentin de Boulogne, Nicolas Régnier), il dipinto è stato definitivamente restituito dalla critica al pittore marchigiano, nome avanzato anche in virtù della sua presenza, in qualità di decoratore al servizio di Marcantonio Borghese nel 1618, nel Palazzo Borghese di Campo Marzio.

Il soggetto, ripreso dal celebre racconto biblico, si svolge all’interno del carcere, dove Giuseppe è ritratto mentre predice la sorte al panettiere e al coppiere del faraone, suoi compagni di cella. Chiara è l’adesione sia alla cultura caravaggesca, in particolare alla Vocazione di San Matteo, sia alla descrittività di stampo nordico, come si avverte in particolare dal paesaggio con alcuni personaggi dipinti al di là delle sbarre.


Scheda tecnica

Inventario
148
Posizione
Datazione
1615-1617
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 168,5 x 241
Cornice

Salvator Rosa, 194 x 271 x 9,8 cm

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inv. 1693, St. II, n. 4); Inv. 1700, St. II, n. 66; Inv. 1790, St. V, n. 21; Inventario Fidecommissario, 1833, p. 18; Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1922 Firenze, Palazzo Pitti;
  • 1973 Roma, Villa Medici;
  • 1974 Parigi, Grand Palais;
  • 1997 Fossombrone, Chiesa di San Filippo;
  • 2009 Kyoto, The National Museum of Modern Art;
  • 2010 Tokyo, Metropolitan Art Museum;
  • 2011 Roma, Palazzo Venezia.
Conservazione e Diagnostica
  • 1914 Tito Venturini Papari (rimozione vernici, pulitura, stuccature e verniciatura);
  • 1942 Carlo Matteucci (pulitura);
  • 1950 Decio Podio (pulitura e foderatura);
  • 1951 Carlo Cecconi (ripresa di colore e pulitura).

Scheda

Il dipinto è segnalato per la prima volta in collezione Borghese nel 1693, descritto dall'estensore dell'inventario con un'attribuzione ad Antiveduto Grammatica, nome destinato a mutare nel corso dei secoli a favore di Caravaggio (Inv. 1700, St. II, n. 66), di Guercino (Inv. 1790, St. V, n. 21) e di Valentin de Boulogne (Inventario Fidecommissario 1833; Piancastelli 1891; A. Venturi 1893). I dubbi sulla paternità dell'opera non cessarono neanche nel Novecento, assegnata da Roberto Longhi dapprima (1916) ad Artemisia Gentileschi e successivamente (1928) a Nicolas Régnier, seguito da Aldo de Rinaldis che nel 1937 indicò la tela come opera di "ignoto caravaggesco", cambiando opinione poco dopo (1939) in favore di Orazio Gentileschi. Ricondotto cautamente da Paola della Pergola a un ignoto pittore caravaggesco, nel 1968 Jacques Thuillier avanzò deciso il nome di Claude Mellan, parere accolto positivamente da Arnauld Brejon de Lavergnée (1973) e da Benedict Nicolson (1979) ma messo in dubbio da Luigi Ficacci (1989). A mettere un punto alla questione sono stati da un lato Gianni Papi (1991) e dall'altro Marina Cellini e Andrea Emiliani che nel 1991 hanno avanzato l'attribuzione a Giovan Francesco Guerrieri, trovando la soluzione a uno dei dilemmi più complessi in ambito caravaggesco, a cui pare lo stesso Longhi (1916) fosse in qualche modo pervenuto. In particolare, nel 1997 Papi ha riconfermato il suo riferimento al pittore marchigiano, mettendo a confronto il San Giuseppe che spiega i sogni con altre opere del Guerrieri, come le tele della cappella di San Nicola a Sassoferrato e la Maddalena penitente di Fano (collezione Cassa di Risparmio).

Il soggetto di questa tela è tratto dalla Bibbia, dove nell'ultima parte del libro della Genesi (Genesi 40, 1-23) si parla di Giuseppe, uno dei dodici figli di Giacobbe, dotato da Dio del potere di interpretare i sogni. Sbattuto in prigione, dopo essere stato ingiustamente accusato dalla moglie di Putifarre di tentata violenza, il giovane ragazzo incontra il panettiere e il coppiere del faraone, ai quali decide di svelare il significato dei loro sogni, preannunciando al primo la condanna a morte, al secondo la futura scarcerazione. Il quadro ritrae infatti il preciso istante in cui Giuseppe sta rivelando al panettiere il suo triste destino, contando con la mano sinistra i giorni che restano al funzionario del faraone prima di essere impiccato. Come ha debitamente osservato Olga Melasecchi (2010), questo quadro è con ogni probabilità l'opera più caravaggesca del pittore, sia per il gioco della luce, sia per il realismo delle figure e di numerosi dettagli che impreziosiscono la composizione, come la natura morta di orci visibile sulla destra, mitigati da una 'descrittività ornata e fiammingheggiante' e dagli esiti dei riformati toscani (cfr. Emiliani 1991).

