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Ara sepolcrale di Licinia Tyche

Arte romana


L'ara, di forma quadrangolare, presenta una modanatura sul basamento e sul coronamento superiore. Nella faccia anteriore è presente un'epigrafe con la dedica funeraria del figlio alla madre Licinia Tyche, morta prematuramente.

Attestata nel XVI secolo nella Vigna del Cardinale di Carpi sul Quirinale, è, in seguito, ricordata dal Montelatici nei magazzini della Villa Borghese. Esposta nella sala V nel 1796, si ritrova in ultimo, nel 1832, nella sua attuale sistemazione nel Portico.

L'uso della formula intera Diis Manibus e della duplicazione della i nella parola Diis induce ritenere la scultura inquadrabile intorno alla metà del I secolo d.C.


Scheda tecnica

Inventario
CXIVa
Posizione
Datazione
Seconda metà del I secolo d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo bianco
Misure
altezza cm 63; larghezza cm 65; profondità cm 37; altezza lettere cm 4
Provenienza

Proveniente dalla Collezione del Cardinale di Carpi (Gruter 1602, p. DCCXXXII, n. 5); Collezione Borghese (citato per la prima volta nelle “Stanze sotterranee” da Montelatici, 1700, p. 308); Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 41, n. 7. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni

Diis Manibus /

Liciniae Tych(a)e /

L(ucius) Licinius Strico /

fil(ius) matri suae /

piissimae fecit. /

Vix(it) ann(is) XXXV

Conservazione e Diagnostica
  • XVII secolo Interventi in tasselli di marmo
  • 1994-1995 Abacus di N. Naldoni e G. Tautschnig
  • 2008 Consorzio Capitolino di Elisabetta Zatti ed Elisabetta Caracciolo

Scheda

Nel XVI secolo l'ara è ricordata nella Vigna del Cardinale di Carpi sul Quirinale (Gruter 1602, p. DCCXXXII, n. 5); successivamente, nel 1700, il Montelatici la attesta nelle “Stanze sotterranee” della Villa Borghese (Montelatici 1700, p. 308). Nel 1796 si ritrova nella sala V, quale base della Venere con Eros su pistrice, ora conservata al Museo del Louvre (Visconti, Lamberti 1796, II, p. 47); è, infine, testimoniata dal Nibby, nel 1832, nella sua attuale sistemazione nel Portico (Nibby, 1832, pp. 15-16).

La scultura presenta una forma quadrangolare, con cornice superiore composta da un listello aggettante, una gola rovescia e un secondo listello; mentre quella inferiore è costituita da un'ampia gola rovescia, un tondino e una fascia liscia. Lo specchio epigrafico della faccia anteriore, delimitato da una cornice modanata, è occupato da un'iscrizione disposta su sei righe:

Diis Manibus /

Liciniae Tych(a)e /

L(ucius) Licinius Strico /

fil(ius) matri suae /

piissimae fecit. /

Vix(it) ann(is) XXXV

I fianchi della scultura sono decorati a rilievo da un urceus, una piccola brocca, a sinistra e da una patera umbilicata, una coppa rituale, a destra. L'iscrizione funeraria è dedicata dal figlio Lucius Licinius Strico alla madre Licinia Tychae, morta in giovane età. L'invocazione agli Dei Mani riferita in forma estesa, con la geminazione della i di Diis, induce a datare il monumento intorno alla metà del I secolo d.C. 

L’iscrizione risulta inserita nel Corpus Iscriptionum Latinarum (CIL, VI, 21358).

 Giulia Ciccarello




Bibliografia