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Statua femminile, restaurata quale Urania, con testa non pertinente

Roman art


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La statua rappresenta una figura di fanciulla posta frontalmente, con la gamba destra leggermente scartata di lato. Indossa un leggero e trasparente chitone, che aderisce al corpo, fermato sui fianchi da una sottile cintura annodata. Sulla spalla destra poggia l’himation, il mantello, che si raccoglie sul braccio sinistro flesso. Nella mano sinistra sorregge un globo e in quella destra un compasso, entrambi moderni. La scultura, interpretata come la Musa Urania, sembra potersi legare al tipo iconografico dell’Afrodite Louvre-Napoli, presentando tuttavia delle forti affinità con la figura di Elettra del gruppo scultoreo conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.


Object details

Inventory
LVI-B
Location
Date
I sec. d.C.
Classification
Medium
marmo bianco a grana fine
Dimensions
altezza della parte antica con plinto cm 131; altezza dell’antico cm 125; altezza con la testa non pertinente cm 152
Provenance
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Collezione Borghese, citato per la prima volta nel 1832 nella sala I (Nibby 1832, p. 56, n. 2); Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 43, n. 37; Acquisto dello Stato, 1902.

Conservation and Diagnostic
  • XIX secolo - Interventi nel chitone, nel collo, nella parte della spalla e del braccio sinistro, nella mano sinistra con il globo e nella destra con il compasso. Una delle aste dello strumento si innesta però in un elemento antico.
  • 1996-97 - Consorzio Capitolino di Elisabetta Zatti ed Elibetta Caracciolo

Commentary

La figura, rappresentata frontale, insiste sulla gamba sinistra dritta, mentre la destra, flessa e scartata di lato, poggia al suolo solo con la punta delle dita. Il braccio sinistro è piegato in avanti e sorregge nella mano un globo; il destro, disteso lungo il corpo, un compasso. La figura indossa un sottile chitone smanicato trattenuto sulla spalla destra, che lascia scoperto il seno sinistro scivolando dalla spalla. La leggera veste aderisce perfettamente al corpo, lasciando trasparire  le forme; è trattenuta sui fianchi da una cintura a doppio giro lavorata a treccia, annodata sul davanti, dalla quale si raccolgono le pieghe del panneggio. Nella parte inferiore la stoffa ricade a terra formando due fasci di pieghe verticali, uno tra le gambe e l’altro sul lato sinistro. Sulla spalla destra è adagiato il corto mantello che si raccoglie sull’avambraccio sinistro flesso in avanti.

Il Nibby nel 1832 la menziona nella camera I come “una statua di Urania di proporzione minore del naturale in marmo lunense, coronata di olivo col globo nella sinistra e compasso nella destra, attributi dal moderno restauratore a lei dati per farne la musa dell’Astronomia” (p. 56). La ricorda, inoltre, nell’edizione del 1841 “collocata sopra un’ara rotonda, in cui è scolpita una danza bacchica” (p. 914). Il Venturi nel 1893 la ritiene una “statua ridotta a rappresentare una musa” (p. 20). Il Lippold rammenta i numerosi interventi apportati alla scultura che presenta di restauro il braccio sinistro, la mano e il globo, e la mano destra con il compasso. L’autore, pur considerando quest’ultimo non pertinente all’iconografia delle Muse, crede di individuare in una delle aste dello strumento una porzione antica vicino al polso (1925, p. 5, n. 2718). Nello studio intrapreso dal Bernoulli alla fine dell’800 sui diversi tipi di raffigurazione di Afrodite, “la Musa Urania” Borghese è inserita, insieme a molte copie individuate, nel tipo con chitone e mantello sulle spalle. L’autore precisa tuttavia: “Che i suoi attributi siano antichi, come dice Clarac, probabilmente dovrà ancora essere confermato” (1873, p. 89, n. 24; 1850, p. 532).

La Calza nel 1957, condividendo una tesi già sostenuta dal Borda, riconosce un’assonanza tra l’opera Borghese, che dichiara di stile neo-attico, e il “tipo della c.s. Elettra della cerchia di Pasitele” (1957, p. 11, n. 77; 1953, p. 58, nota 13, fig. 2). Tale ipotesi è riportata dal Moreno assieme, però, ad altre due: l’una che individua un legame della statua Borghese con una Musa presente nella Galleria Colonna, ritenuta una rielaborazione di un originale del V secolo a.C.; l’altra che la considera una delle numerose repliche dell’Afrodite del tipo Louvre-Napoli (1997, p. 105; 2003, pp. 142-143, n. 107).

