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Statua femminile ammantata con testa ritratto

Roman art


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La figura muliebre, stante sulla gamba sinistra, indossa un chitone manicato e un mantello, che la avvolge scendendo in fitte pieghe dal braccio sinistro, proteso in avanti con una patera – una coppa usata per i sacrifici - in mano, mentre il braccio destro è piegato davanti al petto. Il tipo statuario ricorda quello ricorrente, a partire dalla metà del V sec. a.C., per la rappresentazione delle divinità Demetra o Kore, e ampiamente adottato a partire dall’età ellenistica per la realizzazione di statue ritratto. La scultura Borghese, stilisticamente inquadrabile in età antonina, venne reimpiegata nel III sec. con funzione onoraria: in tale occasione venne applicata una testa ritratto; è in particolar modo la capigliatura, con morbide ciocche ondulate divise in due bande e ricadenti sul collo e la grossa treccia che si diparte dalla nuca, disposta a ciambella sulla sommità del capo, a suggerire una datazione nell’ultimo quarto del III sec., coeva all'imperatrice Ulpia Severina (270-275). 


Object details

Inventory
CCXXXX
Location
Date
180-190 d.C. (figura); 270-275 d.C. (testa)
Classification
Medium
marmo bianco giallastro
Dimensions
altezza senza plinto180 cm ; testa 28 cm
Provenance
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Collezione Borghese (documentata per la prima volta da Nibby 1832). Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C, p. 53, n. 175 (sala VIII). Acquisto dello Stato, 1902
Conservation and Diagnostic
  • 1918, Cesare Fossi
  • 1995, CBC coop. a.r.l.

Commentary

La scultura, di cui è ignota la provenienza, è descritta per la prima volta nella guida di Antonio Nibby del 1832 nella sala VIII, dove rimase esposta fino alla metà del secolo scorso, quando venne trasferita nella sala V. La figura muliebre è stante sulla gamba sinistra, con la destra leggermente flessa in avanti. Il corpo è coperto da chitone manicato fittamente pieghettato e con himation che avvolge la figura e scende dal braccio sinistro, proteso in avanti con una patera in mano, in fitte pieghe; il braccio destro è piegato davanti al petto. Il tipo statuario ricorda quello di Demetra o Kore attestato a partire dalla metà V sec. a.C. (cfr. tipo Conservatori-Corinto, Beschi 1988, p. 852, n. 53), sebbene il trattamento stilistico suggerisca una rielaborazione di prima età ellenistica. La concezione del ritmo e del tessuto trovano infatti confronto in alcune statue iconiche di Megara (Horn 1931, p. 95, tav. 42) e in una statua iconica di produzione neo-classica da Cirene (Traversari 1960, pp. 32-33 n. 8, tav, I, 3), mentre la tecnica esecutiva, in particolare del plinto, suggeriscono per l’esemplare Borghese una esecuzione in età antoniniana (Blanck 1969).  Nel III sec. d.C. la statua venne reimpiegata con funzione onoraria: in tale occasione – come suggerisce il tassello incrostato posto in corrispondenza della sutura tra la testa e il corpo – venne applicata una testa ritratto databile all’ultimo quarto del III sec. Il volto florido, con forme piene e bocca carnosa, è caratterizzato da palpebre pesanti e sguardo rivolto in basso.  I capelli, morbidamente ondulati, sono divisi in due bande e lasciano scoperte le orecchie, ricadendo sul collo, mentre una grossa treccia che si diparte dalla nuca va a disporsi a ciambella sulla sommità del capo. La moda della treccia condotta dalla nuca fin sulla parte superiore della testa (cd. Scheitelzopf Frisur, letteralmente pettinatura con scriminatura a treccia) si diffuse al tempo delle imperatrici Furia Sabina Tranquillina e Marcia Otacilia Severa, mogli di Gallieno III e Filippo l’Arabo, mentre la versione allungata oltre l’occipite fu particolarmente in voga in età gallienica, come si riscontra nei ritratti di Cornelia Supera e Cornelia Salonina. A partire dalla metà circa del III secolo la treccia si allungò formando un vero e proprio rotolo sulla sommità della testa, come documentano i ritratti monetali di Ulpia Severina, moglie di Aureliano e di Magnia Urbica, moglie di Carino, evolvendosi poi nel corso della seconda metà del III secolo in soluzioni sempre più voluminose, fino a sfociare in una sorta di turbante costituito da una treccia spessa arrotolata sul capo come una benda (Bergman 1977, pp. 182 ss; Buccino 2011, p. 378 ss). Le analogie più stringenti si riscontrano con un ritratto a Palazzo Doria, in cui la voluminosa treccia è associata a capelli leggermente ondulati scriminati in due bande sulla fronte e riccioli sciolti all'attaccatura dei capelli (inv. EA 2316, Calza 1977, p. 304, n. 376). Nel ritratto Borghese possiamo forse ravvisare un ritratto muliebre privato contemporaneo all'imperatrice Ulpia Severina (270-275) della quale viene ripresa la pettinatura, conosciuta peraltro solo attraverso profili monetali (Bergman 1977, p. 185 ss; Varner 2008, pp. 196-197).        Jessica Clementi