Se come indicato da Papi (1997) questa tela fu eseguita dal pittore intorno al 1618 in concomitanza della decorazione dell'appartamento di Palazzo Borghese di Campo Marzio - esecuzione leggermente anticipata da Barbara Ghelfi (2011) al 1615-1617 - è possibile quindi ipotizzare che l'opera entrò in collezione Borghese prima del 1693, commissionata probabilmente dal principe Marcantonio insieme ad altre opere, tra cui il San Rocco (inv. 69) e Lot e le figlie (inv. 45).

Una replica di questo dipinto, conservata a Vienna (Kunsthistorisches Museum, inv. 1551), è stata avvicinata con qualche riserva al pittore sempre da Papi (1993) che però l'ha reputata una versione più tarda eseguita nelle Marche.

  Antonio Iommelli




Bibliografia
  • A. Manazzale, Itinerario, I, Roma 1817, p. 243;
  • J. Burckhardt, A. Zahn, Der Cicerone, III, Leipzig 1869, p. 1038;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 409;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 105;
  • R. Longhi, Gentileschi, padre e figlia, in “L’ Arte”, XIX, 1916, p. 245 ss.;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 192;
  • G. Delogu, La Pittura Italiana del Seicento, Firenze 1931, p. 33;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1937, p. 225;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 42;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 22;
  • A. Pigler, Barockthemen. Eine Auswahl von Verzeichnissen zur Ikonographie des 17. und 18. Jahrhunderts, I, Budapest 1956, p. 84;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 86-87, n. 120;
  • J. Thuillier, Poussin et ses premiers compagnons français, in "Actes du colloque Poussin", I, Paris 1960, p. 93;
  • J. Thuillier, Claude Mellan, peintre, in "Bullettin de la Societé d'Emulation historique et littéraire d'Abbeville", I, 1968, pp. 285-296;
  • J. Thuillier, in I Caravaggeschi francesi, catalogo della mostra (Roma, Académie de France, 1973-1974), a cura di A. Brejon de Lavergnee, Roma 1973, pp. 70-72;
  • A. Brejon de Lavergnée, J. Cuzin, in I Caravaggeschi francesi, catalogo della mostra (Roma, Académie de France, 1973-1974), a cura di A. Brejon de Lavergnee, Roma 1973, pp. 68-70;
  • B. Nicolson, The International Caravaggesque movement, Oxford 1979, p. 56;
  • L. Ficacci, in Claude Mellan, gli anni romani. Un incisore tra Vouet e Bernini, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale di Arte Antica, 1989-1990), Roma 1989, pp. 354, 360-361;
  • B. Nicolson, Caravaggism in Europe, I, Torino 1990, p. 149;
  • A. Emiliani, scheda in Giovanni Francesco Guerrieri da Fossombrone, a cura di A. Emiliani, M. Cellini, Cittadella (Padova) 1991, pp. 35-36;
  • G. Papi, scheda in Giovanni Francesco Guerrieri. Un pittore del Seicento fra Roma e le Marche, catalogo della mostra (Fossombrone, Chiesa di San Filippo, 1991), a cura di M. Cellini, C. Pizzorusso, Venezia 1997, pp. 96-97, n. 11;
  • G. Papi, Due o tre precisazioni sul naturalismo di Giovan Francesco Guerrieri, in "Bollettino d'arte", LXXVI, 1991, pp. 152-153;
  • G. Papi, scheda in Giovanni Serodine 1594/1600-1630 e i precedenti romani, catalogo della mostra (Rancate, Pinacoteca Zuest, 1993), a cura di R. Contini e G. Papi, Lugano 1993, pp. 136-137;
  • A. Coliva, a cura di, La Galleria Borghese, Roma 1994, p. 176;
  • L. Arcangeli, in La Regola e la Fama - San Filippi Neri e l'arte, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1995), Roma 1995, p. 538;
  • A. Emiliani, scheda in Giovanni Francesco Guerrieri da Fossombrone, a cura di A. Emiliani, M. Cellini, Cittadella (Padova) 1997, pp. 96-97, n. 24;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 53;
  • L. Bartoni, in Galleria Borghese. The Splendid Collection of a Noble Family, catalogo della mostra (Kyoto, The National Museum of Modern Art, 2009; Tokyo, Tokyo Metropolitan Art Museum, 2010), a cura di C.M. Strinati, A. Mastroianni, F. Papi, Kyoto 2009, p. 162, n. 43;
  • O. Melasecchi, in I Caravaggeschi, a cura di A. Zuccari, II, Milano 2010, p. 458;
  • B. Ghelfi, scheda in Roma al tempo di Caravaggio (1600-1630). Opere, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, 2011), a cura di R. Vodret, Milano 2011, pp. 232-233.