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Truth revealed by Time

Bernini Gian Lorenzo

(Naples 1598 - Rome 1680)

Truth Revealed by Time was executed by the artist for himself and his heirs in a difficult period of his career, which culminated in the demolition of one of the bell towers he had designed for St. Peter’s basilica and the election to the papal throne of Innocent X Pamphilj (1644-1655), who preferred Francesco Borromini (1599-1667) to him as an architect. Representing the allegory of Truth revealed by Time, the sculptural group was never finished. When the artist died, the large block of marble intended for the execution of Time in flight, the revealer of Truth, was sold by his heirs. Seated on a boulder, the maiden is holding the sun in her right hand and resting her left leg on the Earth, in accordance with the canonical iconography set forth in the famous Iconology by Cesare Ripa (1600). Numerous autograph drawings for the sculptural group are known. In the figure of Truth one can recognize similarities with the unfinished Allegory of Virtue by Correggio (Antonio Allegri) (1489-1534), housed in the Galleria Doria Pamphilj in Rome, where Bernini must have seen it. He later regained the favour of the Pope and won the commission for the Four Rivers Fountain (1648/51).

Object details

Inventory
CCLXXVIII
Location
Date
1646-1652
Classification
Period
Medium
Carrara marble
Dimensions
height cm 280
Provenance
Bernini’s home on Via della Mercede (until 1852), subsequently in Palazzo Bernini on Via del Corso (until 1924), then in storage at the Galleria Borghese; acquired in 1958 by the Italian government.
Exhibitions
  • 1998 Roma, Galleria Borghese
  • 2017-2018 Roma, Galleria Borghese
Conservation and Diagnostic
  • 19th century Work in marble on the base of the herm, the head and the nose; genitals removed
  • 1996–1998 L. Persichelli

Commentary

Quando scolpì la Verità, tra il 1646 e il 1652, Gian Lorenzo Bernini stava attraversando un periodo difficile della sua carriera. Lo scultore era stato incaricato da Urbano VIII Barberini di affrontare un difficile problema tecnico e strutturale, portando a compimento le due torri campanarie ai lati della basilica di S. Pietro iniziate da Carlo Maderno. Il progetto di Bernini non andò a buon fine, tanto che il pontefice ordinò lo smantellamento del primo dei due campanili. In seguito, Innocenzo X Pamphilj, eletto al soglio pontificio nel 1644, non solo aveva definitivamente accantonato il progetto, ma gli aveva anche preferito come architetto Francesco Borromini.

Il gruppo scultoreo della Verità svelata dal Tempo doveva quindi significare il riscatto di Bernini di fronte all’ingiustizia subita e al crollo della sua reputazione. La seconda figura con cui l’artista intendeva completare il gruppo non venne mai scolpita. Dopo soli due anni, infatti, Bernini tornò nei favori della corte pontificia e, oberato dagli incarichi, non riuscì a completare l’opera. Alla sua morte, il grande blocco di marmo destinato alla realizzazione del Tempo fu venduto dagli eredi. La statua, invece, fu vincolata da Bernini con un fidecommesso che l’avrebbe tramandata agli eredi primogeniti maschi, con divieto di alienarla. L’opera, nata come privato riscatto e auspicio di futura riabilitazione della memoria del suo operato, fu incaricata dal Bernini di tramandare un ammaestramento morale ai suoi discendenti: il tempo rende giustizia dei torti subiti. Conservata nella residenza di famiglia in via della Mercede fino al 1858, passò poi in quella di via del Corso dove rimase fino al 1924. In quell’anno fu posta in deposito dagli eredi nella Galleria Borghese, da cui fu acquistata nel 1957 (Bernardini 2015, pp. 35-36).

La fanciulla, nuda e con un’espressione sorridente, è seduta su un masso roccioso a ridosso di un panneggio che oltre a coprirne il pube protegge il suo corpo dal contatto con la roccia. La figura è atteggiata in un aggraziato dinamismo; con lo sguardo aperto rivolto verso l’alto, tiene nella mano destra un disco solare con volto umano, simbolo del potere della verità di far luce sulle cose, e poggia la gamba sinistra sul globo terrestre, secondo un’iconografia canonizzata nella celebre Iconologia di Cesare Ripa (1603) e ampiamente nota. La personificazione del Tempo sarebbe stata sostenuta in aria puntellata da colonne, obelischi e mausolei in rovina, ad aggiungere un’allusione alla caducità delle cose terrene alla definizione del suo ruolo di scopritore della verità.

L’incarnato della Verità è stato levigato e lucidato con materiali abrasivi su quasi tutta la superficie al punto da far sembrare che la figura stessa emani luce. In occasione del restauro del 1997 sono stati rinvenuti consistenti tratti a carboncino relativi ai percorsi da seguire con lo scalpello, disegnati da Bernini direttamente sulla pietra (Herrmann Fiore, in Gian Lorenzo Bernini, 1999, p. 30). Sulle parti della scultura portate a un diverso grado di compimento, quali il drappo, il masso, il globo, rimane traccia degli strumenti di lavorazione usati dall’artista.

Del gruppo scultoreo sono noti numerosi disegni autografi (Lipsia, Museum der Bildende Künste; Parigi, Musée du Louvre), che testimoniano diverse fasi progettuali: in essi si può vedere come siano cambiate sia l’inclinazione della figura della Verità sia la superficie su cui è seduta (Bernini aveva pensato anche ad un grosso globo) e si può intravedere la sagoma del Tempo, barbuto e con la falce in mano. Sono conservati anche alcuni bozzetti in terracotta variamente attribuiti a Bernini (Russo, in Bernini in Vaticano, 1981, pp. 121-122).

Nella figura della Verità sono stati individuati legami con l’incompiuta Allegoria della Virtù di Correggio (Antonio Allegri), conservata oggi alla Galleria Doria Pamphilj di Roma (De Marchi, in Correggio e l'antico, 2008, pp. 126-129).

    Sonja Felici


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