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Ara sepolcrale di Spendonte

Roman art


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L’ara è ricordata nel Portico dal Nibby nel 1832 a sostegno del frammento di una statua di Leda (inv. IV). La scultura quadrangolare conserva una modanatura nell’estremità inferiore; sui fianchi sono raffigurati gli utensili dei sacrifici rituali, una patera e una piccola brocca. Gli angoli della faccia anteriore sono decorati da due bucrani che sostengono dalle corna dei nastri avviluppati in un ricco festone. L’iscrizione è dedicata al liberto Spendon.

La scultura è inquadrabile cronologicamente agli inizi del I d.C.


Object details

Inventory
IVa
Location
Date
prima metà I secolo d.C.
Classification
Medium
marmo bianco
Dimensions
altezza cm 67; larghezza cm 73; profondità cm 46; altezza lettere cm 2,5-5,5
Provenance
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Collezione Borghese, citata per la prima volta dal Nibby nel Portico (1832, pp. 13-14). Inventario Fidecommissario Borghese, 1833, C., p. 42, n. 13. Acquisto dello Stato, 1902.

Inscriptions

DIS

MANIBUS

SPENDONTIS

AUGUSTI ET

AUGUSTAE LIBERTI

Conservation and Diagnostic
  • 1997 M. G. Mascetti

Commentary

L’ara, quadrangolare, presenta un basamento modanato composto inferiormente da un listello, una gola rovescia e un secondo listello. Gli spigoli anteriori sono decorati da due bucrani dalle cui corna pendono delle tenie, che sorreggono, sulla faccia anteriore, una ricca ghirlanda di fiori, frutti e pigne. I nastri, svolazzanti, terminano in un motivo a foglietta bilobata. Nella faccia anteriore, l’iscrizione, delimitata solo inferiormente dalla ghirlanda, si svolge in cinque righe ed è dedicata a Spendon, liberto di Augusto:

DIS

MANIBUS

SPENDONTIS

AUGUSTI ET

AUGUSTAE LIBERTI

Sui fianchi destro e sinistro si conservano i simboli rituali, la patera, una tazza per le libagioni, e un urceus, una piccola brocca. Il Nibby ricorda l’ara nel Portico a sostegno di un frammento di statua di Leda e ritiene l’iscrizione, eccetto la parola DIS, di esecuzione moderna, definendola “una di quelle imposture del declinare del XV secolo” (1832, pp. 13-14). Venturi conferma l’ubicazione e la ritiene antica (1893, p. 9). Nel corso del XX secolo fu posta nella cappella, mentre alla fine degli anni Novanta si trovava nel salone, come base per un frammento scultoreo moderno, una testa di Cristo (inv. XXX), dove la ricorda Paolo Moreno nel 2003 (pp. 132-133, n. 98). Dal 2021 è esposta in sala I. Gli studi inquadrano la scultura agli inizi del primo secolo d.C.

Giulia Ciccarello




Bibliography
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, pp. 13-14.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 5, n. 7.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 909, n. 7.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano del Palazzo della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), I, p. 5, n. 10.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 9.
  • Corpus Inscriptionum Latinarum VI, I, 1876, n. 26674.
  • W. Altmann, Die römischen Grabaltäre der Kaiserzeit, 1905, pp. 62-63, fig. 55
  • D. Boschung, Antike Grabaltäre aus den Nekropolen Roms, in “Acta Bernensia”, 10, Bern 1987, p. 96, n. 638; p. 66, n. I91.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 132-133, n. 98.
  • Scheda di catalogo 12/01008405, P. Moreno 1975; aggiornamento G. Ciccarello 2020.