La Bieber la ritiene una replica della Venere Genitrice con il chitone dolcemente sceso dalla spalla sinistra a lasciare scoperto il seno e il mantello arrotondato in un fascio sulla spalla destra, così come doveva apparire una scultura che si ergeva nel foro di Cesare nel 46 a.C. (1977, p. 47, fig. 155). La Brinke nel 1996 la considera una figura femminile restaurata come Urania in epoca moderna. Ricordando i numerosi interventi, l’autrice ne individua un’esecuzione grossolana e un’imposizione particolarmente statica che ritiene inquadrabile, in base alle osservazioni stilistiche, in età antonina (1996, p. 45, R37, Tav. 42a). L’Herkenrath riconosce come caratteristico di questo periodo un tipo iconografico di figura femminile abbigliata con una sottile e trasparente veste trattenuta da una cintura adagiata liberamente sui fianchi (1905, pp. 245-256). A questa tematica è dedicato uno studio del Winkler che identifica nella “cintura profonda” un motivo letterario e tenta di rintracciarne le prove archeologiche e visuali (1996, p. 124, n. 1).

In conclusione la scultura Borghese sembra potersi legare al tipo iconografico dell’Afrodite Louvre-Napoli, trovando confronto con un’opera di soggetto analogo conservata nel Palazzo Colonna e con una, identificata come Flora, presso Villa Medici (Cecchi, Gasparri 2009, p. 208).

In base alle osservazioni stilistiche e ai confronti noti, la scultura Borghese sembra inquadrabile nel I secolo d.C.

Giulia Ciccarello




Bibliography
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 56, n. 2.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 10, n. 3.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 914, n. 3.
  • C. De Clarac, Musée de Sculpture Antique Et Moderne, Paris 1832-1833, p. 532.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 12, n. 3.
  • J. J. Bernoulli, Aphrodite Ein Baustein zur griechischen Kunstmythologie, Leipzig 1873, p. 89, n. 24.
  • S. Reinach, La Vénus drapée au Musée du Louvre, in “Gazette Archeologique”, Paris 1887, p. 10, n. 4.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 20.
  • W. Klein, Praxiteles, Leipzig 1898, pp. 53-57.
  • E. Herkenrath, Eine Statuengruppe der Antoninenzeit, in Mitteilungen des Deutschen archäologischen Instituts, Athen 1905, pp. 245-256.
  • G. Giusti, The Borghese Gallery and the Villa Umberto I in Rome, Roma 1919, p. 19.
  • G. Lippold, Photographische Einzel auf nahmen antike Sculpturen, X, 1, München 1925, p. 5, n. 2718.
  • S. Reinach, Répertoire de la statuaire grecque et romaine, VI, Paris 1930, p. 277, n. 6.
  • M. Borda, La scuola di Pasiteles, Bari 1953, p. 58, nota 13, fig. 2.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, (3° Edizione) Roma 1954, p. 8.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 11, n. 77.
  • L. Guerrini, Ricerche stilistiche intorno a un motivo iconografico, in “Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente”, 1959-1964, p. 409, nota 2, fig. 7.
  • W. Helbig, H. Speier, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, Tubingen 1966, pp. 714-715, n. 1952.
  • M. Bieber, Ancient copies, contributions to the history of Greek and Roman art, New York 1977, p. 47, fig. 155.
  • M. Brinke, Die Aphrodite Louvre-Neapel, in “Antike Plastik“, München 1996, p. 45, R37, Tav. 42a.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 11.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 100, fig. a p. 85.
  • G. Despinis, s.v. Acrolito, in “Enciclopedia dell'Arte Antica”, II suppl., Roma 1994, pp. 39-40.
  • H. Winkler, Die tiefe Gürtung. Ein verkanntes Motiv der griechischen Frauenkleidung, in “Altertumswissenschaften“, Berlin 1996, pp. 2, 42, 44, 46, 49, 90-92, 94-96, 101-104, 124, n. 1.
  • P. Moreno, L’antico nella stanza, in Venere Vincitrice, La sala di Paolina Bonaparte alla Galleria Borghese, a cura di C. Strinati, Roma 1997, p. 105.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 65, n. 2.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 142-143, n. 107.
  • A. Cecchi, C. Gasparri, La Villa Médicis, vol. IV, Roma 2009, p. 208.
  • B. Palma Venetucci, La fortuna delle Muse tra scavi, collezionismo e mercato antiquario (secolo XV-XX), in “Horti Hesperidum”, Roma 2020, p. 73.
  • D. Mustilli, Il Museo Mussolini, Roma 1939, n. 6.
  • Scheda di catalogo 12/00147857, P. Moreno 1979; aggiornamento G. Ciccarello 2020.