Bibliography
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  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 925, n. 19.
  • E. von Platner, C. Bunsen, E. Gerhard, W. Röstell, Beschreibungder Stadt Rom, vol. III, Stuttgart 1842, p. 257 n. 19.
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  • F. Matz, F. von Duhn, Antike Bildwerke in Rom, Berlin 1881-1882, n. 1534.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 48.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 33.
  • S. Reinach, Répertoire de la statuairegrecque et romaine, III, Paris 1912, p. 192, n. 10.
  • R. Horn, Stehendeweiblichen Gewandstatuen in der hellenistischen Plastik (Hergänzung sheft Römische Mitteilungen, 2), Berlin 1931.
  • A. De Rinaldis, La R. Galleria Borghese in Roma, Roma 1935, p. 17.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 16.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 15, nn. 163-165.
  • A. Carandini, Ricerche Sullo Stile e la Cronologia dei Mosaici Della Villa di Piazza Armerina (Studi Miscellanei 7), Roma 1964, tav. 23,3.
  • W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen Klassischer Altertümer in Rom (4° Edizione a cura di H. Speier), II, Tübingen 1966, p. 731, n. 1975 (von Heintze).
  • H. Blanck, Wiederverwendung alter Statuen als Ehrendenkmäler bei Griechen und Römern, Roma 1969, pp. 32-33, A6.
  • M. Bergman, Studien zum römischen Portrats des 3. Jahrhunderts n. Ch., Bonn 1977, in part. p. 196, tav. 60,4.
  • R. Calza, Ritratto muliebre del IV sec., in Antichità di Villa Doria Pamphilj, a cura di R. Calza, Roma 1977, p. 304, n. 376.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 16.
  • G. Traversari, Statue iconiche femminili cirenaiche, Roma 1960, pp. 32-33, n. 8.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 102.
  • K. Fittschen, P. Zanker, Katalog der römischen Porträts in den Capitolinischen Museen und den anderen kommunalen Sammlungen der Stadt Rom, III Kaiserinnen- und Prinzessinnen bildnisse, Frauen porträts, Mainz 1983, p. 116, n. 176, nota 2.
  • L. Beschi, s.v. Demeter, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, IV,1, Zürich München 1988, p. 852, n. 53.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 143, n. 1.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 210-212, n. 192.
  • E. R. Varner, Transcending Gender: Assimilation, Identity, and Roman Imperial Portraits, in “Memoirs of the American Academy in Rome. SupplementaryVolumes”, 7, 2008, pp. 185-205, in part. pp. 196-197.
  • L. Buccino, Morbidi capelli e acconciature sempre diverse. Linee evolutive delle pettinature femminili nei ritratti scultorei dal secondo triumvirato all’età costantiniana, in Ritratti. Le tante facce del potere, a cura di E. La Rocca, C. Parisi Presicce, Catalogo mostra Roma 2011, Roma 2011, pp. 361-383.
  • M. Prusac, From Face to Face. Recarving of Roman Portraits and the Late-Antique Portrait Arts.  Leiden-Boston 2011, p. 19.
  • Scheda di catalogo 12/01008438, P. Moreno 1976; aggiornamento G. Ciccarello 2021.